Morimmo di Covid-19. Vivemmo di Covid-19

Morimmo di Covid-19. Vivemmo di Covid-19

Di Lucaa del Negro

Tendere l’avambraccio, al momento, non è sufficiente, alquanto sembra.
Continuo -per concludere definitivamente- l’articolo scritto alla fine della scorsa estate che titolai “Morire di Covid-19. Vivere di Covid-19” e che potete rivedere attraverso il collegamento virtuale attivo sopra di esso, in un momento -questo- che non posso non definire di stallo, per dirla banalmente, laddove per un curioso giuoco di parole, stallatico si farebbe comprendere molto meglio.

E’ un brutto momento; il vaccino per tante e purtroppo troppe ragioni in questo primissimo scorcio dell’anno non è che non abbia annientato all’istante il maledetto virus, perché questo lo sapevamo già, nel senso che tutti gli scienziati hanno sempre dichiarato con estrema onestà che la procedura di emergenza senza precedenti, a livello globale, ha immesso in circolazione un vaccino anch’esso senza precedenti per la velocità con cui è stato approvato e immediatamente iniettato alle persone, senza cioè quella lunga fase di sperimentazione che fino a oggi è stata sempre comunque adottata dalla comunità medico-scientifica internazionale.

Il problema -se così vogliamo semplificare questa fase pandemica ancora in corso e di cui non abbiamo piena chiarezza- è che tutti gli studi non legati a qualche interesse esclusivo, non registrano la auspicata tendenza di calo della diffusione virale e, anzi, la carica virale aumenta in maniera devastante proprio nelle zone in cui le dosi di vaccino sono state inoculate in maggior numero, prendendo quasi alla sprovvista (perdonate l’ironia poco celata e frutto di un sano e ideale richiamo a tutti gli studiosi verso l’umiltà e certamente verso lo studio affinché possa essere sempre prioritario rispetto al seducente richiamo dei media) i virologi e colleghi tutti, i quali devono registrare nuove “varianti” pericolosissime della Covid-19.

Attenzione, fuori dalla inutile polemica da legare agli interessi mega-miliardari delle multinazionali e le conseguenti speculazioni di borsa già (sic!) registrate e che andrà fatta in seguito, quanto scrivo (mio curricolo disponibile QUI, prima parte dell’articolo che state leggendo…) con rinnovata autorevolezza, è nulla di più del mesto resoconto dei più illustri uomini di scienza che si susseguono in ogni spazio disponibile delle piattaforme mediatiche in Italia e in altri Paesi: nel cercare l’eventuale correlazione tra nuove “varianti Covid-19” e alto numero di vaccinazioni (in Gran Bretagna, nazione tra le prime e forse la prima nel Continente europeo ad aprire la campagna di vaccinazione, in queste ore c’è la forte possibilità di sospendere la seconda dose: in Italia gli organi di informazione indicano questa inaspettata procedura perché difronte alla situazione definibile “fuori controllo”, meglio è iniettare tutte le dosi disponibili e quindi anche quelle che dovrebbero essere utilizzate per completare il ciclo, al più alto numero possibile di persone, mentre in Austria e Slovenija, a tal proposito, i media affermano che l’ipotesi della sospensione non è certamente quella che in Italia si è stabilito in queste ore di raccontare, perché il procedere ad una vaccinazione di massa con i presupposti e le problematiche che tutti sappiamo, addirittura fuori dal protocollo che Pfizer-Biontech -per fare un nome e non a caso- ha previsto, è fare assurdo, inaudito e pericoloso, quindi inaccettabile) ciò che è condivisibile ed è sempre più certo, è che l’efficacia del vaccino anti Covid-19 in via di dimostrazione nella fase sperimentale in cui siamo tutti coinvolti, è legata o dovrebbe legarsi al numero di iniezioni da farsi in un tempo molto ristretto, e in un ambiente il più sano possibile, teoricamente quindi dopo un lockdown di 3 e forse 4 settimane!

Nota e non di poco conto è che tutta la fase logistica (la catena del freddo a 80 gradi centigradi sotto zero di Pfizer-Biontech per non dimenticare) e senza specificare delle problematiche legate alla produzione ancora non minimamente sufficiente, considerando che i “concorrenti” Moderna e Astra-Zeneca (Sputnik e Sinopharm rispettivamente vaccino russo e cinese non pervenuti per ragioni che Vi lascio intendere…) non sono ancora perfettamente inseriti in questo mercato per varie ragioni di cui mi astengo l’approfondimento per tentare ancora di non cedere al pessimismo, non ci stanno favorendo.

Che cosa potremmo dunque ricavare da questi dati che sono facilmente disponibili a chiunque li voglia leggere e prima di pensare a qualche giudizio che non sia partito preso oppure un ideale da sorreggere slegato quanto basta dalla cruda realtà?

Il vaccino è, lo è sempre stato, l’unico efficace strumento per debellare le epidemie ma, rileggendo la storia, e anche andando a scriverla come si suol dire, ci sono dei fattori come il tempo -a sommo esempio- che non possiamo ignorare e peggio pensare di modificare come fossimo autorità divine in Terra; dobbiamo anche tenere presente che mai come oggi, siamo in aperta e spietata concorrenza planetaria gli uni contro gli altri e con sempre meno ideali e bandiere riconoscibili o che pensavamo di riconoscere, laddove l’egemonia della finanza slegata dall’economia e dalla produzione segna il nostro tempo producendo ricchezza spropositata per pochissimi e povertà che non avremmo mai pensato rivivere addirittura sotto la infame forma dello schiavismo.

I presupposti, quindi, sono quelli di guerra e infatti, è con questo termine che si riempiono i titoli dei giornali, dei siti internet e dei telegiornali tutti, sebbene guerra non è.

La guerra ha una sua grammatica che non è esattamente quella che si intravede e sempre più chiaramente dallo scorrimento quotidiano degli eventi legati alla pandemia, la crisi sanitaria legata alla diffusione di un virus che procura una malattia che porta alla morte per usare una semplificazione di poco comodo.

La domanda cui la Politica deve far fronte con decisioni, indi, è sempre quella che ho già definito nella prima parte di questo articolo: quanti morti e non quanti contagiati. Mi ripeto: quanti sono i morti e chi sono essi -ahi noi- esattamente scorrendo l’anagrafe.
Come cittadini, invocando risoluzioni di carattere politico che tengano conto degli scienziati anch’essi cittadini, supportando la ricerca e sovvenzionando questa senza limiti, potremmo pensare di veder gestita la pandemia, potremmo insistere cioè a vivere senza assistere a discriminanti limitazioni e peggio senza veder legate le mani di chi sopravvive grazie al lavoro (art. 1 della Costituzione) e non vuol morire per una sequela di ordini che potrebbero essere anticostituzionali e quindi contro il Popolo costretto nell’anarchia (assenza di ordine).

“La Repubblica è fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al Popolo che la esercita…”

Lucaa del Negro
(Twitter: @MshAllh_theBook)
Autore de: https://www.edizionidelfaro.it/libro/ma-sha-allah e della novella “Il Pollo e, la Volpe“.
(In preparazione  “Quaderno di guerra” come coautore e “MI GRA RE”, astratto d’umano.)

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