Ferragosto, Croazia: una cartolina scritta da Bruxelles

Ferragosto, Croazia: una cartolina scritta da Bruxelles

Di Lucaa del Negro

Il Direttore responsabile – gentile come sempre – mi chiede qualche impressione dai miei spostamenti: rispondo con normale e sincero piacere, e mi metto al lavoro di buona lena.

La notevole libertà di pensiero che alberga sulla testata giornalistica “Gli Scomunicati“, che corrisponde alla linea editoriale scelta fin dalla fondazione (ormai 17 anni fa) dalla fondatrice e direttore responsabile Emilia Urso Anfuso, stavolta mi mette quasi a disagio; è certamente il caldo, l’afa estiva che si consuma in questo periodo dalla notte dei tempi che mi sospinge verso qualche malsano pregiudizio, dicasi pure isterismo nel tentativo inconscio di avere direttive e coordinate precise da seguire -percorso estremamente più facile per il sottoscritto- rispetto all’indole che spazia nelle immagini e nella critica per il mezzo di (non) poche inesorabili righe battute: sarò leggero e quasi superficiale come un articoletto estivo si confà? Saprò incidere nelle decisioni del lettore alla maniera di “Plein Air”?

Ahia!

Il giovine Stato croato (Republika Hrvatska), Repubblica nata dalle ceneri della ex-Jugoslavia, si adagia con estrema grazia e bellezza nel Mare Adriatico: spiccano tra la capitale Zagabria e le famose cascate di Plitvice, le isole, i fiordi ed una costa da sogno, i nuovi territori dell’Europa dell’euro.

Naturalmente il turismo qui esiste da sempre, sebbene molte cose sono cambiate dalla fine del sistema socialista che il Maresciallo Tito aveva consacrato proprio nelle isole Brioni (Briuni) -oggi croate- paradisi che anche il jet set della Lollo, della Loren e della coppia Liz Taylor e Richard Burton conoscevano e frequentavano sovente per questa citazione di gossip-datato, e fino ad arrivare ai primi croceristi degli anni ’80 i quali solcavano spavaldi le onde di Lesina (Hvar) e Lussino (Lošin). E questo è un bene ma non assoluto per il mio pensiero. (Dubrovnik, l’antica Ragusa -sempre porzione della Croazia di oggi- è stata un’altra meta importantissima e per incontri ufficiali a livello mondiale e per intrighi internazionali che Belgrado, la Capitale della odierna Serbia ospitava…)
Comunemente, devo registrare che molte cose non sono cambiate, sicché l’unica vera industria attiva e di profitto di tutta l’ex Jugoslavia è possibile possa essere ripresentata ai (tanti) turisti che si affacciano in queste Lande per la prima volta:non un bene questo oso dire, mai in maniera categorica per onestà intellettuale che vo’ cercando.
Lungi ora e qui un’analisi dettagliata della storia recente e per altro assai complicata e indecifrabile per chi non ha vissuto nei Balcani (Trieste, ricordo, è in Italia appena dal 1954) alla larga da giudizi che non mi spettano e che potreste mal interpretare, qualche accenno foss’anche per introdurre il mio prossimo scritto che appunto tratta di questa materia ed intitolato “Capitalismo ed acqua minerale. Spiccia analisi dell’espansione del fenomeno nei Balcani post-socialisti, con il sapore sloveno in bocca” lo devo fare, per concettualizzare almeno la presunta correlazione di elementi sopraggiunti tra il fiero Popolo slavo (che non rinnega affatto -all’unisono- la propria libertà e di come se l’è guadagnata, leggi di Partigiani e del Comandante supremo) e la Comunità europea ormai luogo di “Melting pop” vicino al default statunitense ed i cui cittadini cercano la comprensione di un sentimento diffuso che conio con “unfair“, termine inglese che spiega perfettamente le preoccupazioni degli autoctoni.

L’Istria, Regione florida, profumata, indi magnifica (Divna!) e che il leone di San Marco rese moderna e vitale sorvolando codesta ricostruzione storica sulla romanità ancora ben presente con le rovine dell’Arena di Pola (Pula), oggi è tagliata dal confine croato-sloveno entro cui per la cronaca si trova la superstrada (slovena) probabilmente più cara d’Europa: circa 16€ il costo della “vignetta” se rientri entro sette giorni, trafficato serpente d’asfalto lungo appena 10 Km. e però bypassato regolarmente grazie al GPS lungo stradine locali per “la gioia” dei locali intasati da camper, roulotte, e colonne di auto. Per un esempio ed uno soltanto, questa penisola abitata da una popolazione dal dolce simil dialetto veneto (diciamo pure triestino) così come la Dalmazia ed il Quarnero, nonostante gli sforzi di Roma per mantenere vive le minoranze, oggi si è votata al turista del nord Europa (inglesi in arrivo grazie alla modernizzazione dell’aeroporto polese!) ed a lui soltanto, lingua parlata (difficile trovare la minoranza croata di lingua italiana attiva in questo settore laddove la generazione di pescatori di un tempo è sepolta…) e tutto il resto, in considerazione tuttavia che i finanziamenti arrivano sempre da lassù, ed ora anche con un interessante variante spagnola incentrata sui fondi di investimento.

(I soldi servono, le infrastrutture sono sempre assai scarse, fatiscenti e mal gestite, la manutenzione -restauri eccetera- è un mezzo disastro…)

Il turista del nord, da sempre accompagnato da quello un tempo contingentato a forza dal Partito che tratteneva un membro della famiglia in patria come deterrente alla fuga che arrivava dall’Est (bus carichi di carne in scatola e coperte al posto degli asciugamani al seguito), polacchi, ungheresi, cechi e slovacchi e che oggi viaggiano alla pari del tedesco, dell’austriaco e del danese, arriva come arrivava via gomma, giacché le ferrovie qui si sono arenate subito dopo le ottime pianificazioni della dinastia Asburgo-Lorena che culminò con la visita dell’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Maria Anna in quel della Villa Angiolina ad Abbazia (Opatija), la Perla dell’Adriatico. (Benito Mussolini non lo cito apposta…)

Se diamo per scontato che “il cittadino nordico” oggi, passati duecentocinquanta anni dagli Asburgo, sorvola sulla pasta scotta e si abbuffa di carne alla griglia, (il tipico porcellino infilzato è parte del paesaggio istriano e lo spiedo rovente riflette ilarità da parte degli indigeni quando messi al corrente che “in Italia” lasciamo i cinghiali scorrazzare tra le vie nel mentre il panico generale si diffonde…) vorrà dire qualcosa quando trova più alloggi, più resort, più camping, più parcheggi e più “Spar” ma soprattutto trova più pulizia e tutto più funzionale?

Le bandiere blu stellate (EU) praticamente sono presenti in ogni ristrutturazione, in ogni rifacimento, in ogni nuova edificazione: tutti contenti ed anche quei famosi “affittacamere/zimmer frei” che vedono aumentare le potenziali famiglie che cercano l’alloggio, Hotel a parte. “Booking.com” di parte.

I grandi alberghi che osano commisurare prezzi da “Costa azzurra”, Dubai compresa, (160€ al giorno per lettino con parasole registrato a Rovigno) si stagliano sull’offerta generale che rimane comunque a buon mercato od in linea con Grecia ed altre mete conosciute in Adriatico, se non consideriamo come è giusto che sia dalle letture dei dati di affluenza, luoghi di turismo di massa l’Albania od il Montenegro. La gestione di questi nuovi colossi, invero, presenta un problema, uno che si sta allargando a tutte le offerte ricettive praticamente da quest’anno sold-out e che assilla il libero mercato appena plasmatosi: il personale di servizio.

Il libero mercato che si accinge ad “assorbire” (ristrutturare) opere di edilizia al limite della obsolescenza ma ancora utilizzate (leggi calmierate) in ottica socialista per i contribuenti raggruppati in categorie (operai, impiegati, poliziotti, eccetera), in esaurimento costante della manodopera degli “ex-fratelli” bosniaci e macedoni (molto) più poveri (montenegrini inclusi anche se pochi) e composta da  giovini che non cedono più al lavoro sottopagato o non pagato sufficientemente (da 3 a 7 euro l’ora) e che grazie a “Flixbus” tentano l’evasione/ricollocamento/asilo/ricongiungimento famigliare in Germania, Austria e via via  sempre più a nord, è sottoposto ad indagine politico-esplorativa dalle Amministrazioni, e forse siamo in prossimità di una (prima) svolta: Hotel oppure Motel o mega strutture come il “Villaggio Lanterna” di Parenzo (Poreč) dalla capienza di circa diecimila (!) camperisti, iniziano a soffrire questa fatica limitandosi per ora ad osservare questa novità inattesa lasciando parzialmente chiusi alcuni servizi.

Leggi o normative in tema sono all’ordine del giorno a Zagabria: il rilancio che indubbiamente l’euro ha portato (gli analisti che sostano fuori della Croazia -sempre in attesa di smentite- sono spesso di parte e ragionano senza confrontarsi con la realtà dei luoghi e per partito preso o, peggio, sono accecati dalla faziosità di sostenere i propri finanziatori, vedi gli articoli del giornale “Il Piccolo” di Trieste) e che Bruxelles elargisce ma attraverso integrazioni spesso -a lungo termine- devastanti per i cittadini che non si adeguano per lo più nascoste nel Fondo Monetario Internazionale (FMI), lascia pochi spazi di intervento; uno registrato nelle ultime ore sembra andare contrario rispetto alla libera impresa o quantomeno ai diktat europei e, chiede di togliere la proprietà privata dai litorali, obbliga addirittura le strutture alberghiere che lo hanno fatto ad aprire i cancelli.

Sia questo un atto simbolico ed operazione che non andrà a regime, non mi è dato di sapere al momento, certo è che le posizioni dell’intero Parlamento croato hanno poche affinità con l’Italia di oggi e mi domando: sono caduto in un equivoco se interpreto che in Italia una Legge del genere verrebbe dipinta come “comunista” e aprirebbe un mare di discussioni senza approdare a nulla?

In Croazia così non è, almeno non in questo frangente secondo la lettura dei quotidiani locali e, addirittura, è plausibile l’accostamento di questa proposta legislativa con i Partiti più a destra nello schieramento, dove troppa libertà può essere interpretata come troppo potere al Mercato e quindi alla presenza oltremisura di capitali stranieri, facendo sì di perdere autonomia e sovranità, perché non si abbia a dimenticare che in loco mancano -al momento- e una classe dirigente e una idea liberale come la von der Leyen comanda, e questo non solo per le ragioni evidentemente socio-economiche e storiche.

Non sono esattamente le cassette di frutta e verdura di produzione italiana e le attrezzature da spiaggia rigorosamente emiliano-romagnole che già si intrevedono in questi luoghi tra le prelibatezze locali e che potrebbero essere presto affiancate dal pescato, dalle olive greche e tunisine di prezzo il punto di scontro, ma potrebbe diventarlo, se l’interesse finale non sarà il Paese; le “nuove democrazie” sembrano valutare differenti ricette, affrontando un’idea di Comunità stretta nel sano nazionalismo che offra diritti ai propri cittadini che si impegnano quotidianamente con doveri. Orban, insomma, potrebbe non essere così isolato come la Meloni e la Le Pen ci stanno dimostrando mal_destramente…
Croazia: pochi milioni di abitanti, un’economia stabile esclusivamente nei mesi estivi (checché se ne possa dire) e che nasce in un’epoca di transizione e di guerra con l’immigrazione quale effetto principale che cresce in maniera vertiginosa; sono – questo è certo – dati di fatto che dicono poco ai portaborse: ciò che evinco è che nessuno si pensi salvo e men che meno rivolgendosi alla Comunità Europea.

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**Immagine di copertina di Lucaa del Negro

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Lucaa del Negro

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