Una lettura del Salone del Libro di Torino 2025

Una lettura del Salone del Libro di Torino 2025

Di Claudio Rao

Torino. Una città che dalla fine del secolo scorso ad oggi ha saputo operare la metamorfosi da grande città operaia a metropoli a vocazione europea. Affermandosi, tra l’altro, come capitale del Salone del libro.

Qui, il Lingotto – sito industriale Fiat nato nel 1923 e riconvertito in grande centro polifunzionale dal 1982 – ospita dal 1992 il Salone internazionale del libro. Il 2025 segna la XXXVII^ edizione di questo appuntamento con la cultura nato nel maggio del 1988.

Una città nella città che si anima e pullula come un laborioso formicaio, alveare di saperi.
Seduto nel mio angolo, dietro ad una dolce e saporosa trincea di libri che non mi privo di assaggiare con gli occhi, sotto l’insegna della GAEditori, osservo, scopro, curioso.

Claudio Rao insieme alla direttrice della formazione dell’Università Popolare del Cantone di Ginevra, dottoressa Hélène Baud

Tra folate di gente come vento primaverile, colgo sorrisi e sbadigli, indovino persone distratte o appassionate. Talora e paradossalmente,  entrambe le cose insieme. Osservo approcci diretti, più timidi e perfino imbarazzati. Chi ha bisogno di parlare di sè e chi teme quasi ad essere visto.

Persone immerse in conversazioni telefoniche e passeggiatori distratti con lo sguardo perso nel vuoto. Belle fanciulle vistose ed altre con tenere, ma non meno affascinanti arie da intellettuali. Uomini eleganti ed altri casual tra libri e conferenze.

Applausi. Silenzi. Brusii. E poi, vivaci e pigolanti, le scolaresche: curiose ed appassionate. Studenti e studentesse, padri, madri, figli, nonni, famiglie.

Eleganze palesi, sguardi furtivi, presenze plateali, personaggi velati da un goffo anonimato.
Qualcuno si cela dietro un amico più intraprendente, altri in piccoli gruppi animati e frizzanti.
Mani che si toccano, sguardi che si sfiorano. Sorrisi caldi e freddi. Penetranti o indifferenti.

Un mondo vasto e variegato mi si palesa dinanzi, ad immagine di quell’umanità impossibile da classificare nella sua affascinante diversità.  

Un’esperienza di vita che potrebbe ispirare uno scrittore e che assaporo in tutta la sua complessa semplicità.

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