Gli orrori dell’Inps: storia di Marta

Gli orrori dell’Inps: storia di Marta

Lettera inviata al direttore responsabile Emilia Urso Anfuso dalla protagonista di questa vicenda: Marta Pellizzi – Il direttore sostiene totalmente la causa di Marta e chiede a tutta la stampa nazionale di fare altrettanto

Lettera aperta all’attenzione delle istituzioni e degli organi di stampa 

Sono Marta Pellizzi, 31 anni e vivo a Imola. Sono laureata in Scienze e tecnologie della comunicazione e lavoro come libera  professionista. 

La mia storia ha dell’incredibile. La racconterò nella speranza di ricevere la massima divulgazione. Spero in un rapido intervento  delle istituzioni e qualsiasi supporto possano darmi le persone che la leggeranno.  A partire dal 2007 combatto contro un tumore particolarmente recidivante. Un tumore cerebrale mi ha costretto a modificare il  modo di vivere la vita. 

A oggi ho avuto 4 tumori cerebrali di cui l’ultimo in corso (e in attesa di intervento neurochirurgico). 

Marta Pellizzi

Ho subito in passato 2 lunghi interventi neurochirurgici, ma non sono stati risolutivi. Gli interventi hanno portato stress e  rallentato i ritmi.  Il 2007 è stato un anno catastrofico, la ritardata diagnosi imputabile a delle mancanze mediche, ha fatto sì che perdessi la vista ancor prima di sapere del tumore alla testa. 

Il tumore ha compresso permanentemente i nervi ottici. Difatti ho un visus quasi assente da entrambi gli occhi. Un campo visivo binoculare menomato di oltre il 90%. Sono ipovedente grave. 

Da anni soffro di dolore cronico alla testa. Ho seguito diverse terapie per la cura del dolore, inclusa la terapia del dolore. A oggi  continuo a star male e i frequenti picchi di dolore mi portano a letto, impazzendo. 

Le mie azioni quotidiane sono supportate da qualcuno o dalla tecnologia.  Mia madre, una donna straordinaria, mi guida quando esco. Con lei cammino a braccetto e svolgo attività di routine. 

Ho studiato impegnando tutta me stessa. Studiare è difficile per chi come me non può usare la vista e soffre di dolore cronico. Ho con enorme fatica raggiunto la laurea nel 2018. 

Mia madre ha per me letto decine di libri, appunti e slide. Mi ha supportato nel dare gli esami. Ho ricevuto concreto aiuto dai docenti e dal servizio disabilità dell’Università di Ferrara. Li ringrazio per aver avuto la pazienza e la forza di farmi eseguire con  maturità e serietà gli esami, senza farmi pesare la diversità. 

Ho deciso di lavorare perché ciò significa sentirmi bene. Avere un’occupazione è benefico per la soddisfazione. Voi che leggete  queste parole siete consapevoli dell’importanza del lavoro nella vita di un individuo. 

Per anni ho cercato un lavoro come categoria protetta. Non sono riuscita a trovarlo. Mi sono auto-impiegata e aperto la partita iva  nel 2015.

Da sei anni lavoro come consulente in ambito digital marketing. Le tecnologie assistive hanno avuto enorme peso nella scelta e contribuiscono a rendermi efficiente nell’attività. Sono grata alla tecnologia, senza di essa sarei rimasta al di fuori del mondo e non sarei la persona formata e istruita che son diventata. 

Ora penserete: cosa è accaduto? 

Il problema è sorto l’11 gennaio del 2021 quando ricevo a casa il verbale cartaceo della verifica straordinaria da commissione INPS di Imola riportante che non ho i requisiti per avere l’invalidità al 100% con accompagnamento. 

Mi viene abbassata la precedente invalidità del 100% con accompagnamento predisposta come di diritto dalla sentenza numero  1319/12 del Tribunale di Bologna. 

Morale della storia: con il 70% di invalidità civile senza accompagnamento non ho più diritto al sostegno economico. La mancanza  di sostentamento economico avrà delle ripercussioni sul mio stile di vite e sulla famiglia. I miei genitori hanno perso il lavoro in  seguito al Covid e il poco guadagno mi è necessario per sostenere le spese di partita iva (lo saprete quanto freelance e  imprenditori stiano perdendo in questo tragico momento di crisi). 

A febbraio non saprò come sostentare. 

La notizia scioccante è il contenuto del verbale. Mi correggo: dei 2 verbali. 

Ebbene sì, la commissione nella medesima busta ha incluso 2 verbali con stesso numero di protocollo, data e firma dei  componenti. Verbali che riportano anamnesi e informazioni differenti ma stessa conclusione (70% invalido civile con inabilità al  lavoro dal 34% al 73% – non è ben chiaro cosa c’entri l’inabilità al lavoro in quanto si sta parlando di invalidità civile). 

IL PRIMO VERBALE DELLA COMMISSIONE 

La commissione include in anamnesi informazioni pregiudizievoli del tipo “Non è provvista di bastone per non vedenti né di cane  guida”. Aggiunge il tipo di laurea conseguita e il fatto che lavoro. 

Omette però le informazioni verbalmente comunicate il giorno della visita, il mio stato sociale e di salute (non indicando o  considerano il fascicolo sanitario consegnato). 

Manca che: 

• Sono assistita e accompagnata da mia madre (presente pure durante la visita) 

• Eseguo le mie azioni quotidiane con l’aiuto di qualcuno o delle tecnologie assistive per ipovedenti • Ho un visus menomato per compressione permanente dei nervi ottici 

• Ho un campo visivo ridotto di oltre il 90% 

• Ho dolore cronico alla testa e ho episodi gravi costrittivi a letto 

Vengono omessi tutti i documenti medici consegnati durante la visita. Non viene riportato il risultato (referto medico) degli  ulteriori accertamenti integrativi predisposti a fine visita (nel verbale vengono nominati gli esami richiesti, non inseriti i referti). 

Per loro non ho consegnato nessun documento alla visita e non ho eseguito gli accertamenti.

In realtà in mio possesso ho (e ho consegnato alla commissione): 

• 18 risonanze magnetiche attestanti i precedenti tumori, gli esisti chirurgici e lo stato di schiacciamento dei nervi ottici • Diversi campi visivi con differenti metodiche 

• Visita oculistica (richiesta dalla commissione e consegnata) 

• Potenziali evocati visivi (richiesti dalla commissione e consegnati) 

• Ulteriore risonanza magnetica (richiesta dalla commissione e consegnata) 

• Camo visivo con metodica Gandolfo (richiesto dalla commissione e ancora in attesa di eseguirlo – l’Ospedale di Modena è  uno dei pochi centri a eseguirlo in Italia, parrebbe non sia ancora possibile accedervi per i non residenti) 

IL SECONDO VERBALE DELLA COMMISSIONE 

Non è presente anamnesi, né documenti medici consegnati e neppure la diagnosi o gli accertamenti previsti. Un verbale vuoto contenente le medesime conclusioni del precedente. 

Mi stupisce trovare 2 verbali contraddittori nell’anamnesi e diagnosi, ma coincidenti nelle conclusioni. Come si può concludere  qualcosa senza aver preso in considerazione la situazione nella sua complessità o i documenti? Hanno concluso con elementi  soggettivi e personali? Come hanno fatto senza i referti medici che dicono io non abbia consegnato? 

La commissione era composta da un membro solo, indicato nei verbali come Mazzocchi Alessandro (lo stesso per entrambi). Dal  curriculum accessibile online scopro che il dottore non ha nessuna specializzazione per le mie patologie (non è un oculista, non è  un oncologo, non si occupa di terapia del dolore). 

Omettere dei documenti medici consegnati è grave. Delle decine di documenti consegnati non ne è stato considerato neppure  uno.  

Spregevole trovare in un verbale in cosa mi sia laureata, ma non come lo abbia fatto (in cosa sarebbe rilevante ai fini dell’accertamento della mia salute il mio corso di laurea?). La commissione non ha posto delle domande pertinenti. Si è fermata al  superficiale in una situazione complessa. Mi aspettavo professionalità, visita completa, analisi medico legale competente e medici  specializzati. Invece è stato il contrario. Con beffa. 

Deduco si aspettassero una ragazza triste, non istruita e guidata dal cane per ciechi. Lo stereotipo della non vedente da film. Si  aspettavano questo, e lo hanno pure scritto. 

Spero si faccia luce sulla vicenda e mi auguro di ricevere il supporto dalle istituzioni. Ho bisogno di aiuto in un momento così difficile. Sono totalmente da sola ad affrontare la giostra del destino. 

Sono disponibile a condividere con voi i verbali della commissione e i documenti medici in mio possesso.  Sono disponibile a chiarimenti o a ricevere richieste di intervista. 

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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