Testo e foto di Susanna Schivardi
A piazza delle Erbe di Verona, Palazzo Maffei è sede di una Casa Museo magnifica, ricca di oltre 650 opere, eclettica nella sua concezione. Grazie al genio e amante dell’arte, Luigi Carlon, imprenditore e collezionista che nel 2024 ha detto “acquisto solo se sento una scossa”, a Verona è possibile immergersi in questa dimensione fantastica e avveniristica, tra opere d’arte di inimmaginabile pregio, a partire da capolavori dell’arte antica fino al contemporaneo, passando per il Medioevo e pezzi di arredo di enorme valore, tra dipinti, affreschi, sculture e installazioni.

Un itinerario ricco di opere straordinarie, dislocato sui piani del Palazzo, datato dai documenti già da fine ‘400, la costruzione principale iniziò nel XVII secolo, in stile tardo rinascimentale con elementi barocchi, si trova di fronte alla colonna sormontata dal Leone di Venezia, con la scritta pax e la coda tra le gambe.
Ricorda la vittoria di Venezia sulla città e il suo dominio. All’ultimo piano a cui si accede attraverso una stretta scala, si arriva al magnifico terrazzo con belvedere a 360 gradi, per ammirare i dintorni della città con il suo verde brillante e i tetti della città antica. All’ora del tramonto la vista è davvero bellissima.

Andiamo alle opere che ci hanno emozionato, perché il percorso è lungo e ricco di suggestioni per gli amanti dell’arte e anche per i giovani, che vengono incentivati alla conoscenza delle opere, grazie ai programmi guida promossi dalla Casa Museo rivolti alle scolaresche.
Faremo un percorso emozionale senza seguire la datazione delle opere, perché appena di fronte allo sguardo ci si è aperto lo squarcio su tela di Fontana, l’emozione è stata fortissima e da lì si è capito che il percorso avrebbe dovuto seguire il cuore e non la testa. Su una parete quasi nascosto agli astanti, Dark-light di Wasily Kandinsky, accompagnato da un Giacomo Balla e da un De Pisis coloratissimi.
La Grande Onda di Hokusai, parte di una raccolta pubblicata in Giappone dal 1830, una delle più famose immagini al mondo, secondo il British Museum e che Carlon ha inseguito per anni. In Italia sono in tre ad averla, e lui è l’unico privato.

Passeggiando tra le sale tutte a tema, con arredi, oggetti e manifatture di epoche e origini diverse, si trovano opere contemporanee come il Cuore, Pezzo di Ricambio di Maurizio Cattelan, fatto con cartone nastro adesivo, un’opera che si interessa alle interazioni umane.
Molto attraenti le opere e arredi orientali, con colori sgargianti, forme per noi desuete, calore e fantasia. Accanto a una scultura rinascimentale, un quadro di Capogrossi, e poi un Sironi, Composizione di Paesaggi, richiamo al periodo finale tragico della sua vita. Si susseguono Gino Severini, Pablo Picasso con Tete de Femme, un Alberto Burri che strappa stupore, Tutto Nero, in acrilico, vinavil e combustione, energia dal valore metaforico e primordiale.

All’inizio del percorso una scultura molto bella, Maternità di Arturo Martini, 1932-1933, grave e solenne, austera rappresentazione di amore in chiave laica, in cui i corpi di madre e figlio sono inglobati. Omaggio agli artisti veronesi sono numerosi, tra cui Zenone Veronese, il Ratto di Elena del 1500, per passare a Altichero da Verona del 1300, tempera su Tavola. Manifattura Bresciana, Stipo da viaggio con cassettini, XVI secolo, oggetto piccolo e molto dettagliato.
Entriamo nella Sala II, Mirabilia, detta lo Scrigno, piccola stanza affacciata su piazza delle Erbe, che conserva alle pareti testimonianze del XVIII-XIX secolo, con affreschi.

Chiuso come un sigillo tra i fondi oro il Concetto Spaziale, di Lucio Fontana, mostra in sintesi estrema i tagli su fondo rosso, la forza dei nuovi simboli della contemporaneità, il taglio che esplora oltre la tela. Ma abbiamo anche una magnifica Maddonna col Bambino di Lippo d’Andrea già noto come Pseudo Ambrogio di Baldese, dipinto dai caratteri arcaicizzanti, e Tabernacolo con Cristo Morto di Maestro di Sant’Anastasia. E poi uno sguardo ancora fuori, verso la piazza gremita, festante, accesa.

Dall’interno non si sentono i rumori ma si percepiscono i movimenti, il vociare e le opere intorno sembrano parlare una lingua diversa, una nota calda, avvolgente, un respiro soffuso che arriva da lontano, dalla mano del pittore, dalla forza dello scultore, dall’afflato dell’ispirazione.

Un momento per liberarsi dalle catene del dover essere e finalmente respirare l’aria del poter pensare il lento e sopito incedere della vita. All’entrata del cortile di Palazzo Maffei, si legge un’installazione luminosa sopra una statua in stile ottocentesco “BEAUTY IS A READY-MADE”.
Opera del duo italo-britannico Claire Fontaine per riflettere sul concetto convenzionale di bellezza.
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