Come dominare l’impazienza

Come dominare l’impazienza

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Essere costretti ad aspettare in coda può risultarci insopportabile. In posta, dal medico o in un ingorgo stradale ad esempio.

Ho scoperto soltanto di recente che il 14 agosto 2010 sulla strada nazionale cinese n°110 si è verificato l’ingorgo più lungo del mondo. Migliaia di veicoli sono rimasti bloccati per oltre 100 chilometri. Un fenomeno durato più di dieci giorni! Pare che alcuni automobilisti siano rimasti nelle loro auto per cinque giorni!

Un ingorgo del genere avrebbe messo a dura prova chiunque di noi.  La riflessione che vorrei proporvi questa settimana è: possiamo sviluppare alcune delle nostre capacità di sopportazione per trarne beneficio?

Filosofi, ecclesiastici e poeti hanno a lungo esaltato la pazienza come la madre di tutte le virtù, attribuendole un alto valore morale.

Certo, per alcune persone è più facile di altre mantenere la calma.

Personalmente avrei tendenza a chiedermi che cosa è la pazienza, perché pensare ad essa come a un’emozione più che a una qualità o una dote apre a mio avviso la strada a strategie efficaci per regolarla.

Cosa significa essere impazienti?

Tutti noi abbiamo vissuto sensazioni come le dita che tamburellano sul tavolo, i piedi che battono ritmicamente sul pavimento, le gambe accavallate che ondeggiano nervosamente. Gli psicologi definiscono questi comportamenti “agitazione psicomotoria”.

Secondo la maggior parte dei ricercatori, le nostre emozioni ci spingerebbero a intraprendere azioni utili alla nostra sopravvivenza.

Lo psicologo olandese Marcel Zeelenberg¹ usa l’espressione l’emozione ci prepara all’azione.

L’impazienza è uno stato emotivo che si scatena in un determinato momento, ha una certa intensità e scompare dopo un certo lasso di tempo. Sono le caratteristiche di qualsiasi emozione: tristezza, noia, senso di colpa, rabbia.

Nel caso dell’impazienza, la nostra mente e il nostro corpo stanno cercando di spingerci ad agire per porre fine ad una situazione stressante.

In certi ambiti, l’impazienza – suscitata dall’ingiustizia o dalla disuguaglianza – può essere una forza trainante al cambiamento sociale. In altri casi invece, può distrarci dal perseguimento dei nostri obiettivi.

Le qualità dell’impazienza

Gli esperimenti condotti dai ricercatori hanno mostrato che se si è costretti ad aspettare più del previsto per assistere ad un qualcosa di piacevole (uno spettacolo o un concerto, ad esempio) l’attesa sarà molto più difficile che fronte a qualcosa di fastidioso (come la dichiarazione dei redditi) o di doloroso (come un intervento dentistico). Inoltre, l’impazienza aumenterà quando il modo di tenersi occupati per evitare l’attesa è poco interessante e poco gratificante. Per questo il ricorso allo smartphone è così comune. Allo stesso modo in caso di ingorgo, se abbiamo un’auto confortevole dotata di aria condizionata e una trasmissione radio o della buona musica da ascoltare, la nostra impazienza sarà molto meno acuta, indipendentemente dalla destinazione.

Altro fattore che aumenta l’impazienza (e la polarizza) è la presenza di un responsabile. Insomma, saremmo più impazienti quando c’è un “colpevole”, secondo gli studiosi.  Gli ingorghi mattutini nelle ore di punta sarebbero meno fastidiosi di un rallentamento causato da un automobilista distratto o da un servizio stradale che lavora su quella strada per restringerla proprio quando dobbiamo passarci noi!

Ulteriori studi avrebbero rivelato un altro fatto sorprendente: siamo molto meno impazienti quando sappiamo in anticipo che dovremo aspettare. Una volta presa in considerazione questa probabilità, tutto diventa meno stressante.

Come restare zen

A questo punto la domanda sorge spontanea: come si combatte l’impazienza? Se l’impazienza è un’emozione, la sua capacità di regolazione è la pazienza.

Per questo si riveleranno utilissime le strategie di regolazione emotiva: tattiche cognitive volte a modificare il modo in cui ci sentiamo per migliorare il nostro benessere e agire meglio.

Un esempio? Quando facciamo un respiro profondo invece di perdere le staffe con il nostro partner durante un’accesa discussione (il classico «Conta fino a 10 prima di rispondere»). Oppure quando ci ricordiamo che il film dell’orrore che stiamo guardando non è la realtà (per sdrammatizzare, ricordo che papà mi diceva «Pensa a quante telecamere ci saranno lì attorno in questo momento!»).

Per promuovere la pazienza fronte all’impazienza, organizziamoci mentalmente per metterla in pratica.

Quando cominciamo a sentirci impazienti per un lungo ritardo in aeroporto per esempio, decidiamo di concentrarci sul nuovo libro che abbiamo portato con noi. Ancora, se sappiamo di dover attendere settimane per avere notizie dell’esito di un colloquio di lavoro, rassicuriamoci sul fatto che come tutte le emozioni, anche la nostra impazienza non durerà per settimane: immergiamoci nel nostro hobby favorito per qualche ora, giusto il tempo di farla scemare. Se invece abbiamo passato la giornata ad occuparci di bambini (allievi, figli o nipoti) e abbiamo esaurito la pazienza per occuparci di noi stessi, concediamoci una pausa solitaria finché le riserve di energia cognitiva non si saranno ricaricate, in modo da essere nuovamente pronti a essere pazienti.

¹ Marcel Zeelenberg è uno psicologo economico che cerca di capire come gli individui prendono le decisioni e il ruolo delle emozioni e dei fattori motivazionali nel processo decisionale. Le sue ricerche si concentrano su rimpianto, delusione, invidia, vergogna, senso di colpa, rabbia, orgoglio e speranza, oltre che sulla psicologia dell’avidità.

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