Malati di Alzheimer e di demenza senile: una sentenza conferma che non sono tenuti al pagamento delle rette nelle RSA convenzionate

Malati di Alzheimer e di demenza senile: una sentenza conferma che non sono tenuti al pagamento delle rette nelle RSA convenzionate

Di Alessandro Maola

Il 15 settembre 2020 il Tribunale di Foggia ha emesso un’importantissima sentenza relativa alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico dei parenti delle persone affette da demenza senile di grado elevato. Ed analogo principio vale, ovviamente, per i malati di Alzheimer.

La vicenda riguarda figlio di una persona affetta da demenza senile di grado elevato, del quale è anche amministratore di sostegno, al quale era stato chiesto, con un decreto ingiuntivo il pagamento di diverse rette di ricovero, per la complessiva somma di € 5.513,68, oltre interessi e spese. Tale decreto era stato ottenuto della struttura presso la quale il paziente era ricoverato, anche sulla base di una dichiarazione scritta, con la quale il figlio si era impegnato a corrispondere gli importi mensili dovuti dal padre.

L’uomo, dunque, aveva deciso di affidarsi a Konsumer, associazione per la tutela dei consumatori, che da anni si batte affinché venga riconosciuto ai malati di demenza senile grave e di Alzheimer il diritto ad una assistenza sanitaria adeguata. Il caso è stato seguito dall’avvocatoGiovanni Franchi, legale di Konsumer, che ha tutelato il padre, in seguito ad autorizzazione del Giudice Tutelare di Foggia, e il figlio in giudizio.

Il Tribunale, con sentenza n. 11537/ 2020, ha revocato il decreto ingiuntivo, dichiarando nullo ex art. 1418 c.c. l’impegno assunto dal figlio e condannato il Servizio Sanitario Nazionale al pagamento delle future rette di ricovero dovute dal paziente.Per quel Giudice,  la norma cui fare riferimento è il D.P.C.M. 14 febbraio 2001, per il quale le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria sono erogate ed a carico del Fondo Sanitario Nazionale (oggi Regionale) e tali devono ritenersi “Le prestazioni rese ai soggetti affetti da patologia di Alzheimer, in grave stato di avanzamento, e quelle che attengono prevalentemente alle aree anziani (inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico-degenerative”.Inoltre, sempre per il Tribunale, devono ritenersi nulli gli impegni fatti sottoscrivere ai figli o al coniuge dell’anziano di provvedere al pagamento della retta, in quanto contrari a norme imperative. 

Secondo l’avv. FranchiQuesta una sentenza importantissima: la stessa si è uniformata a quelle della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano del 17.5.19,  come pure a quella da lui ottenuta a Monza (n. 617/17),  per le quali, quando vi sia stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e quelle sanitarie, anche le prime sono a carico del Servizio Sanitario e non possono, invece, essere fatte pagare ai malati e ai loro parenti.  La sentenza del Tribunale di Foggia fa chiarezza sul fatto che anche il nuovo DPCM 14.2.11 non ha modificato la disciplina, dovendo considerarsi ‘prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria’, a carico del Servizio Sanitario, quelle di regola necessarie ai malati di Alzheimer e grave demenza senile.”

Inoltre – prosegue l’avv. Franchi – vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese sono a carico del Servizio sanitario, tutto ciò che è stato fino ad ora pagato alle RSA, deve essere rimborsato da queste ultime, con gli interessi nel frattempo maturati. Le stesse potranno, poi, rivalersi con il Servizio sanitario. Per queste categorie di malati, queste prestazioni sanitarie equivalgono a farmaci salva vita. Gli uffici Konsumer sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti come fatto a Foggia e ottenere il rimborso di quanto versato.”

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