Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
La recente scomparsa dell’attaccante del Liverpool e della nazionale portoghese Diogo Jota in un incidente stradale ha scosso emotivamente milioni di persone che non lo conoscevano personalmente ma lo sentivano, in qualche modo, parte della loro vita.
Come Diego Maradona, Ennio Morricone o Gigi Proietti, fino a Piero Angela, Monica Vitti e Gina Lollobrigida, la morte di una celebrità emoziona migliaia di persone che ne vivono l’evento come un autentico dramma personale.
Chi non ricorda l’ondata di commozione planetaria che generò la morte improvvisa di Lady Diana Spencer?
Di che cosa si tratta?
Siamo in presenza del lutto parasociale, una risposta emotiva che si prova per la perdita di una figura pubblica. Questo fenomeno, studiato dalla psicologia, nascerebbe dal legame unilaterale che le persone svilupperebbero con le celebrità, attraverso i Media e i Socialnetwork che ne favorirebbero una forma di familiarità e d’identificazione.
Secondo la psicoterapeuta statunitense Julia Breur, instaureremmo relazioni parasociali con persone famose per affrontare meglio la nostra propria sofferenza, per fuggire mentalmente da situazioni stressanti.
I Media contribuiscono a rinforzare ed ampliare questo coinvolgimento costruendo una narrazione rituale e pubblica della scomparsa, mentre i Socialnetwork ne favoriscono una partecipazione emotiva condivisa.
Come funziona?
La psicologa clinica e neuropsicologa canadese Christine Grou, cita quattro concetti fondamentali che spiegano il funzionamento del lutto parasociale. Eccoli.
L’identificazione con la star scomparsa.
L’associazione, ovvero il fatto che la celebrità sia associata ai nostri ricordi, per cui non si perde solo una star, ma a volte un intero periodo della propria vita.
La copertura mediatica, che favorisce l’impressione di conoscere intimamente la celebrità scomparsa, di considerarla parte integrante della propria vita.
La trasposizione. Questa morte ci riporta ad altri piccoli o grandi lutti della nostra vita. « Quando piangiamo un personaggio pubblico che non abbiamo mai conosciuto, spesso stiamo piangendo anche altre cose: persone care che abbiamo perso o che perderemo un giorno, eventi tristi o sconvolgenti che ci sono accaduti… In altre parole, stiamo piangendo una sorta di lutto condensato di altri elementi che compongono la nostra vita », spiega la psicologa.
Che fare?
Indipendentemente dal tipo di lutto che stiamo subendo, i consigli raccomandati dalla maggior parte degli psicologi variano a seconda della persona colpita dal lutto. Una cosa importante è di prenderci il tempo necessario per affrontare il lutto, la mancanza, il vuoto, la solitudine e lo sconvolgimento della vita. Infatti, il seppellire le proprie emozioni, trattenere le lacrime evitando di affrontare la perdita rischia di bloccare il processo di elaborazione del lutto.
La dottoressa Grou precisa che « Per alcune persone sarà utile scrivere una lettera al defunto (anche se non la leggerà mai) onde liberare la memoria; per altre sarà più rassicurante guardare le foto o ascoltare, da soli, con la famiglia o gli amici la musica che il defunto amava ».
Che si preferisca affrontare il lutto con l’azione o con l’emozione, è importante ricordare che non esiste un modo giusto ed uno sbagliato di affrontare la tristezza. « Lo vediamo a volte quando una famiglia viene colpita dalla morte di un genitore: ogni membro della famiglia lo affronta a modo suo. Bisogna rispettare il ritmo di ognuno in questo processo », consiglia l’esperta.
Lo stesso vale per il lutto delle nostre celebrità preferite.
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