Di Fabio Miceli
Dopo l’anteprima di giugno nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, Frankenstein – The Mary Shelley Picture Show torna a Milano con un tour gratuito nei quartieri popolari.
L’esperimento di teatro sociale e partecipativo di Minima Theatralia e dei Duperdu (Marta M. Marangoni e Fabio Wolf) porta il teatro fuori dai luoghi istituzionali, trasformando piazze, cortili e parchi in palcoscenici aperti a tutti.

In scena 80 cittadini-attori, dai 5 agli 80 anni, con abilità, origini e storie differenti, affiancati da artisti professionisti come Rajae Bezzaz, e con apparizioni video di Cristina Crippa ed Elio De Capitani nei panni dei genitori di Mary Shelley.
I cammei di Loris Fabiani e Ginestra Paladino raccontano la sfida creativa indetta da Lord Byron.

“Mostro è il nome che diamo alle cose che non comprendiamo, alle ombre, alle ferite umane, a tutte le nostre anomalie. Nessuna voce è di troppo e ogni corpo – fragile, queer, bambino, anziano, disabile o professionista – ha diritto alla scena”, dichiarano i Duperdu.
Il tour nei quartieri
- Sabato 1 novembre, ore 16.30 – Centro Sempreverdi Comasina, concerto-spettacolo con il Coro Ipazia
- Venerdì 28 novembre, ore 21.00 – Fermata Clown, Mezzanino Dateo, Clown Gala con il Collettivo Clown
- Giovedì 18 dicembre, ore 17.00 – Oratorio Chiesa dell’Annunciazione di Affori
Tra le realtà coinvolte: Orchestra Inclusiva Esagramma, Collettivo Clown, Coro Ipazia.
I laboratori e il tour nei quartieri sono sostenuti da Fondazione Alia Falck e Comune di Milano.
Un esperimento di teatro sociale e inclusivo
Lo spettacolo, ispirato a Frankenstein e alla vita di Mary Shelley, affronta temi universali come la solitudine, la diversità, la paura del diverso e il diritto di esistere.
La regia di Marta Marangoni valorizza la diversità trasformandola in linguaggio scenico, mentre le musiche originali di Fabio Wolf, eseguite dall’Orchestra Inclusiva Esagramma, creano un filo emotivo che unisce canto e strumenti.

La drammaturgia partecipata, curata da Francesca Sangalli, intreccia autobiografie e letteratura, trasformando il mito di Frankenstein in un racconto corale sulla fragilità umana.
Scene e costumi, realizzati nella costumeria sociale Sunomi con materiali riciclati e le cerniere raccolte nei quartieri del Nord Milano, diventano simbolo di ferita e rinascita.

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