Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Liti e conflitti genitoriali possono danneggiare la salute fisica e mentale dei figli, provocando ansia, stress e depressione. L’intervento di un professionista può giovare a ripristinare comunicazione e stabilità. Riflessioni.
Nessuno è perfetto. Nella vita di coppia può capitare che scoppi una lite. Ma cosa succede quando vostro figlio assiste a queste tensioni? La situazione può avere un impatto significativo su di lui, soprattutto se si trova al centro del conflitto.
Esemplifichiamo con un paio di testimonianze.
- Claudia, trentacinquenne, è separata dal marito da due anni. Insieme hanno avuto due figli, un maschio di quattro anni e una femmina di sette.
« È stata proprio l’educazione dei figli a mandare in crisi la nostra coppia. Non eravamo d’accordo, e non lo siamo tuttora, sul modo di educare i nostri figli. Eppure era una cosa di cui avevamo discusso prima. È già difficile evitare che i figli assistano alle liti di coppia, ma quando queste li riguardano direttamente, la situazione diventa infernale. Io cerco di dialogare con i miei figli, di non arrabbiarmi con loro, di non punirli, di spiegare sempre le cose. Il mio ex marito è più severo, persino rigido. Di conseguenza, non eravamo mai d’accordo. Poiché volevamo evitare litigi davanti ai bambini, c’erano molte tensioni e cose sottaciute e quando i bambini non erano presenti, le cose degeneravano rapidamente. Ognuno cercava sostegno negli amici, nella famiglia e questo ha reso tese le nostre relazioni con loro ».
- Mario è un quarantenne separato dalla moglie da 5 anni. Insieme hanno avuto due figli. Mario ha avuto un altro figlio con la sua nuova compagna.
« Senza rendercene conto, i litigi sono diventati parte del nostro modo di funzionare come coppia. Litigavamo spesso: in macchina, a casa, al supermercato. Praticamente ogni situazione dava adito a una discussione. Ma non duravano mai a lungo e non influivano sulla nostra relazione. Era persino qualcosa che rivendicavamo con i nostri cari, scherzandoci su, dicendo: “Un amore non è bello se non è litigarello”. Quando abbiamo avuto il nostro primo figlio, abbiamo continuato a funzionare così. A un certo punto, abbiamo avuto bisogno di una babysitter. È lei che ci ha fatto notare che nostro figlio aveva un comportamento aggressivo con gli altri bambini, che era irascibile e che parlava male con loro. Siamo caduti dalle nuvole! Ne abbiamo parlato con i nostri conoscenti e, un po’ imbarazzati, alcuni dei nostri cari ci hanno detto che non li sorprendeva molto, visto il nostro comportamento quotidiano. Abbiamo quindi iniziato a stare più attenti. Ma eravamo troppo abituati a vivere in coppia in quel modo. Col passare del tempo, i litigi trattenuti sono diventati macigni e alla fine hanno avuto la meglio sulla nostra coppia ».
Come proteggere il bambino?
Il tema è assai complesso e richiederebbe oltre alla mia formazione, un’esperienza specifica di cui non dispongo. Per questo, con molta umiltà, mi sono documentato con letture, ricerche e condivisioni con colleghe e colleghi che trattano da anni questa problematica.
Prendiamoci la libertà di condividere qualche riflessione a ruota libera per interrogarci ed arricchirci.
Partiamo da un principio fondamentale (per nulla semplice e scontato): noi genitori non dovremmo mai litigare davanti ai figli, indipendentemente dalla loro età. La coppia coniugale non è la stessa cosa della coppia genitoriale. Allo stesso modo, il bambino non dovrebbe mai essere coinvolto. Non spetta a lui decidere chi ha ragione o torto. Se uno dei genitori lo usa come strumento, il bambino si troverà coinvolto in un conflitto di lealtà. Due persone che si amano e vivono insieme formano una coppia coniugale. Dal momento in cui questa coppia ha un figlio, i membri della coppia si riconoscono come genitori di quel bambino. Quando queste due persone litigano, lo fanno come individui, non come mamma o papà. Diventare genitori comporta dei doveri. È un po’ come la patente di guida. Si ha il diritto di circolare, ma ci sono delle regole da rispettare.
La separazione in sé non è necessariamente un problema per il bambino se gli viene spiegata. Ciò che rischia di turbarlo sono gli alterchi che la accompagnano. È la coppia coniugale che si separa. Si rimane padre o madre del proprio figlio per tutta la vita. Il conflitto che può opporci al nostro coniuge non riguarda nostro figlio! Il rischio in caso di separazione è che il bambino si senta obbligato a scegliere. Si ritrova nuovamente di fronte a un conflitto di lealtà e questo può essere devastante. È come amputargli una parte di sè.
Ricordiamoci che il senso di colpa si sviluppa molto rapidamente nei bambini. Sentendoci litigare, vedendoci tristi o arrabbiati, nostro figlio penserà: “È colpa mia”. Se, per esempio nostro figlio ha combinato un guaio a scuola e tornando a casa, ci vede litigare con il nostro partner, potrà collegare le due cose e pensare che sia a causa sua che noi litighiamo. Anche se non c’è alcun nesso! E si sentirà in colpa. Con tutte le conseguenze del caso. I conflitti tra i genitori possono causare disturbi del sonno, dell’alimentazione o del comportamento. È necessario essere vigili fin dalla nascita e anche prima. Un bambino che nasce in un ambiente difficile può mostrare segni di insicurezza. Tra 0 e 3 anni, ciò può manifestarsi con disturbi del sonno. Addormentarsi significa sentirsi al sicuro. Più tardi, questa stessa insicurezza può concretizzarsi sotto forma di una certa irrequietezza. Si parla molto di iperattività, ma l’agitazione di un bambino può essere la conseguenza di un’instabilità familiare. Un bambino ha bisogno di sentirsi al sicuro, questo gli permette di sviluppare fiducia in se stesso, ma anche fiducia negli altri. Più tardi, durante l’adolescenza, il ragazzo “sofferente” tenderà a contestare l’autorità ancor più di un adolescente normale, potrà incontrare difficoltà nell’apprendimento o essere soggetto a depressione. Fin dall’inizio e per tutta la sua vita nostro figlio ha bisogno che noi genitori siamo disponibili, ci interessiamo a ciò che vive e lo accompagniamo. Inoltre, c’è anche il rischio di ripercussioni sulla vita adulta del bambino che potrà riprodurre lo stesso scenario, senza rendersene conto.
Bisogna anche essere in grado di dire dei no ai propri figli. Se ci arrabbiamo con nostro figlio o con uno dei suoi fratelli, dovremo sempre spiegargliene il motivo. La lite deve avere un senso. La paura di perdere l’amore dei genitori è una delle principali ansie dei nostri figli.
Cosa possiamo fare nella vita quotidiana per evitare i conflitti o risolverli se esistono
Naturalmente non esistono famiglie perfette. Io stesso, nonostante il mio percorso e le mie formazioni, qualche senso di colpa me lo porto dietro.
Non è necessariamente drammatico se abbiamo qualche litigio, ma quando le liti si ripetono regolarmente, è fondamentale risolvere le questioni che inceppano il funzionamento della nostra diade genitoriale. Questo può avvenire attraverso sedute con un professionista di fiducia. Si può anche istituire un sistema di consiglio di famiglia: ci si riunisce tutti insieme in un momento prestabilito e preciso in cui ognuno racconta come è andata la sua settimana, cosa ha provato, lasciando a cisscuno tempo e modo di esprimersi liberamente. Ogni persona deve avere lo stesso peso, perché ognuno è un membro della famiglia. Naturalmente, devono essere solo i genitori a prendere le decisioni. Se si pongono dei limiti, è necessario spiegarli: sempre.
La chiave di vòlta è il linguaggio. Le parole d’ordine dovranno essere ascoltare, discutere e spiegare.

Lascia un commento