Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Perché alcune persone sono attratte dal macabro?
Gli psicologi ne studiano da tempo i motivi. Le ricerche suggeriscono che la morbosità sia uno strumento cognitivo che aiuta gli individui a gestire la paura e l’incertezza legate alla morte.
Una vicina di casa, nel giardino della sua villetta, ha creato un’atmosfera horror decisamente impressionante: finti cadaveri appesi in sacchi di iuta, scheletri seduti ai tavoli, lapidi sul terreno, teschi ed ossa umane che escono dai vasi. Questo ha stimolato la mia riflessione a capire meglio i meccanismi sottesi a questo genere di comportamenti.
Ogni anno, il 31 ottobre, il mondo festeggia Halloween. Per grandi e piccini questa ricorrenza è un’occasione per mascherarsi con costumi terrificanti, intagliare zucche, mangiare dolciumi e guardare film horror. Questo antico rituale pagano, che affonda le sue origini nella mitologia celtica, è diventato una vera e propria tradizione.
Secondo alcuni ricercatori Halloween avrebbe un ruolo sociale importante. Simulare la paura avrebbe infatti importanti benefici psicologici.
Giocare con la paura
Lawrence R. Samuel, è il fondatore di “AmeriCulture”, una società di consulenza americana. Egli sottolinea come sulle pagine della rivista bimestrale statunitense Psychology Today (https://www.psychologytoday.com/us/docs/about-psychology-today) diversi ricercatori sostengano che Halloween abbia origini biologiche! In altre parole, questa tradizione nascerebbe dalla paura, emozione primaria generata dalla convinzione che qualcuno o qualcosa sia pericoloso o rappresenti una minaccia e che il nostro organismo debba prepararsi a combattere o a fuggire. La paura provoca un importante rilascio di adrenalina e altri ormoni.
Costruendo scenari di minaccia artificiali, come la mia vicina, ci mettiamo in grado di contenere la paura in maniera sicura e socialmente approvata.
In situazioni che non presentano pericoli reali, « una paura simulata è un modo per praticare e apprezzare l’esperienza della paura », afferma Tamar Kushnir¹, professoressa di psicologia e neuroscienze presso la Duke University, degli Stati Uniti. Una maniera di giocare con l’emozione della paura, insomma.
Halloween stimola il nostro sistema emotivo
Il sociologo americano Amitai Etzioni², nel suo articolo «Toward a Theory of Public Ritual» pubblicato nel 2000 su Sociological Theory afferma che Halloween funziona come un « rituale di gestione delle tensioni » attraverso il quale le paure, le angosce e le fantasie collettive vengono messe in scena e trovano un’espressione materiale.
« Otteniamo una risposta fisica e, di conseguenza, la soddisfazione di poter dire: “Ho superato questa paura”», spiega Jason Parker, docente presso il dipartimento di psicologia dell’Università Old Dominion, negli Stati Uniti, assicurando che Halloween « stimola tutto il nostro sistema emotivo ».
Confrontarsi con la morte
Nel suo articolo pubblicato nel 2008 su « Ethos: The Journal of the Society for Psychological Anthropology », Cindy Dell Clark³ presenta Halloween come un processo complesso in cui le “inversioni di senso” occupano un posto preponderante. In altre parole, questa festa è l’unico giorno dell’anno in cui siamo incoraggiati a smettere di avere e cercare senso, logica e razionalità.
Halloween è anche un modo per confrontarsi con la morte, che rappresenta forse la nostra più grande paura e uno dei più grandi tabù delle nostre società occidentali contemporanee.
Nel suo libro « Death Anxiety and Clinical Practice » del 1997, Robert Langs afferma ad esempio che la morte rappresenta « una paura onnipresente ma sfuggente ».
Insomma, che sia rappresentata da semplici travestimenti oppure da scheletri, fantasmi, zombie o cimiteri, come nell’impressionante giardino della mia vicina, la morte è un elemento essenziale dell’esperienza di Halloween. Ma i costumi, i dolciumi e la presenza dei bambini ci consentono di avvicinarla e perfino di celebrarla, in modo più sociale e divertente, scevro da paure, tristezze o rimpianti.
¹ https://scholars.duke.edu/person/TAMAR.KUSHNIR
² https://www.ais-sociologia.it/2023/06/05/il-sociologo-amitai-etzioni-che-ci-ha-lasciati

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