#SullaStradadelvino: La Sardegna di “Vino da Bere” il 21 e 22 Gennaio presso Hotel Belstay a Roma

#SullaStradadelvino: La Sardegna di “Vino da Bere” il 21 e 22 Gennaio presso Hotel Belstay a Roma

Rubrica a cura della giornalista Susanna Schivardi e del sommelier Massimo Casali

SullaStradaDelVino stavolta va in Sardegna, per le novità e le conferme ma anche qualche curiosità che vale la pena raccontare.

Sempre ci siamo lasciati conquistare dalla terra sarda e dai suoi colori, quali magnifici sapori e quale cielo ricopre questa terra selvaggia e severa, col suo maestrale sferzante e le sue coste ribelli, e qui dove il mare è straordinario e l’aria tersa, il vino prende forme inverosimili, le varietà numerose e poco conosciute si alternano a quelle più note che riempiono gli scaffali delle enoteche.  

Un piacere immenso riabbracciare i primi amori quando si ripresentano a pochi metri da casa, con i loro sapori inconfondibili. Quello che accade oggi presso l’Hotel Belstay di Roma è proprio un bel viaggio in Sardegna senza prendere aereo o traghetto e dolce è immergersi nelle sue acque rimanendo a galla senza nuotare.

Il sommelier Massimo Casali e alla sua destra la giornalista Susanna Schivardi

Evento organizzato dal magazine Vinodabere.it diretto da Maurizio Valeriani (dalla sua nascita nel 2017), giornalista enogastronomico e guru dell’enologia, mosso da una sfrenata passione per la Sardegna.

Tante le cantine, almeno 40 selezionate e 170 etichette dalle varie zone dell’isola: Alghero, Gallura, Sorso, Mamoiada, Mandrolisai, Ogliastra, Orgosolo, Oristanese e Sulcis. Approfondite le masterclass su piede franco e la viticoltura di montagna, per terminare con la mattinata della domenica su Mandrolisai e la vocazione enoica dell’entroterra sardo. Accento evidente sulla crescita della Sardegna e dei suoi vini dalla qualità innegabile, un territorio poco antropizzato e un inquinamento limitato la rendono un distretto perfetto per la coltivazione bio. Quale migliore occasione per parlarne proprio grazie a questo appuntamento a cui non potevamo mancare.

Prendiamo il via da Alghero per conoscere Poderi Parpinello di cui andiamo ad assaggiare il Torbato Centogemme e il Sessantaquattro, una selezione del Vermentino dalla decisa carica glicerica. Con Ala Blanca, Vermentino base, troviamo la sapidità che ci aspettiamo.

Per la Gallura vi segnaliamo la Cantina Tani di cui assaggiamo due versioni del Vermentino, il Meoru che fa vendemmia anticipata e il Taerra molto rappresentativo della varietà. Per i rossi ci concediamo il Donosu Cannonau in purezza che fa solo acciaio e per finire il Serranu, blend di Cannonau, Bovale Sardo e Merlot che fa legno per 12 mesi e si esprime davvero in maniera eccellente.

Li Duni, azienda già incontrata all’evento della Gambero Rosso, per degustare il Nalboni 2021, un Cannonau molto diretto e verticale, dai sentori speziati ma corroborati da una frutta improvvisa e piacevole.  Per i bianchi Rena Bianca, da vitigni piede franco e particolarmente salmastro grazie ai terreni sabbiosi. Infine, il Rosato Minnammentu, dal colore rosa intenso e dalle caratteristiche tipiche di ciliegia e mirtillo al gusto, molto morbido.

Arriviamo in Gallura e come non salutare i nostri carissimi amici dell’azienda Murales, che tante volte abbiamo visitato in azienda per degustare i loro vini ma anche cenare nel loro raffinatissimo ristorante. Giuliana ci accoglie con il suo immancabile sorriso per iniziare con una bollicina felicissima, In Faulas Veritas, uno spumante asciutto e armonico, lunga permanenza sui lieviti (36/60 mesi), caratteristico naso di frutta secca e colore paglierino tenue. Tra i rossi ad attenderci un fremito di Gallura, Arcanos, 2018, Cannonau in purezza e una vinificazione in cemento termoregolato, l’invecchiamento lo arrotonda e lo rende gradevolissimo, al palato raffinato, strutturato, al naso frutta, tabacco e liquirizia, al gusto convince e mette in evidenza delle notevoli possibilità evolutive. Il Carignano si esprime con il Nativo, un vino complesso, dalle note di cacao, noce moscata, spezie e fiori. Al gusto armonico e con tannini eleganti.

Andiamo però a scovare le chicche, perché oggi siamo rimasti affascinati da una realtà che non conoscevamo, il Mandrolisai. Regione della Sardegna proprio nel cuore dell’isola, e Doc dal disciplinare rigido, che comprende tre varietà, Cannonau, Monica e Bovale, ma non blendati, bensì già assemblati in vigna, dove percentuali di ciascuna varietà sono già presenti e nella raccolta non ci si può sbagliare per rispondere a quanto prevede la Doc. Approfondiamo questa bella realtà con Roberto Manca, dell’omonima piccola azienda vitivinicola di Atzara, nel nuorese. Tutto inizia nel 2020 ma in realtà anche prima grazie al lavoro instancabile del papà Antonio. Cinque ettari per vigne vecchie fino a 110 anni, su terreni sabbiosi da disfacimento granitico a 600 metri slm.. Siamo nel cuore del Mandrolisai e del Paesaggio Rurale Storico d’Italia. I vigneti, registrati nell’Albo di tutela e valorizzazione dei vigneti storici, danno vita al primo vino dell’azienda che vorremmo qui ricordare, il Bingia Manna, vigna grande. Un colore rubino molto intenso per un bouquet di frutti rossi, in bocca verticale, lungo e persistente.

Sempre nell’area produttiva di Mandrolisai e a Ortueri precisamente incontriamo l’azienda di Raimondo Frau, Su Creccu, che ci apre il mondo del Lacconargiu, vitigno a noi prima sconosciuto. La varietà autoctona della zona è stata da poco riscoperta, ci racconta Raimondo, che proprio lui, grazie alla sua esperienza in Friuli, ha voluto ridare lustro a questo bianco che in Sardegna si trova solo qui e che un tempo veniva usato come uva da tavola. Non si sono trovate altre corrispondenze del DNA ad eccezione del Brustiano Corso; quindi, si può riferire questo come un unicum della Sardegna e del sistema sardo-corso. Da poco iscritto nel registro nazionale, oggi si presenta in questa bella bottiglia, colore giallo paglierino carico, al naso frutti gialli maturi, al palato intenso e persistente, alcol presente ma che si smorza poco dopo, non invasivo. Da bere a temperatura ambiente per assaporarne le unicità.

Un bel giro obbligatorio in quei di Mamoiada, dove ha luogo un’associazione culturale che si chiama Mamoja, 70 viticoltori di cui 22 che imbottigliano per un totale produttivo di 400mila bottiglie l’anno. Ricadono sotto la zona di Mamoiada, proprio al centro della Sardegna, le denominazioni Doc Cannonau di Sardegna, Igt Isola dei Nuraghi, Igt Barbagia e Igt provincia di Nuoro. Non è prevista nessuna sottozona territoriale Mamoiada. Incontriamo varie cantine della zona, la prima è Francesco Cadinu, che nasce nel 2015, ma ovviamente passione per il vino da molto prima. Più di cento anni è l’età del vecchio vigneto, ancora produttivo, si pratica l’aratura ancora a mezzo di buoi su sei ettari che comprendono varie ghiradas con terreni di origine granitica in disfacimento, che regalano grande struttura ai vini.

Assaggiamo il Cannonau, Perdas Longas, molto identitario che prende il nome dalla ghirada omonima e fa fermentazione spontanea. Per i bianchi rimaniamo catturati da Mattio, Igt Barbagia bianco, Granatza in purezza. La Granatza è un vitigno autoctono che veniva impiantato tra i vigneti di Cannonau, oggi uva sconosciuta ma molto apprezzata per il suo carattere distintivo. Di recente inserita nell’albo nazionale, la sua valorizzazione è stata resa possibile attraverso nuovi impianti fatti da selezione massale dei ceppi più antichi presenti nel territorio di Mamoiada. Per terminare il nostro giro nel centro Sardegna proponiamo un assaggio di Teularju, azienda a gestione famigliare di Francesco Sedilesu e Rosa Muggittu. Una storia d’amore a prima vista con questo lembo di terra, come racconta Francesco, quando gli si parò il monte Gonaro davanti e una distesa ricoperta di enormi massi granitici. Il padre di Francesco continuava a schiacciare la terra con i piedi e il figlio gli disse che andava e bene e il vino sarebbe stato buono. Isperamus fu il commento.

Il bello spesso nasce da poesia e questa lo è in tutti i sensi, i vini prendono i nomi dalle ghiradas da cui provengono, Ocruarana e Cala’Gonare, 2019, la tentazione di non cedere alla Doc prevale sulla volontà di portare avanti l’identità attraverso il territorio di origine dei vini, e questo si legge nelle loro bottiglie, Cannonau molto intensi, fruttati, speziati, dal corpo vigoroso e dalla personalità spiccata. Il pomeriggio si chiude con la cantina Mertzeoro, dal nome di Melchiorre, re magio che portò il re a Gesù e nome del padre dell’azienda, Melchiorre Paddeu. Quattro bottiglie diverse per le due ghiradas di appartenenza, Mulinu e Baduorane, e con indicazione geografica, Barbagia Rosso, che apprezziamo molto per loro onestà e verticalità. Queste piccole produzioni ci esaltano, il Cannonau di aziende meno blasonate risulta un concentrato di dedizione e lavoro di grande rispetto per la terra e le sue caratteristiche peculiari. La Sardegna di Vinadabere.it termina qui, con grande soddisfazione da parte dei produttori e ricca presenza di winelover e operatori del settore.  

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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