Singapore: droghe e pena di morte

Singapore: droghe e pena di morte

Centinaia di persone hanno manifestato domenica a Singapore contro la pena di morte. La città-stato ha nel mirino i trafficanti di droga.

Un uomo è stato impiccato il 30 marzo, prima esecuzione dal 2019 e molti altri detenuti hanno appena visto il loro ultimo appello respinto.

“Non uccidere in nostro nome”, “La pena capitale non migliora la nostra sicurezza”, proclamavano i cartelli branditi dai circa 400 manifestanti presenti allo “Speakers’ Corner” di un parco del centro, unico luogo a Singapore dove si possono tenere manifestazioni senza previa autorizzazione.

“La pena capitale è un sistema brutale che brutalizza tutti noi”, ha detto Kirsten Han, nota attivista, in un discorso ai manifestanti, chiedendo “invece di combattere le disuguaglianze e i sistemi di sfruttamento e oppressione che lasciano le persone ai margini e senza sostegno”.

Traffico di droghe

Le manifestazioni sono raramente consentite a Singapore e, a parte Speakers’ Corner, è illegale anche solo per una persona fare una protesta pubblica senza il permesso della polizia.

Abdul Kahar Othman, un trafficante di droga di 68 anni, è stato impiccato mercoledì nonostante gli appelli alla clemenza delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani.

Il prossimo ad essere giustiziato potrebbe essere Nagaenthran K. Dharmalingam, un malese con handicap mentale condannato per traffico di eroina. Il suo caso ha provocato una tempesta di critiche, anche in Europa.

A marzo sono stati respinti altri tre trafficanti di droga.
Singapore, uno stato prospero ma estremamente conservatore, ha alcune delle leggi sulla droga più dure al mondo e le autorità ritengono che la pena di morte svolga un ruolo nel prevenire il traffico che affligge molti altri paesi.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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