Fase 3 – Cia: vendemmia a rischio con fisco 4.0. Troppi ostacoli per contratti a stranieri

vendemmia

Di Andrea Palazzo

Con piattaforme digitali e smart working servono 15 giorni per ottenere un codice fiscale dagli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate: in passato bastava un’ora

Col fisco 4.0 e lo smart working degli uffici territoriali dell’Agenzia delle  Entrate, servono 15 giorni per dotare di codice fiscale i lavoratori stranieri da contrattualizzare per la vendemmia. Negli anni passati bastava un’ora per sbrigare la pratica. E’ questo l’allarme lanciato da Cia-Agricoltori Italiani, a ridosso del periodo di raccolta delle uve.

Le imprese agricole dopo aver presentato via e-mail la modulistica precompilata devono aspettare tempi troppo lunghi per il rilascio del codice, essenziale all’assunzione dei braccianti esteri per un regolare rapporto di lavoro.

La lunga procedura non ha riscontri con il passato e suscita molti dubbi sull’efficienza delle piattaforme digitali della Pubblica Amministrazione, che in tempi di crisi come questo dovrebbero, invece, velocizzare le pratiche burocratiche per agevolare il rilancio dell’economia del Paese.

Rispetto all’era pre-Covid, la digitalizzazione della richiesta dovrebbe essere persino più snella per gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate, perché permette di bypassare ogni difficoltà di incomprensione linguistica con il lavoratore straniero, che prima era costretto a recarsi personalmente a eseguire la pratica.

Un altro problema per le aziende riguarda l’indicazione degli sportelli digitali di non effettuare richieste di codici fiscali cumulativi: massimo dieci per singola e-mail.

Cia ricorda come questi ostacoli si aggiungano alla difficoltà di reclutamento di manodopera straniera dopo l’esplosione della pandemia e si augura che la PA in smart working riesca a meglio utilizzare le risorse offerte dalla tecnologia, per dare un servizio davvero efficiente alle imprese agricole e vitivinicole italiane.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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