Assaggi dal Go Wine – Al Savoy Hotel per Cantine d’Italia 2023 – La guida

Assaggi dal Go Wine – Al Savoy Hotel per Cantine d’Italia 2023 – La guida

A cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali

Go Wine, associazione tra le nostre preferite, non lo nascondiamo, e che opera ad Alba da oltre un decennio, racchiude in sé l’anima del vino, un’anima libera, viaggiatrice, ribelle, alla ricerca continua di nuovi stimoli. Così il Go Wine torna a Roma, dopo un lungo girovagare da una città all’altra dell’Italia, per raccontare il vino in movimento, come è giusto che sia.

Il 9 marzo siamo felici di partecipare all’evento dedicato alla Guida Cantine d’Italia 2023, un format vincente, collaudato. Location accogliente, in pieno centro a Roma, elegante e luminosa. Aziende quelle di oggi, almeno una trentina, legate da un sottile filo conduttore, quello della qualità innanzitutto, e poi segnate da storie di vita intense, intriganti, romanzesche. Noi ne abbiamo incontrate alcune, per una volta glissando quelle già note, per raccontarvi qualcosa di nuovo.

Speriamo senza annoiarvi.

Ce ne andiamo subito nelle Marche per il Verdicchio di Jesi, con Montecappone, cantina dell’alta Vallesina e che dispone di vigne di oltre 50 anni. Siamo su forti pendenze, terreni sabbiosi, una certa vicinanza al mare. Assaggiamo Utopia, Castelli di Jesi Verdicchio, Riserva 2018, con lavorazione in legno tonneau per 8 mesi e poi acciaio, arriva a 14% e si esprime con grande fragranza di profumi, note agrumate, il minerale acceso che si espande in bocca già al primo sorso. Seguono note più corpose di tostatura, la noce moscata e infine un frutto giallo tropicale che coinvolge i sensi. Un concentrato di territorialità e vivezza.

Selezione Mirizzi, dal nome della cantina Mirizzi sempre di proprietà della stessa famiglia, sul fiume Esino, terreni di marne di arenarie gialle di consistenza sabbiosa, qui dimorano i Cru. Assaggiamo Ergo, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Classico Superiore, 2020, nasce a Monteroberto, uno dei Castelli più vocati alla viticoltura, all’interno dell’area classica. Il 20% di questo vino fa anfora e il restante acciaio, il colore è giallo con riflessi dorati, al naso frutta tropicale con sferzate agrumate, fiori gialli, camomilla, ginestra, in bocca ci colpisce una longevità rara, la persistenza che coinvolge un’impennante sapidità. Molto avvolgente.

Un breve assaggio di Cortese di Gavi di Michele Chiarlo, 4 mesi sulle fecce, fa solo acciaio e poi bottiglia. Intenso e complesso, dal giallo paglierino con riflessi dorati, agrumi, miele di acacia e sul finale minerale. In bocca avvolgente di freschezza e sapidità ben bilanciate.

Ci concediamo qualche assaggio da Bulgarini, con la Luxury Collection, Lugana Doc 2015, Metodo Classico, 60 mesi sui lieviti, bollicina fine di media persistenza, delicato bouquet floreale, un susseguirsi di mela, pera, banana per un finale leggermente amaricante.

Lugana Doc 2022, ferma, molto delicata, in bocca magnifica freschezza, sentori di melone e pesca, ananas e pompelmo, la nota glicerica al naso si trasforma minerale in bocca, ci è piaciuto molto.

Lugana Doc 2012, fa una parte in tonneau di rovere francese per sei mesi, un lungo affinamento sui lieviti, notiamo una pronunciata nota di crosta di pane, miele, albicocca, un vino di carattere, molta persistenza in bocca, avvolgente e finale con punta minerale.

Arriviamo in Campania, per l’azienda San Salvatore 1988, e assaggiamo il Fiano, 2022, da un Cru della vigna di Pian di Stio, a 600 metri dove regna un terreno calcareo, argilloso, esposto a grandi escursioni termiche, con esposizione a sud e sud-est. Al naso molto profumato, si sente pesca matura, in bocca una nota glicerica che però si smorza subito, passa a mandorla, frutta secca, sapido sul finale, molto complesso.

Una nota la dedichiamo ad un’azienda conosciuta da poco, Le Macchie, già presenti al Rome Wine Expo. Siamo nella provincia di Rieti, ai piedi del Terminillo, ad altitudini sui 650 metri. Protetti da forti venti del Nord ma anche aperti alle influenze mediterranee. La vecchia cantina risale addirittura al 1400, oggi ristrutturata e in una condizione ottimale per la conservazione dei vini. La poca luce e la temperatura bassa consentono per esempio un ottimo metodo classico. Cloni di Malvasia e Trebbiano son sempre esistiti, si sono aggiunti Montepulciano e Sangiovese, ma a fare la storia della cantina è il Cesanese Nero, varietà assolutamente rara, riprodotta qui da un unico clone esistente di 150 anni fa e che trova in questa zona una condizione pedoclimatica eccellente. Tra i vitigni nordici qui risaltano il Riesling e il Traminer. Presente all’evento anche il titolare, Antonio di Carlo.

Metodo Classico, Strappo alla Regola, Sangiovese e Malvasia, millesimato, 24 mesi sui lieviti. Il Sangiovese non è pressato ma solo “sgrondato”, fa barrique per smussare il tannino, mentre la Malvasia solo acciaio, a seguire l’assemblaggio. Molto erbaceo, amaricante, la bollicina vivace, persistente, si sente la spalla del Sangiovese.

La Sciantosa, Malvasia Puntinata in purezza, passa 100 giorni sulle bucce, poi sei mesi in anfora che smussa il “tannino” della Malvasia. Al naso la frutta gialla, ananas maturo, tropicale, glicerico. Termina con sensazione di sasso sbriciolato, pietra, frutta con guscio, vino dalla grande personalità, complesso ma giovanile.

Il Bandolo della Matassa, Rosato Lazio Igp, di Montepulciano e Sangiovese raccolti insieme anche se hanno maturazioni leggermente diverse, si completano a vicenda, con la spinta acida del primo e la rotondità del secondo, ha una buona sapidità, molto fresco con nota fruttata di lampone a ingentilire. Vivezza ed agilità lo rendono esuberante!

Un nome che spesso torna nei nostri percorsi di vino, Terre d’Aquesia, nel viterbese, tra Umbria e Toscana, e tutto nasce dall’idea di Vincenzo Adduci, ingegnere chimico, che nel 2019 decide di dedicarsi al vino e realizza un suo grande sogno. Dieci sono gli ettari vitati a Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Grechetto, Chardonnay e Montepulciano d’Abruzzo. Aquesia bianco 2021, Chardonnay al 60%, Grechetto al 40%, un vino soave e leggiadro, sentori di spezie fresche, camomilla, lici, mela verde, sapido sul finale, molto buone l’acidità e la freschezza, rimane persistente.

Grechetto 2021, acido e minerale, rotondo di frutto sul finale, beva lieve, al naso una leggera nota smaltata. Interessante.

Ciliegiolo 2019, Contaluna, acidità buona, equilibrio, una nota di frutta rossa matura, piacevole struttura tannica, intenso e scorrevole, un erbaceo leggero al naso e poi distinto al gusto. Affinamento di 20 mesi in barrique usata dona quella giusta venatura tostata che lo abbina bene a piatti anche complessi.

Ultimo della giornata il Rosato di Terre d’Aquesia Clè, annata 2020 da uve Sangiovese vinificate in bianco, a contatto con le bucce per pochissime ore e poi fermentazione con lieviti selezionati. Rimane in acciaio per 8 mesi. Un rosato piacevole, dalle note fruttate di rosa e pesca, dal colore rosa buccia di cipolla, in bocca si rivela fragrante e sapido, un bel connubio tra acidità e freschezza lo rendono un rosato molto contemporaneo.  

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Go Wine sarà di nuovo a Roma per l’evento:

Barolo, Barbaresco & Roero e altri volti del nebbiolo in Piemonte – Evento di degustazione sui grandi rossi piemontesi a Roma

Giovedì, 18 maggio 2023
Savoy Hotel – ROMA, Via Ludovisi, 15

Un’occasione unica per approfondire e degustare i grandi rossi piemontesi, ma anche per conoscere i produttori presenti ai banchi d’assaggio, con la loro storia, i loro terroir, i piccoli segreti legati a vini che arrivano sulle tavole dopo un percorso di anni e di affinamento.

In degustazione anche grandi annate! Non saranno protagoniste solo le ultime annata in commercio: alcune cantine presenteranno anche selezioni di annate anteriori, per esaltare il valore di grandi vini che hanno nella longevità uno dei punti di forza.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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