Addio a Cesare Romiti: icona del capitalismo italiano del ‘900

cesare romiti

Di Chiara Farigu

E’ morto oggi all’età di 97 anni Cesare Romiti, manager che ha fatto la storia dell’economia italiana.

Una lunga, lunghissima carriera, la sua, contrassegnata da indiscusse abilità manageriali, intelligenza e competenze fuori dal comune e tanta ambizione.  ‘Io sono ambizioso’, rivelò in una famosa intervista a Mixer di Gianni Minoli.  ‘Vedo molta gente che vuol essere assunta, e cerco di capire proprio se sono ambiziosi, perché senza non si costruisce nulla. Ma devo anche verificare che non siano troppo ambiziosi, perché così si rovina tutto’.

Ambizione che lui, figlio di un impiegato delle poste, seppe dosare nelle giuste modalità, fin dagli esordi, nel 1947,  a Colleferro, nel Gruppo Bombrini Parodi Deldini, azienda di cui ben presto assumerà la carica di direttore finanziario.

Romiti nasce a Roma il 24 giugno del 1923, secondo di tre fratelli. Un diploma di ragioniere al quale segue una laurea in scienze economiche e commerciali, conseguita  a pieni voti.

Dal matrimonio con Luigia Castaldi nascono due figli, Maurizio e Piergiorgio.

Nel ’68 viene nominato direttore generale della Snia Viscosa. Da allora in poi sarà un continuo susseguirsi di nuovi incarichi e nuove nomine. Impresa davvero ardua per chi si avventura nella ricostruzione della ricchissima carriera professionale.

Nel 1970 approda all’Alitalia, dapprima come direttore generale, poi amministratore delegato. Nel 1974 inizia la sua lunga avventura in casa Fiat, un sodalizio che durerà 25 anni, segnando, nel bene e nel male, la storia della casa automobilistica al fianco di Gianni Agnelli.

Dopo aver trascorso mezzo secolo nel gruppo torinese, Romiti passa alla guida della Rcs MediaGroup che presiede dal 1998 sino al 2004, per poi ricoprire la carica di presidente onorario.

Romiti viene ricordato come ‘il manager di ferro’ per il suo carattere duro, poco incline ai compromessi. Storici gli scontri con i sindacati, nel 1980, dopo 35 giorni di scioperi, dà vita alla ‘marcia dei 40mila quadri’ della Fiat contro il sindacato che si opponeva al licenziamento di 14mila dipendenti dello stabilimento Mirafiori.

Negli anni 2000 diventa azionista di Impregilo e con la privatizzazione di Aeroporti di Roma entra nel business delle Infrastrutture.

Protagonista assoluto del mondo imprenditoriale italiano, Romiti si è tenuto sempre alla larga dalla politica, benché quest’ultima abbia bussato più di una volta alla sua porta. ‘Anche se avessi il desiderio di farlo non ne sarei stato capace perché dico sempre quello che penso’. Caratteristica che poco si confà con la politica.

Oggi la sua scomparsa. Con lui se ne va l’icona del capitalismo italiano. L’uomo dell’eccezione italiana, come lo ha definito il Sole 24 ore, ovvero l’uomo che si è fatto da solo.  In un Paese in cui il potere spesso si trasmette e non si conquista e le carriere si ereditano e non si costruiscono, lui, caso  più unico che raro, rappresenta un’eccezione.  O meglio, l’eccezione.

***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del blog cheventochetira.altervista.org per la diffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Chiara Farigu si trova al seguente link: https://cheventochetira.altervista.org/addio-a-cesare-romiti-icona-del-capitalismo-italiano-del-900/?fbclid=IwAR1VX0qO3tZYw4dMrbbqZ2DT1sozRgwLd5-dtAQTqxLYMq7GaDPnSZYQlxg

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