Abbandonite: conoscere la sindrome dell’abbandono per vivere meglio e sanare i vuoti esistenziali

Abbandonite: conoscere la sindrome dell’abbandono per vivere meglio e sanare i vuoti esistenziali

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Il compianto medico svizzero Daniel Dufour ha praticato la “medicina globale”, in cui non ci si limita a trattare i sintomi delle malattie ma si mira alla cura delle cause. Da Pedagogista Clinico® mi interessai al suo approccio più aperto ed eclettico rispetto alla medicina tradizionale.

Il dottor Dufour¹ sosteneva che « L’abbandono è una delle cause più comuni d’infelicità e d’insoddisfazione nei confronti della vita ». Alla base di questa sindrome dell’abbandono, « c’è sempre una brutta esperienza durante la vita fetale, la prima infanzia o la fanciullezza, che non è necessariamente un abbandono vero e proprio ».

Il Nuovo Dizionario di Psicologia definisce la Sindrome di abbandono come « Insicurezza affettiva di fondo, connessa a esperienze precoci di deprivazione che risalgono ai primi anni di vita in cui il bambino non ha avvertito in modo significativo la presenza rassicurante dei genitori o il loro atteggiamento affettivo »².

Nella lettura di Daniel Dufour, potrebbe trattarsi di un padre assente, di una madre troppo assorbita dal suo lavoro, di una diade genitoriale esclusiva e fusionale, della nascita di un fratellino o di una sorellina oppure di un soggiorno in collegio o della morte di un nonno a cui eravamo particolarmente legati.

La psicoanalista francese Catherine Audibert precisa che tutti noi abbiamo sperimentato la separazione. Fin di primi anni di vita, ci rendiamo conto che mamma e papà non sono sempre presenti per noi. Ma non tutti abbiamo vissuto questa solitudine allo stesso modo. Siamo pronti a dimenticare questo vissuto, minimizzandolo o normalizzandolo. Tuttavia, anche repressa, l’emozione opera in noi.

La sensazione che ne ricaviamo è che siamo siamo stati abbandonati perchè non siamo degni di amore. Una convinzione che influenzerà tutte le nostre relazioni sociali ed emotive, facendoci oscillare tra ipersocievolezza e iperaggressività, tra il bisogno viscerale di essere amati e quello di provocare il rifiuto degli altri per evitare di doverlo subìre.

Un circolo vizioso che potrà portarci a comportamenti paradossali. Come John, 45 anni, che si sforza di guadagnarsi la stima di tutta la sua azienda, ma sacrifica la propria vita privata. O Giselle, 20 anni, che si oppone costantemente ai genitori con la speranza di essere amata da loro. O ancora Gilles, 12 anni, un ragazzino riservato che fa di tutto per non turbare nè sconvolgere la sua famiglia, ma che dimentica se stesso.³

L’ambito in cui tale ferita emozionale è più sensibile è l’amore. La coppia – precisa Catherine Audibert – è spesso il luogo in cui « regoliamo i conti con la nostra infanzia. Proiettando le ansie del passato sull’altra persona ». 

Pierre, 45 anni, vive nel timore che la moglie lo lasci, ma colleziona avventure “per sicurezza”. Ange, 33 anni, sogna una relazione a lungo termine ma si sottrae all’impegno, certa di non esserne all’altezza. André, 27 anni, non sopporta che la sua compagna gli attribuisca delle qualità e cerca di dimostrarle che è la persona peggiore che una donna possa desiderare.

Daniel Dufour ci spiega che « Questa sofferenza ha due facce. Da un lato, la sensazione di non essere ciò che il nostro partner si aspetta; dall’altro, la certezza che la rottura sia inevitabile. E quando accade, la rottura appare come un’ulteriore prova che non siamo amabili ».

Questa fragilità, sotto forma di paura, ci accompagna anche nel rapporto con i nostri figli. Generando la tentazione di proteggerli dalla sindrome dell’abbandono. Cosa che rischia di alterare la nostra relazione genitoriale.

Secondo Catherine Audibert, è una questione di equilibrio. « Si tratta di insegnare ai bambini a separarsi con calma e fiducia. Se cercare di emanciparlo prima che sia in grado di farlo è pericoloso, proteggerlo eccessivamente porterà agli stessi problemi di abbandono. Fin da piccolo è bene concedere al bambino del tempo per sé, anche se si annoia, in modo che possa scoprire se stesso e sviluppare la sua creatività e curiosità ».

Abbiamo la tendenza a investire troppo sui bambini, a volerli tenere sempre occupati, a spiegare costantemente cosa succede intorno a loro. Sottovalutando le loro capacità. Spesso siamo noi adulti che dobbiamo imparare a gestire le nostre ansie a loro riguardo, i momenti di solitudine e la nostra assenza.

¹ https://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_daniel-dufour.php?srsltid=AfmBOooWPNOCbewuB0hoA08K5yzPz1FqxM_wG57EvQ6s7nSc7DIenVyN#

² U. Galimberti, Nuovo Dizionario di Psicologia Psichiatria Psicoanalisi Neuroscienze, Feltrinelli, 2021, pag. 15

³ Gli esempi citati sono tratti dalle opere di Daniel Dufour, in particolare da « Disinnescare la bomba Gli effetti della ferita di abbandono sulla coppia».

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