Lettera al direttore di Alessandro Bertirotti
Io sono nessuno. Esattamente come lo siamo tutti, anche se molti individui credono di essere più significativi di altri, perché confondono la loro esistenza con l’esercizio del potere. Una confusione che, peraltro, caratterizza l’evoluzione della nostra specie da parecchi millenni.
Una delle cose che si imparano facendo il mio mestiere, ossia l’antropologo che studia la mente, l’antropologo della mente, è la cautela necessaria che si deve esercitare nei confronti delle riflessioni umane, e quindi delle scelte, che essi stessi compiono nei confronti di temi esistenziali legati alla gioia e al dolore.
Molti antropologi si sono chiesti nella loro carriera se esistessero universali biologici che potessero oltrepassare le differenze culturali e personali, rispetto ad alcuni problemi dell’esistenza, e molte scuole di pensiero sono riuscite a proporre una loro visione rispetto a questo problema.
Io ritengo che sia importante, all’interno di una qualsiasi etnia che vuole definirsi evoluta dal punto di vista antropologico, garantire ad ogni individuo la possibilità di pensare il proprio futuro secondo criteri che possono essere incomprensibili ai più, ma non a se stesso.
È ovvio che questa incomprensione non debba sconfinare nell’assenza di rispetto da parte di coloro che la pensano diversamente da noi. Quando accadesse, come accade, si dialoga.
E, generalmente, una sintesi si trova. Ecco, queste sono le mie umili idee.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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