USA über alles

USA über alles

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Gli Stati Uniti sono giovani. Le Americhe furono scoperte per puro caso nel 1492, quando il 12 Ottobre Cristoforo Colombo approdò con le sue caravelle in quello che fu subito denominato “Il nuovo mondo”. La scoperta cambiò per sempre la faccia del pianeta Terra, e non solo per l’immenso territorio che fino ad allora era sconosciuto alla vecchia Europa. Col passare del tempo quella scoperta ha tracciato una profonda frattura tra ciò che era l’Occidente e ciò che è diventato, fondamentalmente per mano degli Stati Uniti che – almeno propagandisticamente parlando – sono diventati i “potenti”, in costante competizione con altri potenti, Russia in testa, con cui sono comunque costretti a dividere la vittoria della Seconda Guerra Mondiale. Piaccia o meno, la Russia merita la sua parte di scena nella liberazione.

E’ la Storia a parlare.

Gli Usa dimostrano da sempre un’ambizione di alto livello: dominare il mondo. Hitler non fu da meno ma fece una brutta fine. Prima di lui altri tentarono di portare a compimento la missione, che fa parte della storia dell’umanità.

Per raggiungere lo scopo gli oligarchi americani ritengono di dover occidentalizzare il mondo secondo i parametri basati su capitalismo, consumismo e un’ideologia democratica su cui sarebbe necessario riflettere in maniera approfondita.

Le alleanze sono una delle strategie messe in atto: attraverso la NATO – organizzazione militare – e l’ONU – organizzazione per la pace – gli USA dirigono un’orchestra dal podio di un potere che ritengono assoluto, al punto da gestire ogni decisione in fatto di geopolitica e in fatto di propaganda. Sia chiaro, la propaganda politica è in uso da ben prima della scoperta delle Americhe e i metodi utilizzati sono pressoché gli stessi a ogni latitudine. Diciamo che i nostri alleati americani amano giocare sulla strategia propagandistica al punto da modificare la realtà pur di non essere indicati come “quelli dalla parte sbagliata”. Esperti di lobbyng, abituati a mirare all’obbiettivo con qualsiasi mezzo, tra i film che tracciano le linee di questa unione di Stati, consiglio la visione di Americani, film del 1992 diretto da James Foley con Jack Lemmon e Al Pacino. La trama spiega molto bene il livello di competizione che si vive e respira sotto la bandiera a stelle e strisce. O vinci o muori, anche se solo socialmente ed economicamente parlando. Non esistono mezze misure. Da quelle parti funziona così. Pur di vincere, l’americano medio fa fronte a qualsiasi tipo di strategia. Non parliamo dei vertici al potere, sono capaci di modificare la realtà pur di arrivare dove hanno deciso.

Con questo approfondimento desidero solo riepilogare alcuni motivi per cui stare dalla parte statunitense a ogni costo, senza ripercorrere e toccare con mano fatti realmente accaduti, nuoccia gravemente alla coerenza e anche alla dignità collettiva. Non dico che altre nazioni non abbiano i loro scheletri nell’armadio, ma ritengo che in questo periodo storico sia bene non pendere estremamente solo dalla parte degli USA, considerandola la parte buona e perfetta, più che altro per non cadere in errore.

1998: la tragedia della funivia del Cermis

3 febbraio del 1998: incidente della funivia del Cermis. I fatti: un aereo Grumman EA-6B Prowler del corpo dei Marines decolla alle ore 14:36 dalla base aerea di Aviano. Il velivolo è pilotato dal capitano Richard Ashby, e secondo il piano si trattava di un volo di addestramento a bassa quota.

Ore 15:12:51: l’aereo trancia le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis. In quel momento la cabina della funivia trasportava venti persone. La cabina precipita da circa 150 metri e si schianta al suolo. Sette secondi prima di morire, tutti i 19 passeggieri e il manovratore.

Pur avendo riportato danni l’aereo torna alla base. Bill Clinton, all’epoca presidente degli Stati Uniti, si scusò pubblicamente solo alcuni giorni dopo il terribile incidente e promise risarcimenti in denaro ai familiari delle vittime.

Contemporaneamente i video che erano stati girati dai militari statunitensi durante il volo vengono eliminati. L’aereo stava per essere immediatamente riparato, ma i magistrati trentini bloccarono i lavori, e fu possibile compiere approfondite verifiche che portarono alla verità: l’aereo militare volava troppo basso rispetto alle misure consentite, a circa 100 metri dal suolo, e troppo veloce – circa 800 km/h – inoltre, erano fuori rotta.

Una tragedia evitabile, che subì una nuova tragedia: l’impunità. I quattro marines furono processati e assolti dalla Corte Marziale statunitense ma condannati per aver distrutto i video che avevano girato durante la scorribanda aerea che provocò la strage. Di fatto le 20 vittime subirono lo scempio per una “ragazzata”.

Accedendo da questo link uno degli articoli che venne pubblicato: https://www.rainews.it/tgr/trento/articoli/2019/02/tnt-mmm-4f6d2d03-cd82-49a1-86a2-5ebbf1d778eb.html

Gli USA chiedono e ottengono l’immunità per i militari e i funzionari

Le “guerre di pace” firmate Stati Uniti fanno parte di strategie geopolitiche che devono essere affrontate in altri contesti e in approfondimenti che meritano maggior spazio. In questo caso mi limiterò a rammentare cosa accadde nel 2002. Gli USA, durante il periodo più attivo di queste azioni di “pacificazione” e contemporanea “Formazione militare delle risorse interne” (…) e in territorio quali l’Iraq, l’Afghanistan e altri, a metà luglio del 2002 chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ottenere l’immunità dei cittadini americani per crimini legati a delitti commessi durante le missioni di pace delle Nazioni Unite.

La richiesta trova approvazione unanime. D’altronde, è come aver chiesto a se stessi…

A monte della richiesta, la pretesa di rendere intoccabili i militari americani dall’eventuale giudizio della magistratura internazionale. Ma non stavano andando in giro per il mondo a portare pace?…

Quest’istanza aveva un aspetto temporale limitato a un anno. Le reazioni da parte dell’Unione Europea non si fecero attendere, perché chiedere che i militari e i funzionari a stelle e strisce fossero immuni dal giudizio su qualsiasi azioni avessero compiuto, andava contro tutti i trattati internazionali.

Eppure, l’approvazione fu assoluta: 15 voti su 15 furono a favore. Attenzione, perché questa approvazione assoluta fu solo frutto di un’altra strategia dal momento che l’allora presidente Bush decise di porre un limite temporale a questa immunità, pari a un solo anno e con la scusante di proteggere i peacekeeper inviati a redimere anime guerrafondaie, almeno nell’immaginario collettivo.

Questo ridimensionamento nei termini dei precedenti accordi che rendevano immuni i marines a tempo indeterminato convinsero le altre nazioni ad approvare la richiesta.

Nel corso del tempo, però, nuove richieste dello stesso genere sono state avanzate, come quella presentata nel 2004 per confermare che i militari impegnati sul territorio iracheno non fossero disturbati durante la transizione per lasciare il territorio alle forze armate irachene. Cosa che non avvenne nei tempi che erano stati stabiliti…

2005: la strage di Haditha

Il 29 Novembre del 2005, nella cittadina agricola irachena di Haditha accadde un brutto fatto. Una strage di civili. Da tre anni Saddam Hussein era stato deposto dopo la seconda Guerra del Golfo, eppure i contingenti americani continuavano a presidiare il territorio “In cerca degli armamenti nucleari”, di diceva. Armamenti che ancora oggi non sono stati trovati…

Quel 29 novembre il caporale ventenne Miguel Terrazas perde la vita a causa della deflagrazione di un ordigno rudimentale, un altro paio di commilitoni restano feriti. La reazione dei militari statunitensi facenti parte della United State Marines Force fu immediata: per prima cosa, bloccano un taxi che trovano sulla loro strada, e uccidono i 4 studenti a bordo e l’autista. Proseguono la missione punitiva entrando dentro 4 abitazioni private uccidendo interi nuclei familiari, comprese donne e una bambina.

I militari USA verbalizzarono i fatti descrivendo la storia a modo loro: una bomba aveva provocato la strage. Posso affermare che raccontarono i fatti “a modo loro” perché un anno dopo Iman, una bimba che era sopravvissuta alla strage e aveva assistito, poté raccontare la versione reale degli accadimenti a un inviato del quotidiano britannico The Times.

La versione dei militari serviva a coprire la strage contro i civili. La voce della verità scardinò il bieco tentativo e il mondo venne a conoscenza di cosa accade davvero tra i cosiddetti “Peacekeeper” e durante le “guerre di pace” di stampo americano.

La verità secondo i parametri USA

Quelli sopra citati sono solo un paio tra i diversi esempi che potrei elencare su come gli Stati Uniti colorino la realtà secondo i propri desiderata. Si chiama propaganda politica, inversione della realtà, se vogliamo possiamo persino denominare questo metodo “fake news”, sta di fatto che gli USA sono a capo di due organizzazioni potenti, la NATO e l’ONU. La prima è un’organizzazione militare, la seconda opera per la pace.

All’interno di queste due organizzazioni confluiscono le nazioni alleate, tra cui l’Italia e diversi paesi europei. Non vi sarebbe nulla di male in un’alleanza come la NATO se gli alleati avessero voce in capitolo nelle grandi decisioni e se a capo di essa non vi fossero gli Stati Uniti che hanno una priorità assoluta: occidentalizzare e conquistare il pianeta Terra, approvvigionarsi delle risorse e vivere felici e contenti per tutti i secoli dei secoli…

Poco importa se per giungere al sogno che ha pervaso menti malate del calibro di Hitler, quello di dominare l’umanità, si usano metodi poco ortodossi, come l’inversione della realtà.

L’impunità è per gli USA una strategia nociva per il resto del mondo, paesi alleati compresi, eppure l’ha ottenuta. Stragi, bombardamenti, guerre “di pace”, accaparramento di territori e di risorse altrui ottenuti a ogni costo, non passano mai o quasi per le maglie della giustizia, dei trattati internazionali, dell’opinione pubblica mondiale, se non imponendo quale debba essere l’opinione comune su questa potenza, che lo è più sulla carta a ben guardare.

2008: gli USA e la crisi enomica mondiale

Non bisogna dimenticare cosa scatenò la grande crisi economica mondiale esplosa nel 2008. Per brevità inserisco qui il link di una mia analisi pubblicata nel 2015 – Crisi economica: come le banche hanno sconfitto l’umanità.

Ancora una volta dagli States arrivano decisioni e strategie che ricadono sulla vita di miliardi di persone. La memoria serve a non cancellare la storia, e tornare indietro giova a non perdere la comprensione del presente.

TTIP: il controllo degli USA sulla UE

Altro tema molto importante e sui cui riflettere: il TTIP. Poco è stato divulgato in questi anni sul Transatlantic Trade and Investment Partnership, al punto che la maggior parte delle persone tra coloro che hanno almeno letto qualcosa, ritengono si tratti di un accordo commerciale relativo al settore dell’agricoltura o qualcosa del genere.

Le trattative per la ratifica del TTIP sono sempre state top secret, al punto che persino gli europarlamentari hanno avuto solo il permesso di leggere qualche stralcio senza poter prendere appunti.

Ho cercato di approfondire per quanto mi è stato possibile nel corso degli anni, e ho descritto ciò di cui sono venuta a conoscenza in alcuni articoli che sono stati pubblicati nel tempo.

Per chi volesse comprendere meglio, ecco il mio articolo più recente pubblicato lo scorso 15 Settembre 2021(Cliccare sul seguente link per accedere all’articolo) TTIP: è tra noi e agisce sotto mentite spoglie

Non si muove foglia che l’America non voglia…

2022: senza diplomazia scoppiano le guerre

L’avanzata USA non si è mai fermata. Tra alleanze, strategia politica e militare, azioni eclatanti, propaganda, non si ferma l’incontrovertibile volontà di ammantare il mondo intero del cosiddetto modello occidentale, che altro non è se non il modello americano. Capitalismo e consumismo misto a oligarchia. Le parole contano più dei fatti, in special modo in guerra. E gli USA, a ben guardare, parlano di pace ma sono sempre attivi non solo per metter pace persino dove non serve, o dove hanno sempre usato altri metodi per porre fine ai conflitti.

L’approvvigionamento di risorse energetiche, alimentari ed economiche non è un fatto puramente necessario in un periodo storico in cui questi elementi fondamentali sono carenti: certe guerre partono dal pretendere di garantirsene le scorte maggiori, poi proseguono con l’abbattimento della sovranità degli stati attraverso l’adesione ad alleanze che hanno però un solo dominatore. Gli altri restano di contorno, a guardare, senza poter avanzare dubbi o istanze.

Basterebbe studiare i termini contenuti negli accordi preliminari per entrare a far parte della NATO per chiarirsi un po’ le idee: anche all’Ucraina, da anni, la NATO chiede di armarsi fino ai denti se proprio desidera far parte dell’Alleanza Atlantica. Certo, è solo un puro caso che Kiev si trovi così prossima all’odiata Russia, un modello da eliminare per il sol fatto di essere così diverso dal modello statunitense, ma sono sicuramente dettagli, pinzillacchere, ci mancherebbe.

Cancellare ciò che è stato, mi riferisco al Donbass per esempio, e cancellare anche i tentativi di non procedere oltre con l’arroganza occidentale che, va ammesso, è stata palesata spesso e volentieri, non è esattamente ciò che dovrebbe fare ogni essere dotato di cultura e capacità critica.

Certo, a poco serve in queste ore di conflitto, ma se solo tutti avessero mediato per condurre gli USA e la Russia a non scatenare lo scontro, oggi parleremmo d’altro.

E’ mancata la diplomazia e ancora oggi non se ne vede l’ombra. L’Europa invia armamenti invece di inserire un ramoscello d’ulivo tra le pieghe di questa storia. Certo, facciamo parte dell’Alleanza Atlantica e come si è dimostrato in queste ore, nessun paese alleato può permettersi di avere voce in capitolo.

L’adesione al modello statunitense

Nessuno si pone però un dubbio: siamo proprio sicuri che il modello statunitense sia l’unico giusto e condivisibile? Non lo chiedo agli oligarchi dei paesi alleati, ovviamente, semmai alle popolazioni di questi paesi, mai interpellati per conoscere i sentimenti, la condizione di vita, ciò che si preferirebbe per la propria esistenza.

Consumismo sparato oltre il consentito, capitalismo irrefrenabile, potere supremo, politica che decide su tutto e tutti, internet utilizzato per sedare gli animi, moderna droga che tutto concede e tutto toglie. Indipendentemente dal riflettere sul fatto che ciò che impone l’alleanza sia giusto o sbagliato e se lo sia per una parte o per la collettività, appare evidente che nessuno abbia voce in capitolo a parte gli Stati Uniti. Si faccia caso a un altro criterio: quando mai i paesi alleati NATO hanno potuto decidere o avanzare idee diverse da quelle già intraprese da chi dirige l’orchestra? Tra gli esempi più recenti la richiesta di Macron di procedere con la diplomazia sul conflitto Russia/Ucraina, subito messa a tacere da Biden che ha pensato bene di agire diversamente.

A fronte di tutto questo, senza voler far pendere l’ago della bilancia da una parte rispetto all’altra, sarebbe auspicabile formarsi un’opinione avendo come strumento la conoscenza delle cose accadute ed è ciò che tento di fare attraverso articoli come questo.

La guerra è un mezzo osceno per determinare chi ha i muscoli più forti e fa schifo a tutti noi. Attenzione a non fare l’errore di leggere gli accadimenti al contrario, perché anche questo fa parte di una strategia molto raffinata, che porta milioni di persone a urlare contro IL nemico perché questo impone il padrone…pardon, chi tiene in mano i fili. Dei burattini.

Molte altre cose ci sarebbero da rammentare, da approfondire, da ripercorrere. Chi oggi si dice fieramente “atlantista” ha facoltà di farlo, la libertà di pensiero è il primo fondamento delle democrazie reali. La cosa importante è abbracciare un ideale conoscendo i motivi che portano alla scelta. Ciò che appare evidente, invece, è che molte persone non hanno conoscenza delle cose, abbracciano l’ideale del momento ma solo perché imposto, non meditato, non maturato da un’attenta analisi e osservazione dei fatti.

Con ciò intendo dire una cosa: ogni essere umano deve avere la libertà di vivere, pensare, autodeterminarsi, scegliere in base alla propria opinione sulle cose. La domanda è: oggi, chi abbraccia lo schema occidentale e l’atlantismo, può davverso spiegare in maniera articolata il motivo di questa scelta?

Sarebbe interessante conoscerli e non per polemizzare ma per aprire un sano dibattito tra esseri pensanti.

Documentazione

Europarlamento: 29 Novembre 2005 – Interrogazione orale H-1059/05 – Violazione dei diritti umani in Iraq

Documento scaricabile in formato .pdf: interrogazione orale H-1059/05

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