Di Emilia Urso Anfuso – direttore responsabile
I lettori della testata giornalistica nazionale Gli Scomunicati, conoscono Claudio Rao ormai da molto tempo, in quanto cura una rubrica di successo che appare in prima pagina ogni lunedi, dal titolo “PIllole dall’esperto”.
Puntata dopo puntata, Claudio ci porta per mano nei meandri delle emozioni e della psiche, scandagliando i motivi che ci portano a provare certe sensazioni e ad avere certi comportamenti.

A sinistra nella foto Claudio Rao insieme all’editore
Conosco Claudio da anni e posso confermare, senza temere di poter essere smentita, che è una delle persone più dinamiche intellettivamente parlando che io abbia avuto il piacere e la fortuna di incontrare e conoscere bene. Animo delicato ma forte, Claudio riassume in sè molte delle caratteristiche migliori del genere umano.
Questo è il suo libro d’esordio e sentire la sua emozione, palpabile, forte e delicata, è commovente: auguro e auguriamo tutti a Claudio Rao il successo che merita con questo e i prossimi libri che, ne sono certa, ci regalerà dopo questa prima esperienza.

Claudio Rao con il suo libro d’esordio
In questi giorni Claudio Rao è al Salone del Libro di Torino, lo troverete al seguente padiglione:

Questa è l’intervista messa a punto dagli ex-allievi del dottor Claudio Rao che frequentavano la quinta classe, intervista per il Giornalino scolastico del Circolo “Nuto Revelli” di Cuneo (a.s. 2016/2017) che mi è gradito condividere con il lettore.
Quando ti è venuta la passione per il mestiere di insegnante?
In un’intervista semiseria potrei ribattere: “E cosa ti dice che io svolga il mio lavoro con passione?! “. Tuttavia sarò serissimo e se mi lascerò sfuggire qualche battuta sarà per fare intravedere verità difficili o complesse da esprimere. La passione di insegnare, mi è venuta… insegnando! Mai avrei pensato di diventare maestro! In effetti, da studente universitario, mi sono presentato al concorso nazionale quasi per caso. Per vedere come funzionasse, per arricchirmi di un’ esperienza. Il contatto con i miei primi allievi fu un vero “coup de foudre” che mi rivelò quanto amassi i bambini e ciò che loro rappresentano per il nostro futuro.
Quali sono i tuoi hobby?
La lettura che però resta confinata al periodo estivo, le lunghe passeggiate solitarie che mi aiutano a riordinare idee ed emozioni all’interno di me stesso, la visita di mostre e musei; il teatro e il cinema.
Su quale argomento hai scritto la tesi di laurea?
Ai miei tempi (ci si sente vecchi a usare queste espressioni!) per insegnare in quella che oggi si chiama Scuola primaria e all’epoca Scuola elementare, non era necessaria la laurea. Bastava il diploma dell’Istituto magistrale per accedere al concorso. Per rispondere alla tua domanda, tuttavia, la mia laurea in Pedagogia l’ho conseguita con una tesi sullo psicologo svizzero Jean Piaget e titolava “Linee didattiche deducibili da studî piagetiani sui processi cognitivi”. È depositata all’Università di Ginevra.

A quanti anni hai cominciato a lavorare?
Giovanissimo. Avevo appena ventun anni. La prova scritta del concorso l’ho sostenuta a vent’anni, nell’autunno del 1982. Quella orale a ventuno, nella primavera del 1983. In settembre ero già diventato “il maestro Claudio “!
Qual è stata la prima scuola in cui hai insegnato?
La scuola elementare statale “Angiolo Gambaro” di Torino. Ricordo ancora oggi il mio primo giorno di scuola in una prima elementare e gli occhi pieni di lacrime del piccolo Diego che seguivano ogni mio movimento. Era il “nostro” primo giorno di
scuola, da una parte e dall’altra della cattedra!
Cosa consiglieresti ad un ragazzino di quinta per le medie?
Di non lasciarsi impressionare troppo dal cambio di scuola. Non è facile, ma neppure impossibile. Oggi avete diversi maestri già nella Scuola primaria, avete già scoperto che vi sono diverse personalità di insegnanti alle quali doversi adattare, ciascuna con le proprie sfaccettature, le proprie doti e i propri difetti. Alle Medie non è poi così diverso.
Hai praticato qualche sport da giovane? Quale?
Francamente sono stato sempre un pochino “pigrotto” da questo punto di vista. Tuttavia in quarta e quinta elementare ho giocato in una squadra di pallacanestro. Era durante l’estate che, nelle colonie estive francesi, mi distinguevo nei giochi sportivi. Ero piuttosto bravo nella corsa di velocità e nel lancio del peso in cui ho vinto qualche medaglia.
Quali trasmissioni televisive preferivi da piccolo?
Sinceramente non mi ricordo molto. Anche perché c’era ben poco a quei tempi (aridajje, a sentirci vetusti!). Pensa che c’erano solo due canali televisivi, evidentemente in bianco e nero, e che le trasmissioni iniziavano al mattino e terminavano la sera tardi. Poi più niente! Ricordo una trasmissione per bambini che si chiamava “Giocagiò” e dei film su cani geniali come “Lassy” e “Rintintin”. Ma anche il mitico “Zorro” che conoscete ancora oggi.
Qual è il tuo metodo per restare calmo durante un discorso in pubblico?
A parte in classe, dove dopo un primo momento di emozione, passo in modalità automatica, parlare in pubblico mi mette abbastanza a disagio. In televisione o in radio, dove il pubblico non è visibile, sono decisamente più disinvolto. Laddove invece sono costretto a una conferenza frontale, l’emotività è presente e operante. Come presidente di un’associazione europea sono, mio malgrado, costretto ad intervenire ai congressi di Pedagogia clinica, almeno ai principali. Per il congresso mondiale di Firenze nel 2014 ero al Palazzo dei congressi davanti a più di mille persone. Fortunatamente il palco era illuminato, mentre il pubblico restava nella penombra. Così, abbagliato dalla luce, non vedendo distintamente le persone davanti a me, mi sono fatto coraggio ed ho letto (anche questo aiuta, concentrarsi sulla lettura!) il mio intervento. Il metodo più efficace per dominare l’ansia restano a mio avviso le tecniche di respirazione.
Hai buona memoria? Se sì, cosa fai o consiglieresti per conservarla?
Non credo di avere una memoria particolarmente brillante. Una cosa è certa tuttavia: contrariamente a ciò che mi avevano insegnato all’università, la memoria va allenata ed esercitata! Per questo, a tempo perso, mi diverto ad imparare poesie come quelle di La Fontaine, sai “La cicala e la formica”, “La volpe e il corvo”, etc. Sono in versi e le rime mi aiutano a ricordare dei termini e delle espressioni anche piuttosto desuete. Il consiglio è di dimenticarsi la scuola e gli insegnanti, cercarsi qualche bella poesia (o brano in prosa) che ci affascina ed impararcela a memoria. Così, giusto per il piacere di conoscerla. Ovviamente anche la Settimana Enigmistica o i Sodoku sono ottimi esercizî e per persone di tutte le età!
Quali sono le cose più strane che ti sono capitate o che ti hanno chiesto degli alunni durante la tua carriera?
Non saprei. Eppoi la mia memoria non è che sia eccellente, come ti dicevo. I ricordi sono molti, belli e brutti, ma di cose strane… Ricordo che una volta partecipai a una cerimonia di preghiera dei Testimoni di Geova, seduto accanto al mio allievo che mi aveva invitato: era la celebrazione pasquale se non ricordo male. All’epoca conoscevo bene la Bibbia e lui rimase ammirato della mia competenza. Un episodio dolorosissimo è stato il decesso di una mia allieva francese in gita scolastica a Venezia. Il ricordo più bello é invece legato ad un’altra mia allieva, francese anche lei (come sai ho insegnato parecchi anni all’estero) che fece fermare la macchina al papà nel pieno centro delle vie di Nantes solo per venire a deporre un bacio sulla mia guancia. Lucie, questo il suo nome, con la quale diversi anni dopo ripresi contatto, é mamma di due stupendi bambini ed ha scelto di diventare maestra elementare. Oggi siamo colleghi, al di qua e al di là delle Alpi

Lascia un commento