Fotografare il mare per ritrovare se stessi…

mare

Di Anna Lisa Minutillo

Fotografare il mare, una creatura difficile da spiegare, tra tentativi ed emozioni che si susseguono rapide come gli scatti che si dipanano nella brezza del mattino.
…Ci provi sempre, anche se sai già, prima di scattare, che qualcosa sfuggirà all’obiettivo, che i colori non arriveranno esattamente come li percepisci, che i profumi non coroneranno la visione d’insieme, che la melodia che accompagna quel click non sarà udita se non da te, ma comunque ci provi.

Osservi la maestosità del “tuo” mare, osservi le enormi distese di sabbia che nulla hanno a che fare con le “solite”strade di Milano, non esistono confini, non ci sono segnali stradali, non il caos dei troppi rumori di fondo.

Hai piedi liberi che affondano, che disegnano, che sentono, non ingabbiati in scarpe chiuse che devi scegliere per far si che non stonino con quanto indossato.
Non importa come vesti, sei comoda avvolta in un pareo, oppure con un paio di calzoncini, perché non devi essere elegante, devi essere presente.
Ma è sbagliato anche il termine devi, non devi nulla, puoi essere ciò che sei, ed è questo ciò che conta. Anche i capelli, sono lì, scompigliati, liberi dalla piega settimanale e dalla tortura di piastre ed affini. Diventano ciò che sono, una cascata di riccioli ribelli, che non si domano, che sono liberi di cadere e ricadere come vogliono.

È un richiamo, ogni alba è perfetta così, ogni volta che ancora avvolta dal buio, apri la porta di quella camera d’albergo che riposa ancora, e cercando di fare meno rumore possibile per non disturbare, ti richiudi alle spalle, sapendo di avere un appuntamento a cui non puoi mancare.

Pochi passi e sei lì, vestita di sale e vento, a piedi nudi, con gli occhi che diventano enormi ogni volta che si posano sulle sfumature che si delineano nel cielo.
A farti compagnia le parole del mare, quelle che ascolti e quelle che gli affidi, quelle che nessuno sente ma che presenti sanno sempre trovare il modo per giungere a destinazione. Il mare è un fatto serio, non si può condividere con chiunque, troppi non capirebbero, troppi ti chiedono come mai vista un’alba, senti il bisogno di vederne altre e non ti bastino mai.

Troppi ti chiedono perché invece di riposare, almeno in vacanza, ti continui a svegliare così presto. Differente però lo svegliarsi presto “cittadino”, quello in cui fermi parole che indirizzi ad altri, quello in cui segui l’evolversi di notizie quasi mai positive.
Qui il risveglio merita di essere vissuto e se decidi di fermare parole, per poi liberarle, lo fai per te… Poi ci sono quelli che tentano di “copiare”le tue emozioni, li vedi lì, riempire profili di foto che immortalano il mare, li vedi cercare ispirazione rubacchiando qua e la, tra le tue considerazioni, trasformarle in poesie rutilanti, che diffondono come se non ci fosse un domani.

Una ruota di pavone che non gli appartiene, perché è scaturita da parole e pensieri altrui, ma lasci fare, perché tu lo sai che il mare è un fatto personale, è qualcosa che ti abita dentro, qualcosa che va oltre le mode ed i tempi, qualcosa che arriva o non arriverà mai, nonostante i copia incolla, nonostante la scelta dei termini, nonostante te.
Alla chiamata del mare, non porti nessuno, solo raramente qualcuno la percorre silenziosamente con te.

Questo perché una sola parola potrebbe danneggiare l’atmosfera che vivi, questo perché chi ti sa non ha bisogno di parlare, questo perché tra te ed il mare non ci possono essere ostacoli.

Così, ci provi a fermare colori ed emozioni, ci provi seguendo quel canto di dolce movimento di pensieri ed onde.

La magia si compie, su spiagge dove non ci sono differenze, dove non importa chi sei e cosa fai durante l’anno, dove puoi giungere da qualunque luogo del mondo, credere in un dio differente, avere la pelle più o meno scura oppure diafana e particolare.
Quelli che sono lì, avranno seguito il loro richiamo, pur guardando le stesse cose vedranno particolari differenti, udiranno note e parole che tu non sentirai.
Un grande collage di emozioni che ognuno vivrà a modo suo in questo qui ed ora, in questo incontrarsi non programmato che segue regole tutte sue, che ti prende per mano e ti conduce in luoghi che provi a raccontare.

Piedi che disegnano cammini che restano sospesi tra tempo e spazio, tra mare e sabbia, tra sfumature e vita .

È un appuntamento magico, qualcosa che silenziosamente accomuna chi si ritrova a viverlo, senza il bisogno di spiegare, perché a parlare è lo stesso sentire.
Le albe non sono tutte uguali, non si cattura nulla, si cristallizzano emozioni che si prova a far volare rendendole libere di giungere a chi, solo per un attimo le riesce a sfiorare, perché sono libere e devono volare. Il mare è un fatto che non si può spiegare, ed è giusto così, tale deve restare.

***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del blog cheventochetira.altervista.org per la libera ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Anna Lisa Minutillo si trova al seguente link: https://cheventochetira.altervista.org/fotografare-il-mare-per-ritrovare-se-stessi/?fbclid=IwAR37E3AlaO1yGwttD0Y2nACYdvvWrE9T-wMYg99QREF8pNijyPFyklsf61E&doing_wp_cron=1598166992.7327079772949218750000

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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