Prontuario della Distensione: come gestire le nostre emozioni?

Prontuario della Distensione: come gestire le nostre emozioni?

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Come gestire le nostre emozioni?
Le emozioni hanno un ruolo importante nella nostra quotidianità. Spesso additate come le responsabili di errori o colpi di testa, esse hanno una loro utilità. Potremmo considerarle un sistema d’allarme e prevenzione.

Il nostro cervello emotivo ha elaborato da migliaia di anni tali reazioni di base che ci avvisano di un cambiamento interno fronte ad un avvenimento esterno. La distensione inizia col recepirne il messaggio e l’utilizzarne adeguatamente l’informazione ricevuta.

Ciascuna delle nostre emozioni ha dunque un ruolo, una sua specifica utilità. E questo nonostante il suo indice di gradimento! Se il metterne in sordina qualcuna può procurarci un sollievo momentaneo, a lungo termine la “soluzione” si rivelerà peggiore del male.

Se per evitare ansia o panico ci impediamo un’attività (il parlare in pubblico, per esempio) limiteremo certamente lo stress, ma ci impediremo interessanti progressi professionali. Inoltre, spiegano le ricerche di professionisti del settore, un’emozione inibita può riemergere all’improvviso con una certa violenza o esprimersi attraverso altre spiacevoli manifestazioni fisiche o emozionali.

Così irrigidimenti, dolori muscolo-scheletrici, tensione, stress, ansia e depressione; nausea e problemi gastrointestinali; stanchezza e disturbi del sonno possono essere la conseguenza di emozioni represse, come la distrazione, i problemi di concentrazione e le perdite di memoria.

(Per approfondire https://lamenteemeravigliosa.it/emozioni-represse-memoria-corpo/ ).
Staccare realmente la spina richiede, al contrario, la capacità di accogliere le nostre emozioni, accettarne il vissuto, capirne meglio la natura e le origini allo scopo di utilizzarle in luogo di subìrle o di evitarle.

La paura è un’emozione primaria, presente nel genere umano che ha una funzione adattiva e ci protegge fronte a un pericolo o a una minaccia. Utilissima sin dai primi anni di vita, la paura tende ad imporsi con una certa forza e a condizionare i nostri comportamenti, così come l’ansia, lo stress e l’inquietudine che l’accompagnano o la caratterizzano.

A questa emozione, possiamo reagire con l’inibizione che ci impedisce qualsiasi reazione (onde evitare di eccitare l’aggressività altrui), la fuga o l’attacco (a seconda della valutazione della nostra possibilità di prevalere).

Il problema è che le soluzioni che la nostra paura ci propone sono troppo semplicistiche, immediate, condizionate da un vissuto esperienziale subitaneo e repressivo. Operare in obiettivo distensione significa autorizzarsi a risentire la paura e immaginare soluzioni capaci di travalicare quelle immediate ed istintive.

Un’altra emozione che tende ad imporsi in maniera piuttosto aggressiva è la còllera. Originata dal nostro senso d’impotenza fronte ad una situazione vissuta come ingiusta, ci spinge a lottare contro ciò che consideriamo un sopruso con una forza che può sfociare nella violenza.

Quando siamo in còllera siamo tendenzialmente aggressivi e comunque alterati. Adottiamo atteggiamenti che non sono considerati accettabili dalla nostra cultura attuale. Per questo, interiormente rosi da questa tensione repressa, finiamo per rivolgerla contro noi stessi o convogliarla su persone ed oggetti estranei che poco o niente hanno a che vedere con essa.

Saperla riconoscere, capirla e superarla, utilizzando la sua energìa senza trasformarla in violenza, è una delle chiavi di vòlta del processo distensivo.

Un’emozione intrinsecamente legata al nostro bisogno di appartenenza, di attaccamento è la tristezza. La proviamo quando perdiamo qualcosa o qualcuno a cui siamo legati, ma anche quando abbandoniamo un progetto, un ideale o un’aspirazione.

Un’emozione che può essere evacuata attraverso la libera espressione del pianto. La tristezza ci spinge ad un ripiegamento introversivo, alla riflessione, ma soprattutto alla ricerca di un adattamento alla nuova realtà che ci si propone, per rimetterci in pista in modo nuovo e diverso.

Quando riusciamo a dominarla e a sormontarla, abbiamo l’impressione di essere “un’altra persona”, più matura e profonda, lucida e realista. Se, al contrario, entriamo in una dinamica oppositiva e non le attribuiamo alcun senso, la tristezza può prostrarci e fragilizzarci per molto tempo.

Un’emozione positiva, dunque assai meno problematica delle altre è la gioia. Il suo ruolo è quello di segnalarci che la situazione è positiva, ci fa del bene e che dovremmo rinnovarla il più sovente possibile. La gioia ci spinge alla comunicazione positiva, alla condivisione che a loro volta ci trasmettono una sensazione di felicità. La gioia ci dà l’energia dell’ottimismo.

Purtroppo tuttavia alcune persone hanno difficoltà ad abbandonarvisi, a risentire pienamente questo vissuto di felicità, di serenità, di piacere. Sia perché la collegano all’idea di egoismo, di “peccato”, d’infrazione di un divieto; oppure per scaramanzia, perché temono un futuro meno felice. Tutte ragioni rispettabilissime, ma che impediscono a costoro di godere dei bei momenti che la vita regala e che consentendo poi di tollerare e superare meglio momenti necessariamente meno favorevoli e idilliaci.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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