Lazio: allarme narcomafie

Lazio: allarme narcomafie

A Roma e’ allarme legato all’espansione delle cosiddette ‘narcomafie’. Sono dei gruppi criminali che controllano lo spaccio di stupefacenti in alcune aree della citta’, e a questa attivita’ affiancano anche l’usura, l’estorsione e il recupero dei crediti, e sono pronte a fare il salto di qualita’. E’ quanto evidenzia il V Rapporto ‘Mafie nel Lazio’ a cura dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalita’ della Regione Lazio, e presentato oggi presso la villetta a due piani con piscina sequestrata al clan dei Casamonica, nella zona della Romanina. Le narcomafie si stanno espandendo nelle periferie romane e rappresentano, dice il Rapporto, “una fase evolutiva dei narcotrafficanti che puo’ portare nella direzione della formazione di gruppi criminali strutturati di stampo mafioso”. Nelle periferie divenute piazze di spaccio, come Tor Bella Monaca, San Basilio, Primavalle, le organizzazioni puntano al controllo del territorio con piccole regalie per la popolazione, come una palestra, e su internet, attraverso i social, si celebrano le gesta dei pusher con cantanti Trap che “esprimono l’apologia dello spaccio”.

Resta forte l’allarme legato al fenomeno dell’usura soprattutto in vista dei fondi che arriveranno per l’emergenza Covid 19 e per la crisi che ha messo in ginocchio diverse attivita’ commerciali della citta’. “Lo scenario laziale come quello del resto del Paese e’ gia’ stato profondamente condizionato dalla crisi sanitaria in corso – scrive Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalita’ della Regione Lazio – da settimane i boss sono in fibrillazione perche’ hanno fiutato l’affare della Fase 2 e 3: l’usura. Hanno capito che la crisi economica sara’ per loro una grande opportunita’, potranno reinvestire i capitali sporchi nell’economia legale con il minimo rischio e il massimo rendimento”. Il V Rapporto ‘Mafie nel Lazio’ e’ un vero e proprio resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, nel periodo che va da gennaio 2019 a febbraio 2020. Come dimostrano i recenti fatti di cronaca dell’ultimo anno, e’ emersa una evidente ‘fibrillazione’ dei clan presenti nella Capitale in interazione con le mafie tradizionali.

“Da decenni i gruppi romani si allargano, si restringono – si spiega nel Rapporto – talvolta si mischiano e altre si confondono, infine si fondono o scompaiono per generare nuovi organismi criminali. Come dimostrato a processo, sono assimilabili ad associazioni di tipo mafioso o delle ‘piccole mafie’ alcuni membri della famiglia Fasciani giudicati con sentenza confermata in Cassazione, delle famiglie Casamonica e degli Spada. Muovendosi nell’ambito di questo paradigma giudiziario delle mafie romane, delle ‘piccole mafie’ e dei narcotrafficanti si fanno strada consorterie criminali che presentano caratteristiche mafiose e cui vengono contestati reati aggravati dal metodo mafioso. Nello specifico, le narcomafie romane: figure ibride che hanno nel traffico di Droga, anche internazionale, il loro business principale”. A preoccupare gli investigatori nel corso del periodo preso in esame dal V Rapporto mafie nel Lazio alcuni episodi di cronaca come il delitto di Fabrizio Piscitelli soprannominato “Diabolik”, capo incontrastato degli irriducibili della Lazio, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto del 2019. Dalle indagini e’ emerso che Piscitelli guidava una organizzazione, secondo quanto emerso nell’operazione “Grande Raccordo Criminale”, insieme a Fabrizio Fabietti. Da un lato c’era il gruppo Fabietti di Tor Bella Monaca e dall’altro Piscitelli e il suo gruppo di picchiatori temuti e rispettati a Roma. “Poi i legami pregressi ed attuali di Piscitelli con la famiglia Senese – si legge ancora nel rapporto – l’elevata considerazione che Massimo Carminati aveva di Piscitelli, i legami dello stesso con esponenti del narcotraffico e della camorra come i fratelli Esposito e i narcos albanesi hanno fatto il resto”.

Il rapporto si sofferma, inoltre sulle cosche di camorra che “a Roma operano da decenni associando alla naturale vocazione “predatoria” (tramite investimenti, riciclaggio e usura) anche la capacita’ di generare “nuove camorre” locali”. Si tratta della cosiddetta “camorra romana” che viene piu’ volte indicata come entita’ criminale derivata dalla camorra campana e legittimata ad agire a Roma come fosse in Campania, come emerge dalle intercettazioni contenute nelle diverse indagini dalle forze dell’ordine. Per quanto riguarda la ‘ndrangheta sebbene sia presente a Roma a partire gia’ dagli anni Settanta, anche in forma stabile, “ad oggi non sono stati raccolti elementi di prova circa la strutturazione delle cosche in forma di “locali””. “La presenza di un gruppo operativo della ‘ndrina Fiare’-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona e’ stato individuato nell’indagine “Rinascita – Scott” del dicembre 2019 – sottolinea il Rapporto – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. L’indagine “Rinascita – Scott” ha retto davanti ai giudici e grazie al lavoro di investigatori e magistrati e’ stata portata alla luce l’operativita’ di una rete di appartenenti all’organizzazione criminale ‘ndranghetista con importanti collegamenti nelle istituzioni e nel mondo imprenditoriale, evidenziando un sistema mafioso e corruttivo che dalla Calabria tentava di avviare importanti relazioni nella Capitale. Non ultimo, attraverso il livello massonico trasversale alle organizzazioni criminali e ai confini territoriali”.

Secondo alcuni investigatori per capire cosa sta per accadere a Roma, si sottolinea nel V Rapporto sulle mafie del Lazio, bisogna osservare bene cosa e’ gia’ accaduto a Ostia. “Il milieu criminale che si e’ sviluppato negli anni Settanta – si legge – ha visto protagonisti fino ad oggi per lo piu’ sempre gli stessi attori, divisi tra mafie tradizionali (a Ostia la famiglia Triassi vicina Cosa nostra agrigentina e gruppi legati alla camorra operanti nella zona di Acilia e di Ostia) e clan romani (la Banda della Magliana e i clan Fasciani e Spada)”. Le operazioni e gli arresti compiuti dalle forze di polizia sul litorale romano hanno creato uno squilibrio tra le forze che controllavano il territorio che mantiene in allerta gli investigatori. La seconda parte del Rapporto e’ dedicata come ogni anno alle province che da Sud a Nord sono condizionate da illegalita’ di vario tipo nel resto della regione. Da Viterbo sino a Latina, passando per Aprilia e Frosinone il Rapporto evidenzia la complessita’ delle relazioni criminali dei boss con il territorio e gli enti locali. Il basso Lazio e il litorale, in particolare, continuano ad essere un osservato speciale da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni, nonostante minacce, intimidazioni e attentati si susseguano con ritmo costante, in particolare, nei confronti degli operatori economici e degli esponenti delle Istituzioni locali.

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