Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale: Torino si fa avanti

AI

Di Luca Sambucci

All’indomani della pubblicazione della strategia governativa per l’intelligenza artificiale, che prevede la creazione di un Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), il direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino don Luca Peyron ha candidato la città piemontese a ospitare il futuro istituto.

In un post su Facebook Peyron afferma che “Torino avrebbe tutte le carte in regola: le avrebbe dal punto di vista tecnologico con due grandi Atenei di respiro internazionale e che proprio su questi temi si collocano ai massimi livelli insieme ad un tessuto imprenditoriale interessante.

La proposta ha subito raccolto consensi dal mondo industriale, come il Gruppo ICT dell’Unione Industriale di Torino che tramite il suo presidente Massimiliano Cipolletta in un comunicato dichiara: “le aziende del territorio sono pronte ad affrontare questa importante opportunità e ci rendiamo disponibili fin da ora ad avviare un tavolo di lavoro finalizzato a unire tutti gli attori istituzionali, accademici e imprenditoriali, ed elaborare un progetto condiviso“, o come il Club degli Investitori, un’associazione di oltre 180 business angel in Italia, il cui presidente Giancarlo Rocchietti ha affermato che “quello fra Torino e Innovazione è un binomio consolidato che si rafforza sempre di più: la città ha le carte in regola per ospitare l’Istituto che il MISE intende realizzare. Siamo certi che nella Città ci siano tanti come noi pronti a sostenere questa proposta che viene da una istituzione in grado di unire le istanze di molti“.

A confermare che quella di don Luca Peyron non è semplicemente un’iniziativa personale ci hanno pensato l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia e la Diocesi di Torino, che hanno ufficialmente sostenuto la candidatura della città. Della proposta si è anche occupato il TGR del Piemonte in un servizio che potete guardare qui.

La candidatura di Torino a “capitale AI d’Italia” è senz’altro un buon segnale (sui social è anche partito l’hashtag #aitorino): la città ha atenei ben preparati e – come abbiamo visto – un tessuto industriale e politico pronto a mettersi in gioco. Fra l’altro, ricordo che la proposta del gruppo di esperti prevede una sede centrale e una decina di sedi distaccate sparse per l’Italia, quindi assegnare la sede a una città non significa dimenticarsi del resto del Paese.

Inoltre mi piace vedere che la proposta proviene dal mondo ecclesiastico, a dimostrazione che l’intelligenza artificiale sta assumendo una dimensione sempre più multi-stakeholder. Sempre a Torino, per fare un esempio personale, qualche mese fa collaborai in veste di “esperto di cybersecurity” con il Laboratorio “Luciano Gallino” dell’Università per creare una puntata della serie “La quarantena di Nao”. Il Laboratorio esplora l’impatto dell’intelligenza artificiale in ambito sociale e durante l’epidemia – e la successiva quarantena – i professori e i ricercatori del laboratorio hanno organizzato una serie di video per avvicinare ai bambini al mondo dei robot (“Nao”, appunto) e dell’AI.

Devo però ricordare che l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale per ora è solo una proposta del gruppo di esperti (la strategia che hanno formulato non è vincolante per il MISE), ben vengano quindi candidature prestigiose come quella di Torino, che se non altro contribuiscono a concretizzare questa importante iniziativa.

Abbiamo stipulato un accordo con l’autore, Luca Sambucci, per la diffusione dei suoi articoli. L’articolo originale si trova al seguente link: Notizie.ai

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