Addio a Sean Connery

Addio a Sean Connery

Di Angela Frazzetta

Sean Connery è morto, il celebre attore scozzese aveva 90 anni ed era malato da diverso tempo. A darne l’annuncio sul proprio sito la Bbc attraverso il sito

Sean Connery è morto, il celebre attore scozzese aveva 90 anni ed era malato da diverso tempo. A darne l’annuncio sul proprio sito la Bbc attraverso il sito Variey News, che ha citato fonti dirette della famiglia di Connery. 

che ha citato fonti dirette della famiglia di Connery. 

Fu il primo attore a interpretare James Bond, e aveva alle spalle una lunga carriera che gli aveva fatto conquistare l’Oscar nel 1988 come miglior attore protagonista nel film Gli Intoccabili, oltre a due premi Bafta e a tre Golden Globes.

Biografia

Figlio di un camionista e di una cameriera, fratello dell’attore Neil Connery, fin da piccolo si sente attratto dal mondo dello spettacolo e prende lezioni di danza classica dall’età di 11 anni. La sua insegnante? La ballerina svedese Yat Malmgren. Abbandonati poi gli studi obbligatori all’età di 13 anni, si arruola in Marina, da cui però viene congedato per un’ulcera. Tornato a terra cerca di sopravvivere come può: da verniciatore di bare a muratore, da bagnino a comparsa teatrale, da guardia del corpo a fattori che consegna il latte, fino a modello che posa nudo per l’Accademia d’Arte di Edimburgo. Poi, nel 1953, partecipa al concorso di Mister Universo arrivando terzo.

La competizione lo mette in luce ed Herbert Wilcox sceglie immediatamente quel corpo nerboruto per inserirlo nel cast de Le armi del re (1954) di Herbert Wilcox. In seguito, dopo una manciata di ruoli televisivi, qualche anno più tardi, lo si ritrova nel film di Terence Young Il bandito dell’Epiro (1957). C’è qualcosa di incredibilmente bello e rassicurante in questo giovane scozzese e Robert Stevenson sembra accorgersene immediatamente quando lo scrittura per interpretare il film fantastico targato Disney Darby O’Gill e il Re dei Folletti (1959), immediatamente seguito dal film d’avventura di John Guillermin Il terrore corre sul fiume (1959), con Scilla Gabel.

Il 1962 è senza dubbio un anno che gli porta molta fortuna. Dopo essere entrato nel nutrito cast di star del film bellico Il giorno più lungo (pellicola sullo sbarco in Normandia), accanto a Robert Mitchum, Rod Steiger, Henry Fonda, John Wayne e Richard Burton, si sposa con l’attrice Diane Cilento, dalla quale avrà il suo unico figlio, l’attore Jason Connery, che lavorerà spesso con il padre. Ma non è l’unica felicità per Connery, che vince il ruolo della spia James Bond, alias l’agente 007, dopo che il produttore Albert R. Broccoli lo aveva visto nel film di Stevenson, battendo una concorrenza agguerritissima composta da Cary Grant, Rex Harrison, Trevor Howard e Roger Moore (che verrà ripescato in seguito). Il ruolo della spia più nota del mondo (dopo Mata Hari), con licenza di uccidere, di sciupare le femmine e di bere super alcolici senza fare una grinza, gli calza a pennello. Sean Connery ha il sex appeal e l’eleganza sofisticata necessarie perché diventi una leggenda fin dalla sua frase di presentazione (mitica): «Il mio nome è Bond. James Bond».
E infatti, viene confermato per altri sei film sulle avventure dell’agente segreto al servizio di sua Maestà Britannica da Agente 007 – Licenza di uccidere (1962) a Mai dire mai (1983). Disgraziatamente però, Sean Connery ha perso tutti i suoi capelli già dall’età di 21 anni e così è costretto a recitare con un toupet in testa. Nei panni di Bond passa da un regista all’altro dal sempreverde Terence Young a Guy Hamilton, da Lewis Gilbert a Irvin Kershner, per non parlare delle donne bellissime con le quali condivide il set: Ursula Andress, Daniela Bianchi, Honor Blackman, Akiko Wakabayashi e Kim Basinger.

Ma non solo 007 nella carriera di questo attore. Al massimo della sua fama viene diretto da Alfred Hitchcock nel giallo psicanalitico Marnie (1964) con Tippi Hedren e molto importante, per non dire fondamentale, l’incontro con il regista Sidney Lumet, che lo imporrà come protagonista di pellicole come La collina del disonore (1965), Rapina record a New York (1972), Riflessi in uno specchio scuro (1973) e Assassinio sull’Orient Express (1974). Rifiuta però il ruolo del ladro gentiluomo Thomas Crown nella pellicola Il caso Thomas Crown (1968), per interpretare Shalako (1968) di Edward Dmytryk – offerto poi a Steve McQueen -, con il risultato che Connery ancora oggi si schiaffeggia da solo per quel no!

Passerà alla regia nel 1969, firmando il documentario operaio The Bowler and the Bonnet, unica esperienza dietro la macchina da presa di questo attore che, da questo momento in poi, sceglierà di essere solo attore. Infatti, dopo essere stato diretto da Martin Ritt ne I cospiratori (1969), passa nelle mani di tre che arricchiranno (e non poco) la sua filmografia con tre bellissime e validissime pellicole: il primo è John Boorman che lo sceglie come protagonista del fantastico e un po’ spinto Zardoz (1973), il secondo è l’oggi semiscomparso John Milius che lo vorrà ne Il vento e il leone (1975), e il terzo è il più popolare John Huston che lo inserirà nella pellicola d’avventura L’uomo che volle farsi re (1975).

Dividerà poi il set con Audrey Hepburn nel film di Richard Lester Robin e Marian (1976), con Gene Hackman e il grande amico Michael Caine, nonché il glorioso Laurence Olivier nel bellico Quell’ultimo ponte (1977), e poi sarà diretto dallo scrittore di fantascienza Michael Crichton in 1855 – La grande rapina al treno (1978).

Rifiutato il ruolo di Robert Elliott in Vestito per uccidere (1980) di Brian De Palma, continua la sua carriera di interprete passando per le mani di talentuosi registi come Peter Hyams, Terry Gilliam, Fred Zinnemann, Richard Brooks, fino a un semisconosciuto Russell Mulcahy che gli farà interpretare il ruolo di un immortale, nonché maestro d’armi e di vita di Christopher Lambert nello struggente e fantastico Highlander – L’ultimo immortale (1986).

Nonostante l’età, Connery è ancora richiestissimo e lo dimostra il fatto che Jean-Jacques Annaud, al momento di trasporre sul grande schermo il best seller di Umberto Eco Il nome della rosa (1986), sceglie lui come protagonista offrendogli il ruolo di Guglielmo da Baskerville, una sorta di Sherlock Holmes con saio medievale, che gli farà ottenere il BAFTA come miglior attore. Ma l’Oscar, il suo primo Oscar (in questo caso come miglior attore non protagonista) gli arriva quando De Palma lo inserisce nella pellicola Gli intoccabili (1987), che racconta l’arresto di Al Capone. Il ruolo del poliziotto Jim Malone gli regala anche un Golden Globe nella stessa categoria.

Il presidio – Scena di un crimine (1988), Sono affari di famiglia (1989) e Indiana Jones e l’ultima crociata (1989, dove interpreta il padre del noto avventuriero), sono gli ultimi film degli anni Ottanta. Poi, dopo avere ricevuto una laurea ad honoris causa in Letteratura dalla St. Andrews University, si lancia il pellicole di avventura, di spionaggio o più semplicemente action-movies. Gli anni Novanta sono infatti gli anni de La Casa Russia (1990), Caccia a Ottobre Rosso (1990), Mato Grosso (1992) e Sol Levante (1993) e non mancano, anche in questo decennio, i grandi rifiuti. No a Jurassic Park e no a Die Hard – Duri a morire, per scegliere invece pellicole mediocrissime come Alla ricerca dello stregone (1993) o il ruolo di un agente segreto nel filmone d’azione tutto catastrofici effetti speciali hollywoodiani The Rock (1996) di Michael Bay.

Insignito del premio Cecil B. DeMille, affianca una procace Catherina Zeta-Jones in Entrapment (1999), e poi si lascia dirigere dal regista indipendente Gus Van Sant in Scoprendo Forrester (2000). Nominato Sire dalla Regina Elisabetta, vince anche un Telegatto Speciale (che certo, non sarà un Oscar ma…), poi si dedica alla sua casa di produzione cinematografica la Fountainbridge Film.

L’ultimo film è La leggenda degli uomini straordinari (2003). La cataratta scende sui suoi occhi, rendendogli difficilissimo il suo mestiere. Trasferitosi a vivere fra la Spagna e le Bahamas con la moglie, rifiuta il ruolo di Gandalf nella trilogia di Peter Jackson Il signore degli anelli (2001-2003), così come rimanda al mittente il ruolo dell’Architetto negli ultimi due capitoli di Matrix (2003) e quello di Re Filippo di Macedonia in Alexander. Nel gennaio 2006, si fa rimuovere un tumore dal rene a New York e poi dà l’estremo saluto al cinema, annunciando nel 2006 il suo ritiro ufficiale. (Fonte biografica: ANSA)

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