Lockdown alle porte? Prepariamoci. A chiudere per prima sarà la scuola

Lockdown alle porte? Prepariamoci. A chiudere per prima sarà la scuola

Di Chiara Farigu

La situazione epidemiologica cambia in fretta e la curva dei contagi sale col passare dei giorni, perché aspettare ancora? si domandano ai vertici del governo.

Ciò che si temeva è purtroppo avvenuto.

La seconda ondata si è presentata puntuale e più invasiva della prima e la parola lockdown non è più un tabù.

Tornata a farsi strada in Francia, Germania, Irlanda, Repubblica Ceca sta facendo ormai capolino in tutta Europa. Anche in Italia sembra sia solo questione di tempo, se non  di ore. Nonostante il premier Conte si dica determinato  a scongiurarlo perché per l’economia sarebbe un vero e proprio salasso. Ma la salute dei cittadini viene al di sopra di ogni cosa, ha più volte ribadito, pertanto salvare capre e cavoli appare sempre più un miraggio. Prepariamoci, dunque perché la chiusura è alle porte.

Non possiamo stare tranquilli, ha dichiarato Di Maio a La Stampa poche ore fa, anche se rispetto al resto d’Europa l’Italia non è nella parte alta dei contagi. Dobbiamo riflettere e capire se anticipare mosse per evitare che la curva peggiori. Sono in corso riunioni incessanti in vista del prossimo DPCM che sarà sicuramente più restrittivo’.

Più restrittivo e graduale oppure generalizzato come sempre più esperti auspicano? Si vocifera di istituzione di zone rosse nelle aree più colpite e/o limitando lo spostamento tra regioni e la chiusura di alcune di  attività nelle aree dove si è registrato il rialzo più consistente dei contagi. Le città metropolitane sono quelle che preoccupano di più e Milano, Napoli, Bologna, Roma e Torino da ‘osservate speciali’ potrebbero essere le prime a dover rimettere i lucchetti.

Non solo. L’agnello sacrificale da cui partire potrebbe essere, o meglio sarà proprio la scuola ritenuta, a torto o a ragione ‘luogo sicuro’,  la cui apertura però ha di certo contribuito a far schizzare la curva dei contagi.

Inutile recriminare sul latte versato. Su quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto. Su come ridurre il numero degli alunni per classe, istituire i doppi turni, contingentare l’orario di apertura per i diversi ordini di scuola e grado, ottimizzare i trasporti pubblici, rendere più efficiente e snella l’organizzazione in sé assumendo massicciamente docenti e personale ausiliario anziché preoccuparsi di banchi e banchetti monoposto e di discutibile distanziamento che mai si sarebbe potuto garantire nelle vetuste aule scolastiche, la maggior parte delle quali neanche a norma.

Inutile recriminare sul fatto che ancora una volta le decisioni calano dall’alto senza ascoltare le reali esigenze di chi la scuola la vive quotidianamente. E ne conosce i pregi, tanti,  e i difetti, ancora troppi.

Inutile riempirsi la bocca sul valore della scuola in presenza se poi sarà da didattica a distanza ancora una volta a farla da padrone. Nonostante le resistenze della ministra che continua a battere i pugni affinché rimanga aperta come in Francia e in Germania. Ma il nostro sistema scolastico ha poco o nulla in comune coi due Paesi su citati sia come organizzazione che come considerazione sociale.

Inutile e ormai fuori tempo guardare al passato e punture il dito su chi avrebbe dovuto e potuto fare e non ha fatto o, peggio ancora, ha operato malamente. Sottovalutando, tergiversando, remando contro, negando.

Il lockdown è dietro l’angolo. Prepariamoci. E ognuno si faccia un onesto esame di coscienza per capire in che modo e maniera ha contribuito a questa ormai imminente dolorosa seconda serrata

***Abbiamo stipulato un accordo con le amministratrici del sito www.scrignodipandora .it per la ridiffusioni di alcuni pezzi. L’articolo originale di Chiara Farigu lo trovate a questo link

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