Di Maurizio Micelli
La cultura non é altro che il risultato finale di un lungo processo storico.
La storia la percepisco come la più grande avventura dell’umanità, ripercorrerla è come addentrarsi in un dedalo di scoperte, un privilegio per viaggiatori intraprendenti e curiosi, che che siano sedentari o meno non ha alcuna importanza.
Credo quindi che coloro che lavorano per la cancel cultur, in realtà stiano perseguendo obbiettivi antiumani con la pretesa di plasmare il mondo con un prodotto di recente concezione privo dei solchi profondi scaturiti dall’eterna dialettica tra il vecchio ed il nuovo o tra il potere e le masse.
Questa miseria morale e intellettuale, potrebbe essere figlia dell’ennesimo proposito di controllare l’umanità attraverso strumenti di potere, nel nonstro tempo assai più incisivi ed efficaci che in ogni altro periodo della storia umana.
Sono certo quindi che il tentativo di isolare gli uomini nell’ambito asfittico di un mondo virtuale, dove tutto si svolgere a discapito della naturale vocazione degli esseri umani di incontrarsi e creare situazioni sociali, anche rivoluzionarie o semplicemente di contestazione o stimolo al sistema, verrà senza dubbio perpetrato.Tuttavia una forma di libertà senza responsabilità pervade di già la società .Un prete che investe una ragazza e scappa omettendo di soccorrerla ,un insegnante che arrotonda mettendo le sue grazie nella disponibilità di onanisti all ‘ ultimo stadio.Dopie vite doppie personalità, utenti sui social che usano nickname avulsi dal loro vissuto reale. Siamo già tutti pronti a diventare avatar di noi stessi, muoverci nel mondo virtuale, dove quasi tutto e’ consentito, senza incorrere nelle conseguenti responsabilità.
Elite tecnocratiche si muovono già, sostenute dal consenso delle folle che, affrancate dalla fatica di un quotidiano ansiogeno, incaricheranno un loro avatar di provvedere a tutto, alla soddisfazione di bisogni di base, cibo e sesso, conferendo all’esistenza l’apperenza di una vita appagante.
Certo in questo progetto non intravedo traccia di procreazione, di continuità della specie umana, intravedo piuttosto la necessità che, i miliardi di consumatori di risorse naturali, inquinatori affetti da bulimia del superfluo, vengano ridotti di numero, al fine di consentire alle elite già menzionate, il controllo su un mondo pù salubre.
La fine del miserabile declino verso l’accettazione di tutto ciò, potrebbe scaturire dalla consapevolezza collettiva che gli ideatori di questo modello sociale, sono gli stessi che hanno inventato la società dei consumi.
Costoro, dopo aver condotto le masse verso una felicità posticcia, dopo averli privati della dignità di uomini capaci di vivere con sapiente senso di responsabilità, ora pensano che la soluzione per quel mondo che la loro ideologia ha reso eco-incompatibile, risieda nella riduzione del numero dei consumatori.
Alla luce della penuria di materie prime e di un progetto che possa ricalibrare in un visione umanistica il rapporto tra uomo e la natura, tra uomoe Dio, o qualsivoglia spiritualità, possiamo solo sperare che questo tempo rappresenti solo uno dei tanti momenti in cui la storia ha generato infelicità, e che in questa progettualità ci siano già i propdromi del suo fallimento, come nelle utopie esistono i presupposti del suo successivo ripiegamento verso la disillusione.
Se così non fosse i teorici della fine del tempo umano sul pianeta a favore della intelligenza artificiale, che sospetto sarà guidata da uomini ibridati con macchine che ne possano implementare la potenza ed allungarne la vita, è già alle porte.
Ma allora se l’uomo si è fatto Dio…?
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