5G: facciamo chiarezza – Parte prima

5G: facciamo chiarezza – Parte prima

Di Sergio Ragaini

Parte prima:  cos’è e come funziona il 5G, e cosa di questa  Tecnologia preoccupa.

In buona parte è allarmismo:  tuttavia, in queste preoccupazioni c’è del vero? Apprestiamoci a scoprirlo insieme Si parla spesso di tecnologia 5G, sin da ben prima del suo avvento. Su questa Tecnologia è stato detto di tutto, compreso che è un “forno a microonde”.

Tutte queste disquisizioni effettuate sul 5G sono in buona parte false: nel senso che questa tecnologia non è sicuramente pericolosa come qualcuno racconta, e non è di certo quel “forno a microonde” che qualcuno afferma che sia. Altrimenti, chi la utilizza sarebbe già deceduto, o già avrebbe riportato gravi danni: cosa che non è accaduta. Quindi, queste voci possono essere smentite e lasciate risuonare nell’aria, senza dare loro importanza.

Tuttavia ci possiamo chiedere se questa tecnologia sia “davvero”, con certezza, sicura. O, piuttosto, se lasci aperte delle “incognite” su questo tema.

In questo articolo cercherò di rispondere a questa domanda, nell’unico modo che credo possibile: cercando di capire e mostrare come il 5G funziona e, in particolare, in cosa differisce rispetto al 4G.

La conclusione sarà che, pur non essendo, questa Tecnologia, pericolosa come qualcuno racconta, lascia sicuramente qualche dubbio. E questi dubbi invitano ad utilizzarla, per chi ha un terminale abilitato al 5G, con prudenza, e senza abusarne: il farlo potrebbe esporre a situazioni di rischio che, seppur non quantificabili, e nemmeno affermabili con certezza, e nonostante il fatto che si siano fatti passi per rendere questa Tecnologia più “sicura”, non si possono escludere.

In questa prima parte mi occuperò delle caratteristiche del 5G, di come funziona e in cosa differisce dal 4G, gettando una panoramica su eventuali rischi.

Nella seconda parte, invece, mi occuperò più in dettaglio degli eventuali problemi di questa Tecnologia, e di come utilizzarla in sicurezza.

Tendenza a spaventare: va sempre evitata. Anche perché, così facendo, i “veri” problemi della Rete si perdono di vista

Oggi, addirittura, si parla di 6G. Sarà il nuovo standard di comunicazioni mobili da qui a qualche anno: orientativamente tra il 2028 o, più probabilmente, il 2030.

Già se ne parla, e già cominciano i primi audio o video atti a spaventare le persone, con meccanismi portati a creare paura, senza spiegare nulla, ed evocando nella mente immagini di terrore come: “le onde 6G saranno come bombe nelle vostre case”, oppure il ripetere, in maniera continua e ossessiva, la parola “Controllo Digitale”.

Con questa parola, purtroppo, e con questa ossessione, si perdono di vista i “veri” problemi della Rete, che sono parecchi, e dei quali mi sono già occupato in diversi articoli: per esempio in questo articolo o in questo. Problemi che, intenti a costruire “fantasmi” della mente su situazioni che non hanno alcuna tangibilità, e sono solo ipotetiche, vengono spesso del tutto ignorati: eppure quelli sono ben “reali”.

Questi problemi, su qualche Servizio, vi sono, spesso, anche per la negligenza dei vari amministratori di Gruppi (e qui mi riferisco in particolare al servizio di messaggistica avanzata Telegram  (è errato chiamarlo “Social Network, in quanto non ha un diario, o bacheca, che è un elemento essenziale in un Social Network)), e per l’incapacità, da parte di alcuni, di utilizzare adeguatamente gli strumenti di questi servizi, quali quello di creazione di cartelle in Telegram, decisamente utilissimo, in quanto permette di “smistare” in messaggi in arrivo per tipologie, evitando che alcuni messaggi si perdano di vista nel “mare” dei messaggi che giungono, soprattutto se si è iscritti a molti Gruppi.

Questo mancato o non adeguato utilizzo, unito alla negligenza di cui parlavo, permettono ai profili falsi, che io definivo tempo fa, in un mio articolo, il “vero flagello della rete”, di prosperare.

Comunque, non voglio parlare di questo: era solo per dire che le varie “ossessioni”, quali quella del Controllo Digitale”, fanno perdere di vista altri problemi, ben più immediati.

Dopo questa premessa, credo doverosa per capire quanto sia importante “conoscere e informarsi da chi davvero spiega come una cosa funziona”, piuttosto che costruirsi “fantasmi mentali” a  base di “controlli digitali” o di “forni a microonde”, passiamo quindi decisamente al tema del 5G, cercando di “entrare dentro” questa Tecnologia, guardandola da vicino, per capire cos’è e, soprattutto, se il suo utilizzo presenta dei rischi. In caso affermativo, sarà importante vedere come minimizzarli o, addirittura, rimuoverli.

Quindi seguitemi: il viaggio comincia!

Cominciamo da delle premesse secondo me necessarie: come è giunto il 5G? E, già prima della sua venuta, ha fatto discutere? Vediamolo subito.

Il 5G: un problema sollevato ben prima della sua nascita.

E una tecnologia giunta con qualche “anomalia”, almeno rispetto al suo “predecessore”.

Questo potrebbe avere dei motivi? Forse.

Comunque, ormai, il 5G è “cosa fatta”, e la sua copertura è capillare

Ancora anni fa, si era attorno al 2017, se ben ricordo, partecipavo ad un incontro in un Centro Benessere a Milano, città dove allora vivevo, e nel quale si parlava del “benessere delle abitazioni”.

Non entro nel merito di quanto era stato detto, anche perché non è interessante in questa sede, e io stesso non condividevo tutto quanto detto (personalmente preferisco lavorare su dati più “scientifici”, anche se in senso lato: tuttavia, quel giorno ero lì perché invitato da un’amica).

Per la prima volta, o quasi, in quell’occasione ho sentito parlare di 5G. Il relatore aveva detto: “Non mettete il 5G”.

Eravamo a diversi anni dall’arrivo di questa Tecnologia: eppure, già se ne parlava.

Da quel momento in poi, se n’è parlato moltissimo: forse se n’è parlato anche prima: solo, da quel momento ho fatto più caso ai discorsi su questa Tecnologia, i discorsi sulla quale hanno avuto, nel tempo successivo, un “crescendo” quasi vertiginoso.

Sicuramente, anche da parte delle riviste specializzate, e dei gestori di telefonia mobile, questo discorso era abbastanza “al Centro”, e interessava un buon numero di articoli.

E questo, subito, mostra un’anomalia, almeno rispetto al 4G. Quando, nell’agosto 2014, avevo acquistato un “Samsung Galaxy S4”, da me poi utilizzato sino alla fine del 2017, avevo subito visto che questo era abilitato alla tecnologia 4G. Allora, ormai quasi 10 anni fa, si riceveva ancora con il 3G, e in diversi casi anche con l’HSDPA, sua evoluzione. Tuttavia, il 4G ancora non era di fatto utilizzato.

Eppure, già circolavano prodotti che supportavano questa tecnologia, detta anche LTE (acronimo di “Long Term Evolution”, vale a dire “Evoluzione a Lungo Termine”). Anche se questa Tecnologia era ancora di fatto inesistente.

Quindi, il 4G è arrivato, di fatto, “in sordina”, e diverso tempo prima del suo previsto “rilascio”: infatti, nel corso del 2015, già si navigava in diversi luoghi con il 4G.

E, soprattutto, quando è arrivato, molti lo utilizzavano, essendosi, molti produttori di Smartphone, già “portati avanti” implementando sui loro terminali questa tecnologia, anche se non ancora attiva.

Per il 5G quello che è accaduto appare opposto: anni prima del suo arrivo, si è parlato moltissimo di questa tecnologia, decantandone le potenzialità e mostrandola come una sorta di Tecnologia “miracolosa”, che avrebbe risolto molti problemi di connessione, e permesso cose eclatanti.

Poi è arrivata… e nessuno la utilizzava. Questo anche per almeno due motivi: il primo è che, a differenza del 4G, dove di fatto le opzioni per utilizzarlo erano date con una differenza di prezzo minima rispetto al 4G (nel mio caso un euro al mese, in altri casi senza alcuna differenza, e in automatico), per utilizzare il 5G occorreva, almeno in un primo tempo, sottoscrivere offerte “dedicate”, e molto più costose rispetto a quelle per utilizzare il 4G. Io stesso, pur avendo un terminale abilitato al 5G,  ho utilizzato per diversi mesi solo il 4G, prima che mi venisse comunicato che ero abilitato al 5G senza costi aggiuntivi.

Un’altra cosa, che in effetti mi ha stupito, è il fatto che molti produttori di Smartphone non l’hanno “spinto” assolutamente: infatti, solo ora cominciano a vedersi molti modelli abilitati al 5G: per diverso tempo, questa Tecnologia era presente solo su pochi modelli, e di fascia alta: la maggior parte dei modelli di smartphone in commercio non la supportavano.

Questo potrebbe essere, forse, dovuto a un motivo specifico: il 5G è stato sempre definito “L’Internet delle cose”. Vale a dire che, più che per mettere in comunicazione le persone, è stato pensato per mettere in comunicazione le cose, gli oggetti, e per realizzare possibili sistemi di “teleguida”. Ne parleremo anche più avanti, quando affronteremo da vicino le sue caratteristiche.

Forse è per questo motivo che non c’è stata alcuna “corsa” a renderlo disponibile alle persone, non essendo esplicitamente pensato per queste.

Tuttavia, questo è un problema aperto, che non discuto ulteriormente.

Quello che è interessante da notare è che questa tecnologia è stata molto “sbandierata”, e che, nello stesso tempo, ha avuto moltissime contestazioni: contestazioni partite ben prima del suo avvento e che, che, in molti casi, proseguono anche oggi, quando ormai il 5G è “cosa fatta”, ed è disponibile di fatto ovunque: anche dove non c’è il 4G (e ho potuto verificarlo di persona).

Ancora nell’estate del 2022, tornando in auto da Monvalle, sul Lago Maggiore, a Magenta, dove abito, stavo “navigando” (stavolta nel senso di “utilizzando il navigatore”, non nel senso di “navigare in Rete”) utilizzando “Android Auto”, programma per collegare il mio smartphone alla centralina elettronica della mia auto. Sul mio smartphone era inserito il 5G. Ebbene: avevo visto che in nessun paese, seppur piccolo, sul percorso, non era presente il 5G: e quasi ovunque il segnale era “pieno” (vale a dire alla massima intensità, della miglior qualità: questo corrisponde, tecnicamente, a tutte le “tacche” di segnale attive sul display).

Anche nel luglio 2022, appena mi era stato dato il 5G, andando in auto da Lecco a Magenta, avevo visto che ovunque la copertura 5G era ottima.

E, se questo accadeva, ormai, quasi due anni fa, a maggior ragione accadrà oggi, quando il 5G è sicuramente, nel frattempo, ulteriormente “avanzato”.

Dopo questa premessa, che ci ha detto qualcosa di più sulla sua implementazione, comprese le contestazioni già iniziate, siamo pronti per capirla meglio, osservando cos’è e come funziona.

Bando agli allarmismi inutili

La prima cosa che è il caso di sottolineare, quando si parla del 5G, e non solo del 5G, è di evitare inutili allarmismi, che mirano solo a diffondere paura, sovente ingiustificata.

Mi è capitato di ascoltare diversi interventi su questa Tecnologia, di vario tipo, e portati da diversi relatori.

Il 5G è stato definito in tutti i modi. Una delle definizioni più tipiche è stato il definirlo “un forno a microonde”. In un incontro sul tema una relatrice continuava a ripetere, in modo scandito: “sono delle micro – onde”.

Immaginiamo cosa può accadere nella mente delle persone che sentono queste cose, visto che la nostra mente è in grado di reagire anche in base a situazioni immaginate. Quello che succede è che si genererà allarmismo, forse addirittura terrore, su questa tecnologia.

Una persona che conosco aveva detto che era talmente spaventato da questa Tecnologia che, quando aveva cambiato lo smartphone, si era assicurato che quello nuovo non avesse questa Tecnologia

Molti hanno paura anche solo a tenere in mano uno smartphone abilitato al 5G.

Tutto questo non ha senso, anche perché lo scopo è diffondere conoscenza, non creare inutili pregiudizi o allarmismi. Che, tra l’altro, non sono basati su una “vera” conoscenza.

Su questo, quindi, posso subito tranquillizzarvi; il 5G non è un forno a microonde. Volete una prova? La potete realizzare subito. Prendete due o tre smartphone abilitati al 5G, e con il 5G attivo (vedremo che il fatto che il 5G sia “attivo”, anche su smartphone abilitati ad utilizzarlo, non è sicuramente “scontato”: ma ne parleremo più avanti) vicino a del cibo… e scoprirete che questo non cuoce!  Anche se li terrete vicino a una tazza contente del liquido, scoprirete che questo non si scalda, a meno che questi terminali non siano caldi (il 5G può “scaldare” gli smartphone più del 4G), e quindi, per questo, scaldino il contenuto della tazza. Se questo non accade, potete stare vicino alla tazza per ore, e questa non si scalderà.

Questo ci dice con certezza che non abbiamo in mano un forno a microonde: quindi state tranquilli da questo punto di vista.

Non fatevi, allora,  guidare da falsi allarmismi, che sicuramente non portano conoscenza, ma soltanto paura, e quindi non servono a nulla, se non a spaventare le persone: la paura, infatti, derivante dall’attivazione dell’amigdala, ghiandola endocrina, va poi a bloccare la corteccia cerebrale, preposta all’attività logica. Quindi, è un meccanismo istintivo, che va bene per evitare pericoli imminenti, ma sicuramente non per  reagire su situazioni immaginate, come queste: in tal caso,. Impedisce di pensare. Quindi, visto che siamo qui per capire e, quindi, pensare, evitiamo la paura, e portiamo avanti la conoscenza.

Non avendo in mano un forno a microonde, e nemmeno un’arma letale, vi anticipo che utilizzare il 5G per un po’, come si dice in gergo “smanettare” per mezz’ora, un’ora su un cellulare 5G, non crea danni. Non  è quindi quel pericolo terribile di cui qualcuno parla: è una Tecnologia come tutte le altre.

Questo articolo illustra molto bene alcuni di questi allarmismi, che vengono lanciati da chi vuole terrorizzare le persone su questa Tecnologia. Anche se parla di alcune cose che verranno illustrate nell’articolo che ora state leggendo, può essere un modo utile e interessante per “prendere le distanze” da inutili allarmismi, volutamente provocati.

Tuttavia, possibili rischi sono tutt’altro che da escludersi. Quindi, come vedremo, la cautela nel suo utilizzo credo sia importante da adottare.

Ora occupiamoci però della cosa più importante: cos’è questa tecnologia? E come funziona? Vediamolo subito!

Ma come funziona “veramente” il 5G? Partiamo da qui, prima di dare qualsiasi possibile giudizio

Prima però di entrare in questo discorso, vale a dire nel discorso relativo ai possibili rischi, credo sia importante partire dalla cosa più importante: come funziona. Nessun processo di conoscenza può prescindere dal suo funzionamento.

Parlare di qualcosa senza spiegarne il funzionamento non ha infatti senso: è come discutere un periodo storico a prescindere dai fatti storici realmente accaduti.

Come dico anche in altre circostanze, nessuna storiografia (intendendo con questa l’analisi della Storia) può prescindere dalla Storia stessa, vale a dire da ciò che è accaduto.

E ciò che è accaduto va conosciuto senza giudicarlo a priori. Altrimenti si crea quello che tecnicamente si chiama “Pregiudizio”, che è proprio un “Giudizio am priori”, che quindi prescinde dall’esperienza o dalla conoscenza.

Anche in questo caso credo sia importante capire, quindi, come funziona questa Tecnologia, e, in particolare, cosa la differenzia dalla sua “Predecessora”, vale a dire il 4G.

Le differenze, infatti, ci sono, e questo smentisce chi dice che il 5G è come il 4G. Anzi, come vedremo, queste differenze sono sostanziali. E, proprio da queste differenze, potranno sorgere alcuni “dubbi” su questa Tecnologia, suggerendone quindi, come dicevo, un uso “intelligente”.

Elenchiamo quindi le principali differenze tra 4G e 5G.

  • Frequenza: Il 5G utilizza una banda di frequenza più ampia del 4G. Le bande che utilizza sono quelle tra 600 Mhz e 1 Ghz, (banda bassa), tra 2,5 Ghz e 3,7 Ghz (banda media), e tra 24 e 40 Ghz (banda alta, quella delle cosiddette “onde millimetriche”, tecnicamente indicate con “mmWave”).  In Italia, le bande di frequenza utilizzate sono: bassa: 700 Mhz, media: 3,6-3,8 Ghz, alta: 26,5-27,5 Ghz. Queste frequenze sono state assegnate mediante un’asta tenutasi dal 10 settembre al 2 ottobre 2018.
    La banda bassa offre una grande portata (nel senso che può servire una vasta area geografica), ma prestazioni inferiori; la banda media ha prestazioni migliori ma portata inferiore; la banda alta ha prestazioni decisamente ottime, ma portata piuttosto bassa, e viene facilmente fermata da alberi o edifici.

Per fare subito un confronto, le frequenze del 4G  sono tra i 700 e i 2600 Mhz, vale a dire tra 0,7 e 2,6 Ghz. In Italia vengono utilizzare prevalentemente tre bande di frequenza: 800 Mhz, 1800 Mhz e 2600 Mhz. (8, 1,8 e 2,6 Ghz).

Ricordiamo anche che i terminali 5G lavorano su due possibili bande di frequenza: quella detta “Frequency Range 1” (sigla FR1) che va fino a 6Ghz., e quella detta “Frequency Range 2” (FR2) che va da 24,25 a 71 Ghz.

Ricordiamo inoltre che, a differenza di altri apparecchi, quali i televisori, che richiedono di essere manualmente sintonizzati sulle singole frequenze, e ricevono solo una frequenza alla volta, gli smartphone hanno antenne dette “multibanda”, vale a dire che possono simultaneamente ricevere su più frequenze.

Per avere le idee più chiare su questo tema si può leggere questo articolo, che illustra cosa sono le bande di frequenza del 5G, e questo, relativo soprattutto al 5G in Italia.

  •  Antenne più diffuse, più piccole, direzionali e di minor intensità di segnale. Il 5G, rispetto al 4G, utilizza antenne più piccole, dall’intensità di segnale inferiore, e “direzionali”, contro quelle 4G, che erano più “diffusive”, vale a dire diffondevano il segnale in più direzioni (si potrebbe dire “circolarmente). Quelle 5G sono quindi più “mirate” verso il ricevitore.
    Le antenne sono, di conseguenza, molte di più.

  • “Beam Steering” e Beamforming”, vale a dire segnale direzionabile e “multi – formabile”. A differenza delle antenne 4G, che trasmettevano il loro segnale in maniera “continua”, quelle 5G supportano la funzione “beam steering” (che vuole dire “direzionamento del fascio”), e anche quella “beamforming” (formazione del fascio). In parole povere, sono in grado di “direzionare” il segnale, e di utilizzare un insieme (array) di antenne per trasmettere contemporaneamente segnali multipli. Vale a dire che emettono segnale nella direzione richiesta, e coinvolgendo antenne multiple.

A questo punto abbiamo visto in cosa le due Tecnologie differiscono. È stato, come dicevo, importante elencarle senza dare alcun giudizio.

Ora è importante passare ad analizzare queste differenze, per capire se e dove possono esserci eventuali fattori “critici”.

Prima di farlo, però, vediamo di analizzare anche i vantaggi di questa Tecnologia: in cosa è meglio del 4G? Sicuramente i vantaggi ci sono, e in alcuni casi questi possono essere anche non trascurabili.

Andiamo ad elencarli.

5G: meglio del 4G. Ma in cosa?

È ora il momento, come dicevo, di dire in cosa il 5G è meglio, del 4G. Anche in questo caso, gli elementi fondamentali che lo rendono migliore del suo “predecessore” tecnologico sono tre:

  • Banda: La Banda, in termini tecnologici, è la massima velocità di una rete, vale a dire la massima quantità di dati che si possono trasferire in un’unità di tempo.
    Nel caso del 5G, questa è di 2 Mbit/sec (ricordiamo che 8 bit danno luogo a un byte, che corrisponde, fisicamente, a un carattere, codificato in sequenze di 0 e 1. Un bit contiene solo il valore 0 (spento, smagnetizzato) o 1 (acceso, magnetizzato)), contro i 300 Mbit/sec del 4 G. Quindi, abbiamo una velocità di trasmissione quasi 7 volte maggiore.

  • Capacità: La Capacità è il numero massimo di dispositivi che possono essere collegati in una certa area, vale a dire quanti dispositivi possono essere, al massimo, collegati ad una Rete per unità di superficie. Nel caso del 5G, questa Tecnologia può supportare fino a un milione di dispositivi collegati per km2, contro i 150.000 del 4G. Si tratta quindi di quasi 7 volte tanto.

  • Latenza: La Latenza, in termini informatici, è il tempo che trascorre tra l’invio di un segnale e la ricezione della risposta. È quindi il tempo in cui il segnale è, per così dire, mancante. Nel caso del 5G, la latenza è di 10-15 msec (millisecondi), contro i 40-50 del 4G. Quindi, la latenza è fino a 5 volte minore nel 5G rispetto al 4G.

Cerchiamo rapidamente di capire cosa significano questi vantaggi.

La maggiore banda vuol dire trasmissione più veloce, download (ricezione) e upload (trasmissione) di dati molto più veloce. Significa, quindi, una rete fino a 7 volte più veloce.

La maggior capacità, che è quasi 7 volte maggiore, significa che non ci saranno problemi di segnale e di collegamento nemmeno nel caso di eventi con tantissime persone, a differenza che con il 4G dove, in caso di eventi con molte persone, tutte collegate alla Rete, ci sarebbero problemi di segnale.

La latenza così tanto minore significa trasmissioni dati più fluide e molte meno interruzioni di segnale. Ad esempio, se si sta giocando a un videogame, non si percepirà di fatto ritardo tra il momento in cui si preme un tasto e quello in cui l’azione risulta visualizzata sullo schermo. Questo solo per fare un esempio: gli esempi potrebbero essere molti.

Quindi, i vantaggi ci sono di sicuro. Bastano per compensare eventuali rischi?

Per il momento abbiamo solo dati: non abbiamo visto ancora se ci sono dei possibili rischi. Per comprenderlo, andiamo ad analizzare i dati che abbiamo trovato in precedenza, in merito alla differenza tra le due tecnologie. E avremo le nostre risposte… anche se, forse, alcune domande rimarranno tali, in attesa di risposta, che ancora non esiste, o non è certa.

Analizziamo le differenze tra le due tecnologie: comprenderemo, così, dove sono possibili fattori di rischio

Le differenze viste sono quindi: la prima la maggior frequenza, la seconda il maggior numero di antenne, la loro direzionalità, e la loro minore potenza, oltre alla loro minore dimensione, e la terza la possibilità di orientare e di “multi formare” il fascio

Per analizzare le differenze lavoreremo in ordine inverso: analizzeremo quindi prima la terza differenza, poi la seconda e infine la prima. Capirete poi perché.

“Beam Steering” e “Beamforming”: un vantaggio per il 5G? Nemmeno un problema, almeno così parrebbe

La terza differenza, quindi la modulazione del segnale, potrebbe essere un vantaggio, anche se per qualcuno potrebbe non esserlo. Queste tecniche, infatti, sono finalizzate a “concentrare” il fascio di trasmissione dove viene richiesto, e a coinvolgere un insieme di antenne contemporaneamente. Direi che questo migliora e ottimizza la trasmissione. Non vedo, in questo, problemi particolari.

Antenne più piccole, con meno intensità e direzionali: sostanzialmente fattore “neutro”… con qualche incognita

La seconda differenza è quella che può maggiormente meravigliare: infatti, sino a quel momento, l’obiettivo è stato quello di avere meno trasmettitori con una capacità di irradiare il segnale per un’area maggiore. Addirittura, quando sono nati i primi dispositivi WiFi, si parlava di “WiMax”, un’evoluzione del WiFi, in grado di diffondere segnale, si diceva, addirittura in un raggio di 50 km. Questo avrebbe permesso di dare segnale di rete a zone non coperte da segnale.

Si era allora verso la fine della prima decade del secolo attuale, e il problema era la mancata copertura 3G (UMTS) in diverse zone (allora il 3G era la tecnologia più avanzata disponibile). Allora andavano per la maggiore le “chiavette” per navigare in rete con il proprio dispositivo: si collegavano al Desktop o al Notebook attraverso la porta USB, ci si collegava alla Rete e si navigava come con uno smartphone. Un po’ come la navigazione in “Hotspot” di oggi, quando si utilizza lo smartphone per connettersi con il computer: diciamo che quelle connessioni erano le “antenate” di quelle odierne con Hotspot.

Ricordo anche l’iniziativa “1000 Comuni” di Vodafone (che allora era il mio gestore di telefonia Mobile, e lo è stato fino al marzo 2015, quando sono passato a WindTre, che allora era solo Tre, prima di fondersi con Wind, e che è tutt’ora il mio gestore di telefonia Mobile), per portare segnale di Rete in quelle zone dove ancora non c’era segnale ADSL (nelle grandi città c’era già la fibra ottica).

Quindi, lo scopo era, allora, avere trasmettitori che potessero diffondere il segnale per il maggior raggio possibile, e in maniera il più possibile “diffusiva”, in tutte le direzioni.

Oggi, con il 5G, appare invece un’”inversione di tendenza”: molte più antenne, con meno intensità di segnale, e direzionali.

Questo potrebbe meravigliare. Tuttavia, poco fa, dicevo che il 5G è soprattutto l’”Internet delle Cose”. Questo vuole dire che servirà soprattutto per fare comunicare cose e oggetti di casa (ad esempio i vari elettrodomestici), e per realizzare eventuali sistemi di “teleguida”.

Per questi sistemi potrebbero occorrere più antenne “direzionali”, quindi “mirate”, che potrebbero necessitare di un controllo più “massiccio” e “continuo” (questo non implica alcun “controllo digitale”: tranquilli!). Questo giustifica quindi quell’apparente “inversione di tendenza” rispetto ad oggi.

Quindi, questo è un fattore negativo oppure no? Non credo: le antenne sono di più, ma hanno minore potenza. Il rischio è il fenomeno della “proliferazione di antenne”. Un rischio, però, secondo me “controllato”.

Frequenza massima decisamente maggiore: fattore “Critico”?

Il terzo fattore, quello che più ha fatto discutere, è quello della frequenza.

Infatti, il 4G utilizza, per la sua ricetrasmissione, frequenze più basse.

La banda di frequenza massima del 5G, come abbiamo visto, è quella che va da 24 a 40 Ghz, mentre gli smartphone 5G possono ricevere frequenze fino a 71 Ghz.

Le bande “bassa” e “media” del 5G non creano problemi: infatti, anche nella banda media le frequenze sono davvero soltanto poco più alte che quelle del 4G (meno di 1,5 volte)

La banda “critica” è soprattutto quella definita “banda alta”. Infatti, qui le frequenze salgono di tanto.

In Italia la banda di frequenza 26,5-27,5 Ghz è molto più alta, come frequenza, della massima frequenza del 4G, che è, come visto, di 2,6 Ghz. Il rapporto tra le due frequenze (considerando quella massima di 27,5 Ghz) è di 10,58. Questo ci dice che la frequenza massima del 5G è oltre 10 volte, almeno in Italia, quella del 4G.

Le onde “critiche”, quindi, sono quelle della “banda alta”: quelle cosiddette “millimetriche”.

Il termine “millimetrico” significa “della lunghezza dell’ordine di millimetri”. Calcolare la lunghezza di un’onda è piuttosto semplice. Infatti, occorre ricordare, dalla Fisica, la legge v=lf, dove v è la velocità di un’onda, l la sua lunghezza e f la sua frequenza. Essendo la velocità quella della luce (si tratta, infatti, di onde elettromagnetiche, la cui velocità è appunto quella della luce), pari a 300.000 km/s, e f=27,5Ghz, si ha, facendo i conti (ve li risparmio: se volete potete andare qui per una spiegazione dettagliata di cosa sono le onde elettromagnetiche), che la lunghezza è di circa 11 mm.

La domanda “cruciale”, a questo punto, è: l’esposizione a questa frequenza, per un tempo lungo, e per un lasso temporale considerevole (che può essere anche di anni), può provocare danni alla persona che vi si espone?

Sicuramente, questo dato è qualcosa che “allerta” un po’, e posso capire che possa creare qualche incognita.

A tutt’oggi, però, non si può dire nulla su cosa accade, o possa accadere, ad una persona, e in generale ad un organismo vivente, se questo viene esposto a frequenze così alte. Nessuno studio, attualmente, può dirci che “sicuramente” questa esposizione sia dannosa, ma nemmeno che non lo sia. Quindi, per ora, il problema è senza soluzione, o, meglio, ancora aperto.

Alcuni studi sostengono che non si evidenziano problemi, e che, quindi, l’esposizione a questa frequenza, anche per periodi lunghi ogni giorno, e per un arco temporale grande (vale a dire mesi o anni), non porta nessun danno. Tuttavia, non c’è alcuna certezza che questo sia del tutto vero, in quanto non ci sono test definitivi, che possano affermarlo con assoluta sicurezza.

Le maggiori preoccupazioni per il 5G, e la relativa esposizione a radiofrequenze  elevate, riguardano tre elementi:

  • Cancerogenesi: Alcune ricerche pare abbiano evidenziato un legame tra  esposizione a frequenze elevate e alcuni tipi di cancro.
    Tuttavia, non vi è nulla di certo né definitivo
  • Danni al DNA: Alcune ricerche, condotte su animali da laboratorio, hanno evidenziato che una prolungata esposizione a radiofrequenze elevate potrebbe danneggiare il DNA. Tuttavia, non vi è nulla in merito a cosa possa accadere sull’uomo.
  • Altri possibili effetti: Vi sono altri possibili effetti dati dall’esposizione prolungata a radiofrequenze elevate, tra cui disturbi del sonno, problemi di fertilità e mal di testa. Tuttavia, anche qui non c’è ancora nulla di certo.

Anche se, oggi, va detto che sono stati fatti diversi progressi per rendere l’impatto di questa maggiore frequenza più “sicuro”, come si può vedere potenziali rischi ci sono.

Va anche detto, per “stemperare” l’apprensione, che forse a qualcuno è venuta, che la cosiddetta “banda alta” del 5G non è molto utilizzata. In Spagna, addirittura, le bande utilizzate erano solo quelle di 700 Mhz (banda bassa) e di 3,5 Ghz (banda media). Solo recentemente, si sta utilizzando anche quella alta di 26 Ghz. Tuttavia, solo per determinate applicazioni.

Dai dati che ho potuto trovare, i Paesi Scandinavi non utilizzano la banda cosiddetta “alta”, e utilizzano solo quella bassa e quella media.

Quindi, i problemi di sicurezza, lì, non ci sono più di tanto. 

Il problema del pericolo delle frequenze più alte, che riguarda, come visto, la sola “banda alta”, è “stemperato” dal fatto che questa non è sempre utilizzata, e non lo è in maniera così massiccia.

Inoltre, lo è di fatto solo nelle grandi città, dove vengono installate diverse “celle” (stazioni ricetrasmittenti) a completamento di quella che si chiama “rete cellulare principale”, vale a dire un Sistema di Telecomunicazioni diviso in aree dette “celle”.

Inoltre, perché le mmWave possano essere attive, trasmettitore e ricevitore devono “vedersi” tra di loro (tecnicamente si dice che trasmettitore e ricevitore devono essere sulla stessa “Line of Sight” (Linea di Vista, in sigla LOS). Questo ci dice che, spesso, all’interno degli edifici queste onde non ci sono, o comunque passano con difficoltà.

Quindi, in molti casi, si riceve con le onde di bande più basse, che non creano problemi.

In questa prima parte abbiamo già evidenziato alcuni elementi “critici” di questa Tecnologia. Alcuni dei quali non sono ancora stati definiti.

Nella prossima parte continueremo il discorso su queste criticità, mostrando anche come il 5G sia stato spesso contestato e, in alcuni casi, anche “bloccato”.

Poi, parleremo di come utilizzarlo in sicurezza e, non da trascurare, quando può offrirci considerevoli vantaggi rispetto al 4G.

Restate “sintonizzati”!

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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