Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Pax vobiscum! (La pace sia con voi!)
Spesso sentiamo dire che noi pedagogisti e psicologi distilliamo dall’alto una saggezza che è ben lontana dalla realtà quotidiana di una famiglia o di una classe. Molto teorica, poco pratica e per nulla attinente alla vita reale, insomma. Una caricatura molto lontana da quella che è la Pedagogia Clinica® e, spero, anche lo stile dei nostri appuntamenti settimanali.
Oggi ritorniamo sulla gestione dei conflitti che spesso noi genitori, nonni od insegnanti ci troviamo a dover gestire. E lo facciamo con una serie di suggerimenti stile prontuario.
Vi sono diversi atteggiamenti educativi che possiamo adottare fronte ad uno stato conflittuale tra soggetti in età evolutiva. Sono tutti validi e vanno scelti e adeguati alle circostanze. Sapendo che l’adulto deve essere presente ed attento al 100% e che l’educazione resta – come titolava un’opera del pedagogista professor Fornaca – una « matassa intricata ».
- Ignorare, ovvero mantenere la calma e non intervenire con parole o sguardi. Può essere una reazione utile quando i bambini vogliono attirare l’attenzione ed il problema non è importante né ricorrente. Reazione che va limitata o modificata se vi è il rischio che si facciano male fisicamente o si feriscano emotivamente.
- Essere direttivi, dicendo chiaramente ai bambini cosa devono fare. Con l’autorevolezza dell’adulto, ma senza scadere nell’autoritarismo. Essendo gentili, ma decisi; richiamando sul comportamento, ma non sul carattere; spiegando come fare; spiegandogli che l’adulto spera nella sua riuscita e non nel suo insuccesso: quando é in pericolo o fuori controllo; quando bisogna agire rapidamente; quando non c’è il tempo di aiutarlo a interagire o a riflettere; quando la gravità del problema non merita il tempo e l’energia di esaminarlo. Coscienti dei rischi che questo può comportare, come la limitazione dello sviluppo dell’autonomia, della responsabilità, della capacità di soluzione dei problemi, della fiducia in se stessi e il rischio di rancore e della non risoluzione definitiva del conflitto.
- Arbitrare: l’adulto ascolta le due parti e indica come gestire il confronto (con o senza la collaborazione degli interessati). Adulto che può proporre delle alternative, sapendo che una scelta da parte del bambino lo aiuta a responsabilizzarsi e a diventare autonomo. Una tecnica efficace che permette alle parti di esprimere il proprio punto di vista. Sapendo che non risolve il problema alla base (che potrebbe ripresentarsi) perché i bambini non ne hanno conosciuto l’essenza e dipendono sempre dall’adulto per trovarne una soluzione.
- Giudicare, quando il bambino ha bisogno di distinguere il bene dal male. L’adulto decide chi ha ragione e chi ha torto. Nelle situazioni in cui c’è una vittima e i bambini hanno bisogno di giustizia, di un atto che punisca il male compiuto. Una soluzione in cui si designa per così dire “d’ufficio” ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il rischio è quello di non aiutare il bambino a costruirsi le competenze per risolvere i problemi e aumentare la sua dipendenza nei confronti dell’adulto per la ricerca delle soluzioni.
- Favorire il negoziato, un processo nel quale l’adulto aiuta i bambini a definire il problema, trovare delle soluzioni e scegliere la migliore. Dando delle regole per la discussione e incoraggiando la soluzione di compromesso (obiettivo, zero perdenti), l’autonomia della scelta e l’assunzione delle proprie responsabilità (e non la bieca obbedienza all’autorità). In situazioni gravi o ricorrenti questo permette di andare alla base del problema perché i bambini lavorano insieme ed autonomamente alla risoluzione del problema. Questo necessiterà di molto tempo e molte energie e sarà necessario valutare se la gravità del conflitto ne valga la pena.
Certo è che per costruire la pace (in famiglia o in classe) dobbiamo imparare a dedicare tempo ed energie, spogliandoci (ma solo apparentemente) della nostra autorità per favorire la riflessione, la crescita e la progressiva conquista dell’autonomia dei nostri successori al timone di un mondo che auspichiamo tutti migliore di quello che erediteranno.
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