12 Maggio: Giornata Mondiale dell’Infermiere

12 Maggio: Giornata Mondiale dell’Infermiere

Di Elisa Stefanati

L’infermiere è una vera e propria interfaccia tra il malato, la famiglia ed il sistema sanitario. Empatia e capacità di accoglienza sono prerequisiti fondamentali in chi esercita in questa professione, in un momento in cui non mancano le criticità: carenza di personale, sovraccarico di lavoro, turni stressanti,  scarsa valorizzazione economica e sociale della figura e non ultimi gli episodi di aggressione nei confronti degli infermieri che stanno diventando sempre più frequenti.

La Giornata internazionale dell’Infermiere è celebrata in tutto il mondo il 12 maggio di ogni anno, al fine di valorizzare il contributo degli infermieri alla società. Storicamente, come anche al giorno d’oggi, le infermiere e gli infermieri sono in prima linea nella lotta contro gli incidenti, le epidemie e le pandemie – fornendo cure e trattamenti di alta qualità e con il massimo rispetto. Le infermiere e gli infermieri sono spesso il primo professionista della salute con le quali le persone si interfacciano.


Cosa si celebra esattamente nella giornata del 12 Maggio?

La Giornata Internazionale dell’Infermiere viene celebrata annualmente il 12 maggio. La data scelta per festeggiare la giornata è la data della nascita di Florence Nightingale, una filosofa, fondatrice dell’infermieristica moderna. La festa è stata creata nel 1974 dal Consiglio Internazionale degli Infermieri. La giornata serve a sottolineare l’importante ruolo che gli infermieri svolgono nell’assistenza sanitaria in tutto il mondo.

Una sfida a livello mondiale. Il punto sulla professione

Gli infermieri rappresentano più della metà di tutti gli operatori sanitari del mondo, eppure c’è un urgente carenza di infermieri, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Senza infermieri e altri operatori sanitari non si potrebbe mai vincere la battaglia contro le epidemie, o raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile o la copertura sanitaria universale di quale abbiamo bisogno.

Perché è importante celebrare questa data?


Ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dell’infermiere con la produzione e la distribuzione dei materiali promozionali ed educativi. Questi materiali intendono di sottolineare il lavoro innovativo svolto dagli infermieri in tutto il mondo, che è vitale non solo per il miglioramento della salute dei pazienti, ma anche per il progresso dell’assistenza sanitaria a livello nazionale e internazionale.

I materiali servono spesso anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi della professione infermieristica stessa, tra cui l’impatto dei fattori economici e le continue lotte contro l’inadeguatezza della retribuzione e delle condizioni di lavoro. E sulla base del successo del tema della Giornata del 2024 (nutriamo la salute), quest’anno, nel 2025, l’attenzione si sposta sulla salute e il benessere degli infermieri. Ma come è cambiata questa professione nel tempo? Ne abbiamo parlato con chi questa professione la vive sul campo con entusiasmo e dedizione.  Anna Di Caprio è Infermiera professionale presso il Poliambulatorio Aesthe Medica di Ferrara.

Un infermiere si trova a svolgere la sua attività in diversi contesti. Ad esempio, in ospedale nell’area medica, chirurgica, materno-infantile, dell’emergenza-urgenza, nelle sale operatorie, nei servizi e nella riabilitazione. Mentre sul territorio gli infermieri sono coinvolti nell’assistenza domiciliare, nelle centrali operative territoriali, nella disabilità, nell’età evolutiva, nella prevenzione, nell’area della salute mentale e delle dipendenze.

Come è cambiata la professione negli anni?

La professione infermieristica ha attraversato una profonda trasformazione nel tempo, evolvendosi da un ruolo prevalentemente assistenziale e subordinato a una figura centrale e autonoma nel sistema sanitario.

In passato- spiega Anna Di Caprio- l’infermiere era spesso visto come un semplice esecutore delle indicazioni mediche, con poche possibilità decisionali e con una formazione limitata, spesso appresa direttamente sul campo o in scuole con un’impostazione più pratica che teorica.

Oggi, invece, l’infermiere è un professionista altamente formato, con un percorso universitario specifico, basato su solide basi scientifiche, etiche e cliniche. Grazie alla laurea triennale in Infermieristica, e alle successive possibilità di specializzazione e formazione continua (come i master o la laurea magistrale), gli infermieri sono oggi in grado di prendere decisioni autonome, di pianificare l’assistenza personalizzata al paziente e di collaborare in modo attivo con gli altri membri dell’équipe sanitaria, spesso anche in ruoli di coordinamento o gestione.

Cosa ha rappresentato, per la professione infermieristica,  la Pandemia?

La pandemia da COVID-19 ha rappresentato un momento storico e drammatico che ha messo in luce, come mai prima d’ora, l’importanza della professione infermieristica. In quei mesi difficili, gli infermieri si sono trovati improvvisamente al centro dell’attenzione pubblica, spesso definiti “eroi”, perché erano in prima linea negli ospedali, nei reparti COVID, nelle terapie intensive, nelle RSA e persino nelle case delle persone. Quello che prima era un lavoro talvolta sottovalutato, durante la pandemia ha rivelato tutta la sua complessità e il suo valore.

La pandemia ha anche richiesto agli infermieri di ampliare le loro competenze, affrontando nuove tecnologie, procedure emergenziali e persino ruoli educativi nella campagna vaccinale e nella gestione domiciliare dei pazienti.

Tuttavia, questo riconoscimento è arrivato insieme a un enorme carico fisico ed emotivo- prosegue Di Caprio- gli infermieri hanno lavorato per mesi in condizioni estenuanti, spesso senza pause adeguate, con dispositivi di protezione scomodi, vivendo la costante paura di contagiarsi o di contagiare i propri cari. Molti hanno affrontato ansia, stress e anche burn-out. Alcuni hanno perso la vita. Tutto questo ha lasciato un segno profondo, che ancora oggi si fa sentire.

La pandemia ha segnato un prima e un dopo nella storia della professione infermieristica dimostrando con forza che gli infermieri non sono eroi sono, ma professionisti

Quali le criticità da affrontare nella professione?

Oggi la professione infermieristica si trova ad affrontare numerose criticità che ne compromettono la qualità e la sostenibilità. La più urgente è la carenza di personale, che comporta un sovraccarico di lavoro, turni stressanti e una ridotta possibilità di garantire un’assistenza personalizzata e attenta. A questa si aggiunge il crescente rischio di burnout, causato da ritmi intensi, responsabilità elevate e scarso supporto psicologico. Un’altra difficoltà è legata alla scarsa valorizzazione economica e sociale della figura infermieristica, che spinge molti professionisti a cercare opportunità all’estero. Inoltre, gli episodi di aggressione nei confronti degli infermieri stanno diventando sempre più frequenti, soprattutto nei contesti ad alta pressione come i pronto soccorso, contribuendo a un diffuso senso di insicurezza.
Infine, persiste una mancanza di pieno riconoscimento del ruolo professionale, nonostante l’infermiere rappresenti una figura chiave nel percorso di cura.

Molto spesso l’Infermiere è l’interfaccia tra le persone con bisogni di salute ed altri professionisti dell’area sanitaria. Indispensabile parrebbe essere espressione di doti empatiche e capacità di accoglienza. Che cosa ne pensa?

L’infermiere, oggi più che mai, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per i pazienti, non solo dal punto di vista clinico ma anche umano. Spesso è la prima figura sanitaria con cui una persona entra in contatto quando ha bisogno di cure e, altrettanto spesso, è colui o colei che accompagna il paziente lungo tutto il percorso assistenziale. In questo senso, l’infermiere è una vera e propria interfaccia tra il malato, la sua famiglia e l’intero sistema sanitario. Proprio per questa posizione centrale, l’empatia e la capacità di accoglienza non sono accessori- sottolinea Anna Di Caprio-ma competenze fondamentali. Accogliere una persona con gentilezza, ascoltarla senza giudizio, comprenderne le paure, i dubbi e i bisogni, rappresenta il primo passo per costruire una relazione di fiducia. In situazioni di vulnerabilità, sentirsi accolti può fare la differenza tra un’esperienza traumatica e una vissuta con dignità. Inoltre, l’infermiere funge da mediatore comunicativo tra il paziente e gli altri professionisti: traduce linguaggi tecnici in parole comprensibili, spiega procedure, facilita la comprensione di diagnosi e trattamenti. È un ruolo complesso e prezioso, che richiede preparazione, ma anche sensibilità ed attenzione all’altro.

In Australia, Canada, Stati Uniti e altri paesi, la Giornata internazionale dell’infermiere fa spesso parte di una celebrazione che dura una settimana, solitamente chiamata Settimana nazionale delle infermiere. Valorizzare la figura dell’infermiere è diventata una condizione necessaria per lo sviluppo del nostro sistema socio-sanitari

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