Parità di diritti – Dal femminismo al sessismo: è tutto un gran casino…

Parità di diritti – Dal femminismo al sessismo: è tutto un gran casino…

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Tremate, tremate, le streghe sono tornate” urlavano le manifestanti femministe negli anni ’70. Le manifestazioni all’epoca erano all’ordine del giorno, le signore ritenevano che, animando le piazze un giorno si e l’altro pure, avrebbero conquistato la giusta parità di diritti.

Macchè, quando mai. Per arrivare alla cancellazione di normative aberranti fu necessario attendere il 1981, quando fu approvata la Legge 442 che abrogò vere sciagure quali il delitto d’onore, il matrimonio riparatore e anche l’abbandono di neonato per motivi di onore. Chi partoriva un figlio al di fuori del matrimonio, poteva abbandonarlo pur di non produrre scandalo. All’epoca si considerava il disonore sociale più di quello personale.

Alcuni lettori possono pensare che quelle manifestazioni sostennero il cambiamento successivo. Dipende dalle prospettive. La “concessione” di una legge dopo anni di abusi di ogni sorta, compresi quelli operati sulle donne dagli stupratori salvati dalle patrie galere grazie alla strategia del matromonio che ripara un reato, non appare essere salvifico, solo paraculamente sanatorio. I tempi cambiavano e la politica fece “la bella figura” di abrogare l’orrore. Tutto qui.

Le differenze di genere e i diritti civili: due cose diverse

Nei decenni successivi il genere femminile non ha fatto troppi passi in avanti nella risoluzione di un caso storico, che è quello della differenza di genere. Ora poniamoci una riflessione: la differenza di genere esiste e sempre esisterà. Altro affare è minare alla base i diritti civili, che se ne fottono dei generi sessuali. Sono semmai gli esseri umani a continuare a distinguere, ed è questo il problema che mai sarà risolto, a livello sociale e ancor più, politico.

La società non è pronta a risolvere il caso delle diversità. Troppo complesso. O meglio, talmente semplice da comprendere, da divenire complesso. D’altronde, quando si delega tutto al sistema politico, che per complicare le cose semplici è geniale, non ci vuole chissà che e chissà chi per generare ulteriori dissesti.

Delegare tutto alla politica è il vero problema

Proprio alla propensione a lasciar tutto nelle mani della politica deve esser data la colpa di aver incasinato un mucchio di cose. Parliamoci chiaro: le differenze mortificanti in seno al genere femminile sono sempre state di ordine politico. Non a caso in passato alle donne erano vietate tutte le attività aperte al genere maschile, dagli studi accademici alle attività lavorative. Si sono ribellate le donne? Si, ma in forte ritardo. Significa avere un DNA avvezzo alla sottomissione, non comprendere il senso profondo dei pari diritti civili e nemmeno il meraviglioso mondo delle differenze di genere.

Ecco, è qui che si nascondono i veri problemi: aver fatto confusione tra le differenze di genere e i pari diritti. Due cose diverse.

Affrontiamo ora i metodi utilizzati dalla politica per far credere al genere femminile di aver preso la situazione in mano per risolverla una volta per tutte…

Sessismo e soluzioni di facciata

Non appare chiaro come si possa ritenere, per esempio, che attraverso la femminilizzazione delle professioni si stia facendo qualcosa di concreto per livellare i diritti civili tra il genere femminile e quello maschile. Appellare “Sindaca” o “Avvocata” ha per caso migliorato gli stipendi a tinte rosa o diminuito il numero di casi di violenza contro le donne?

No.

E’ altresì sconvolgente osservare il metodo, operato anch’esso da una certa parte politica, attraverso il quale tutto, oggi, è da considerarsi “Sessista”, termine che dovrebbe significare che un’azione o una frase è da ritenere discriminante per il genere sessuale.

Vediamo un po’…fischiare alle spalle di una signora per considerarne sonoramente la beltà è da cafoni, ma non mi sembra possa essere ritenuto discriminante. Così come non può essere considerato sessista il comportamento maschile dell’approcciare una donna volendola corteggiare. Eppure…

Come diamine debba continuare a riprodursi il genere umano sta diventando cosa ignota se qualsiasi tipo di approccio è matematicamente abbinato a un comportamento sessista.

Ribadisco: ai cafoni consiglio di starsene a casa a tempo indeterminato, però da troppo tempo si leggono e si ascoltano storie che sono al limite del ridicolo. Signore donne, fate pace col cervello e conservate almeno voi un po’ di sana lucidità e un pizzico di ironia.

E’ per caso migliorata la condizione delle donne da quando una certa politica ha avviato il processo del sessismo applicato a qualsiasi ambito, cultura e libri di storia compresi?

No.

Rammento quando lessi sconcertata la proposta, da parte dell’associazione Gherush92, consulente speciale per il consiglio economico e sociale per le Nazioni Unite, di cancellare passi della Divina Commedia perché considerati sessisti. Questa è follia, e chi la ritiene meritevole di attenzione perché considerata risolutiva delle reali problematiche sui diritti civili delle persone, andrebbe preso in carico dal Sistema Sanitario Nazionale.

Non scherzo: ecco una delle notizie che furono pubblicate La Divina Commedia sessista, antisemita e islamofoba. Era il 2012.

Da essere umano di sesso femminile, vi dico onestamente una cosa: i diritti civili non dovrebbero essere conquistati pietendoli ai governi in carica. Non si dovrebbe attendere che la politica legiferi per concedere ciò che la coerenza e la morale dovrebbe creare in una società civile.

La coscienza comune

Il problema, semmai, nasce ancora una volta dalla coscienza comune, che essendo virata – in special modo negli ultimi anni – verso una condizione di insanità mentale, di arroganza, di maleducazione collettiva, non può che restare vittima di ciò che sta accadendo: la presa in carico, ancora una volta, della vita umana da parte di chi pretende di condurla secondo il periodo storico e la convenienza: il mondo della politica, appunto.

Che tutto decide, genera, permette o non permette.

In un marasma di regole e promesse, il genere femminile invece di progredire fa passi indietro senza rendersene conto. Perché diciamolo, va compresa una cosa fondamentale: a furia di generare e alimentare il criterio di sessismo, a furia di inneggiare al progresso ma solo a parole, a furia di sostenere che si sta lottando per la conquista di diritti, le donne sono sempre più compresse in un ruolo che le sottomette e le rende ancora più schiave, bisognose di sostegno e mai pari per ciò che riguarda i diritti.

La soluzione? Affrancarsi dalla dipendenza, da ciò che detta la politica. Le donne un tempo riflettevano, parlavano, scambiavano idee e cercavano di comprendere quali fossero le soluzioni migliori.

Oggi no. Attendono di essere condotte, non si sa verso dove e perché. Anche questo è un sintomo di regresso…

***Immagine di copertina da Tempi del 14 Marzo 2012

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