A margine

A margine

Di Claudio Rao

Nutrirsi del sociale. Ma anche del contraddittorio. Di cultura. Di superfluo. Ecco l’indispensabile! Considerato pressocchè unanimemente inutile, dato per scontato. Banalizzato. Eppure se c’è una cosa che questa mefitica pandemia ci dovrebbe insegnare è proprio che siamo animali sociali. Inutile citare Aristotele per alzare il tiro. Osserviamo i nostri adolescenti, i nostri anziani. Osserviamo noi stessi. Psiche allo specchio, insomma, e giù le maschere! Cosa ci manca maggiormente in questa situazione surreale, in questo girone dantesco che sembra un incubo dal quale è estremamente difficoltoso svegliarsi? Le relazioni umane, sociali. Il rapporto con l’alterità. Il mutuo, reciproco arricchimento che prescinde dal virtuale per nutrirsi di sorrisi, di abbracci, di silenzi, di sguardi, di battute e di riflessioni a quattro mani.

A distanza di un anno, nulla sembra cambiato. Eppure tutto si sta profondamente modificando. Certo, possiamo chiederci che cosa tutto ciò abbia insegnato alle nostre élites politiche ed economiche, ma soprattutto sanitarie italiane ed europee. Anche mondiali se riflettiamo su Paesi quali Russia ed Israele. Ma la cosa che mi solletica maggiormente (sono sempre stato un  esistenzialista) è cosa sta cambiando tra di noi e nella nostra percezione del mondo. L’alterità che ci nutre e ci sostanzia, che ci aiuta a costruirci, strutturarci, differenziarci è diventata un optional. Al di là dei Social e, forse, dei rapporti di lavoro. E questo ha effetti piuttosto subdoli sulla nostra psicologia. Se da un lato siamo rinchiusi tra le mura domestiche in una coabitazione forzata (i cui effetti sono spesso disastrosi), dall’altra tutto è asetticizzato – financo la stretta di mano con la cordiale gomitata che ne fa le veci! Gli effetti sui nostri giovani li misureremo tra qualche anno.

In siffatto contesto, due protagonisti sociali assumono un ruolo fondamentale imprescindibile. O dovrebbero farlo. Il sistema educativo e quello dell’informazione. Entrambi potrebbero, dovrebbero (il condizionale è d’obbligo – ahinoi!) sollecitare il pensiero critico, nutrire la riflessione, provocare intellettualmente i propri intelocutori, facendoli finalmente uscire da quel torpore in cui decenni di “panem et circenses” li hanno confinati. Tirarli fuori dalla propria nicchia di pensiero “copia-incolla” per stimolare, nutrire la loro materia cerebrale. “La ragione ci fa codardi tutti” afferma Amleto nel suo soliloquio. Forse questo oggi è più vero che mai. Con la colpevole complicità della maggior parte dell’Intellighenzia e dei Media.

Per questo le poche voci fuori dal coro hanno un valore ed un merito tutto particolare. E, come il tafano di socratica memoria, punzecchiandoci, ci spingono ad un uso più autonomo e meno consensuale della nostra intelligenza. Nutrendoci di diversità.  

Postilla:

A margine di che? – potrebbe venire da chiedersi (ri)leggendo questo titolo. A margine di una telefonata con un’amica che ha risvegliato la mia sonnolenza, tirandomi fuori da un letargo di comodo. Da una fuga dal reale. Da un ripiegamento introversivo. Risvegliando la mia primavera. Riaccendendo la mia riflessione sopita – singolare meccanismo di difesa – da questo limbo pandemico mondiale.

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

Lascia un commento

Your email address will not be published.