Emilia Urso Anfuso intervista Marco Rizzo: dalla periferia alla politica, passando attraverso i cambiamenti sociopolitici italiani

Emilia Urso Anfuso intervista Marco Rizzo: dalla periferia alla politica, passando attraverso i cambiamenti sociopolitici italiani

Intervista del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Marco Rizzo, un uomo con una vita da raccontare. Cosa che ha fatto di recente attraverso la pubblicazione della biografia dal titolo “Marco Rizzo. Una biografia di periferia”. L’ho incontrato per comprendere cosa pensa, cosa spera, cosa auspica per il nostro paese, quest’uomo, questo personaggio politico di estrazione comunista che ha cambiato prospettiva quando ha visto trasformare la società e di conseguenza, i suoi storici riferimenti politici. Rizzo ci ricorda che spesso è più intelligente guardare alla realtà che restare monoliticamente aggrappati a un colore politico.

Che cosa le ha fatto comprendere che la sinistra italiana non la rappresentava più? 

Volendo dare una risposta sintetica, mi affido a un’immagine, quella che mi è rimasta impressa della Sinistra. La mia Sinistra era quella di Enrico Berlinguer ai cancelli della Fiat Mirafiori insieme agli operai. Oggi la sinistra è un po’ la Elly Schlein sul carro del Gay Pride. È la sostituzione dei diritti sociali fondamentali, che sono poi quelli della Carta costituzionale basati sul lavoro, la casa, la scuola, la sanità pubblica. E sono sostituiti con i diritti civili che, intendiamoci, non è che siano ininfluenti, ma la sostituzione cambia gli addendi. Io non provo rabbia, però provo estraneità. Se poi pensiamo anche che da un punto di vista, diciamo così, concreto, si è passati dalla difesa dei lavoratori e dei più deboli alle banche, alla NATO, alla Banca centrale europea, fino al Fondo monetario internazionale… Oggi il Partito Democratico è il partito più conseguente rispetto alla globalizzazione capitalista neoliberista. Ho scritto un libro autobiografico dal titolo “Marco Rizzo, una biografia di periferia”, all’interno del quale, peraltro, narro la cronaca della mia vita che si interseca con la storia italiana, partendo da quel quartiere in cui sono nato che era il quartiere operaio per eccellenza di Torino, Borgo della vittoria. Proprio in quel quartiere si trovava la sede provinciale del Partito Comunista, occupava un intero palazzo. Oggi nello stesso palazzo c’è l’Unicredit, per dare l’idea di come sono cambiate le cose…

Con un percorso come il suo, che le ha permesso di maturare una cultura così incentrata al sostegno dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, come vive ciò che sta accadendo in questo periodo, con Landini che indice scioperi generali a catena, ma dimentica di sedere al tavolo del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, scaduto da oltre un anno?

Diciamo che è un po’ l’involuzione del sindacalismo italiano, che da sindacato di classe si è trasformato in sindacato concertativo. È stato un processo lungo, durato trent’anni. Però oggi Io credo di non esagerare nel dire che oggi il sindacato serve ai sindacalisti e non ai lavoratori. Lo affermo da persona che è stata iscritta per 35 anni alla Cgil. Poco tempo fa un operaio, un vecchio operaio tra l’altro, che conoscevo da tanti anni a Torino, mi diceva: “Ma come mai Marco in Francia hanno passato l’età pensionabile dai 62 ai 64 ed è successa una rivoluzione, il paese è stato bloccato e ancora oggi non sono riusciti a far passare questa misura e invece in Italia hanno fatto passare una legge Fornero che manda gli italiani in pensione a 67 anni, senza dimenticare gli esodati e tutto il resto”? Gli ho risposto che il problema deriva dal fatto che in Francia non hanno la CGL…perché la Cgil in realtà è l’elemento di calmieramento sociale. Adesso c’è questa vicenda di Gaza che è davvero strumentale. Consideriamo che il sottoscritto è reduce, nel novembre del 2023, di una grande manifestazione a Milano da noi organizzata come DSP, Democrazia Sovrana Popolare, presso il palazzo Sforzesco. Hanno partecipato migliaia di persone, ma io e Francesco Toscano (cofondatore con Rizzo di Democrazia Sovrana Popolare) siamo stati accusati dal Partito Democratico e dalla Cgil, di essere degli antisemiti! Addirittura un dirigente nazionale del PD, Emanuele Fiano ha detto che sono un fascista. Rizzo un fascista!? Ormai tira il tema Palestina e si sono, come dire, accodati.

Quindi a suo parere Landini promuove cause che attraggono le folle?

Landini ha promosso il referendum su leggi varate dalla sinistra e che riguardavano, di fatto, le privatizzazioni che a loro volta riguardavano la precarizzazione del lavoro. Leggi che sono state fatte dalla sinistra e non ostacolate dai sindacati. Ho in mente un’intervista di Monti, che ha dichiarato che “I nostri sindacati, quando abbiamo fatto questa riforma, erano d’accordo con noi”.

(Le dichiarazioni di Mario Monti riportate da Marco Rizzo si possono ascoltare dal video che trovate qui sotto)

Le parole di Mario Monti sono inquietanti, ha addirittura affermato che “Non c’è nessun paese dove una riforma così forte delle pensioni sia stata adottata in maniera così semplicemente dal punto di vista politico”

Io sono stato molto duro su questo punto, ho parlato di tradimento della classe operaia. Però, se avessero concesso la cittadinanza a due milioni e mezzo di extracomunitari, contando poi tutti quelli che si ricongiungeranno a loro tra, mogli, figli e parenti. Pertanto azzerando quello Stato sociale, che era il risultato della lotta delle classi lavoratrici del secolo scorso. Uno stato sociale azzerato: via le pensioni, via la sanità pubblica, via i trasporti, la scuola pubblica, le case popolari, perché chiaramente saremmo stati travolti da una misura simile. Peraltro, ne parlava anche Carlo Marx con l’esercito industriale di riserva. Facevi arrivare un popolo di lavoratori a basso contenuto di capacità lavorativa, provocando così una caduta fortissima dei livelli salariali e dei diritti creando una sorta di macedonia sociale…

Tornando a quanto sta accadendo in Italia anche per ciò che riguarda i referendum promossi dalla sinistra, sono pochi i contribuenti che conoscono approfonditamente le regole sui referendum in Italia. Molti non sanno, per esempio, che anche in caso di non raggiungimento del quorum, chi ha promosso i quesiti referendari ottiene comunque un bel rimborso…

Esatto, si prende 1€ di rimborso per ogni firma. I referendum erano 5. Si sono portati a casa 1 € per per due milioni e mezzo di firme, se poi avessero raggiunto il quorum avrebbero percepito il doppio, 5 milioni di euro. Se fosse passato il quesito sulla cittadinanza italiana agli extracomunitari, quello che a loro premeva maggiormente, le operazioni ai CAF – perché due milioni e mezzo di immigrati che chiedono la certificazione avrebbero dovuto recarsi presso i CAF – avrebbero affossato lo Stato sociale da una parte, ma dall’altra avrebbero riempito di denaro le casse del sindacato. 

Auspica una riforma dei sindacati?

Si, e basterebbe una piccola riforma. Per esempio, i partiti devono chiedere il rinnovo del tesseramento ogni anno. Al sindacato uno si iscrive e resta iscritto praticamente tutta la vita, anche anche quando va in pensione. Esistono decine di migliaia di persone che sono iscritte al sindacato senza neanche saperlo, perché nelle buste paga non c’è scritto il nome del sindacato, appare solo una sigla e la lettura delle buste paga è difficile per molti. Così, cancellarti e quindi cancellare il RID bancario automatico è praticamente impossibile a meno di attivare operazioni abbastanza complesse. Basterebbe che ogni anno ognuno desse il proprio consenso a farsi prelevare la somma per l’iscrizione.

Corrisponderebbe anche una forma democratica di adesione ai sindacati…

Esatto, e sarebbe anche un termometro di quanto un sindacato ha operato bene: mi riscrivo, se il sindacato ha operato male, se non ha fatto nulla, non mi iscrivo più.

Intervistato da Francesco Borgonovo, ha dichiarato che il governo Meloni poteva muoversi prima. A suo parere, quanto pesano, anche, i rapporti commerciali con Israele? Anche la Palestina ne ha in corso, potrebbero essere questioni diplomatiche a non palesare azioni più incisive?

Sarebbe gravissimo! Vorrebbe dire che la politica estera del nostro paese è condizionata da fattori economici, che possono essere peraltro identificabili non tanto nella quantità degli scambi, ma dalla qualità. Noi abbiamo affidato larga parte della nostra sicurezza a meccanismi e aziende israeliane. Non si capisce perché ci si vuole emancipare dalla Russia. Noi acquistavamo gas a basso costo dalla Russia, che era un volano per l’economia, a partire dall’asse portante della piccola e media impresa. 

Non possiamo dimenticare che il nostro paese fa parte dell’Alleanza Atlantica: cosa ne pensa della quasi impossibilità di muoverci internamente con delle decisioni nostre interne dal momento che dobbiamo aderire alle decisioni comunitarie?

L’Italia era la quinta potenza industriale del mondo, adesso siamo l’ottava/nona. Nel 2035 pare che crolleremo al ventitreesimo posto. Le prime tre grandi economie dovrebbero essere, nell’ordine, India, Cina e Stati Uniti. E tra le prime dieci  dall’ Europa ci sarebbe solo la Germania e noi al ventitreesimo posto. Bisogna fermare questo declino. 

Esiste un modo per fermarlo, questo declino? 

L’elemento della sovranità popolare è io perno della nostra azione politica. Oggi la globalizzazione ha fatto le pentole ma non i coperchi, perché le grandi nazioni che stanno emergendo, penso all’India, alla Cina, ai BRICS e quant’altro. l’India e la Cina detengono da sole circa un quarto dell’economia mondiale. Non saranno mai alleate strette, ma rappresentano un mondo multipolare se si va verso il mondo multipolare. Se invece si va verso un mondo di de-dolarizzazione, potremmo comportarci diversamente. Se io fossi stato al posto della Meloni, sarei andata da Trump e gli avrei detto: “Siamo con voi, voi siete un nostro alleato, toglieteci i dazi”. Invece sono stati ridotti, ma ridotti a livello europeo e noi siamo passati in secondo piano. La Meloni ha deciso di restare coi due piedi in due scarpe, invece lei poteva tranquillamente ottenere di più da Trump per l’Italia. Credo tra l’altro che Trump stia da questo punto di vista disarticolando il blocco euroatlantico. Se questo è vero, noi possiamo stare con l’America, ma possiamo stare anche con la Russia chiedendo che ci fornisca il gas a basso costo, togliendo le sanzioni. In tal modo, potremmo fregarcene della Francia e della Germania. Tutto questo, ovviamente, se non esploderà la guerra mondiale, in quel caso moriremmo tutti e non esisterebbe nulla più su sui argomentare…

Parlando di Russia, dopo lo scoppio del conflitto ha continuato a fornire gas anche all’Ucraina…

Esatto, ma va ricordato che il gas americano, che quando parte costa uno e quando arriva costa quattro, rappresenta una prova tangibile che qua c’è un po’ anche l’elemento, diciamo così, di novità politica. La classe media e quindo anche la piccola e media impresa, che sono l’asse portante dell’economia italiana, stanno per essere spazzati via ed è per questo che io lancio questa proposta politica teorica del sovranismo popolare relativamente all’unione tra la classe lavoratrice, che è senza diritti, coi salari più bassi  (siamo arrivati al ventiseiesimo posto in Europa) e la classe media, cioè il ceto medio, la piccola e media impresa che se si unisce con la classe lavoratrice, possono ricostruire il popolo. Va detto che il 95% degli italani è composta da questo tipo di realtà. Noi dovremmo considerare avversari solo le grandi multinazionali che arrivano nel nostro paese, acquisiscono i nostri marchi, prendono i finanziamenti dallo Stato e poi delocalizzano e licenziano. Intendiamoci, il mondialismo non è solo extra italiano, ci sono anche 2000 aziende italiane, le più grandi e a partire dalla Ferrari che hanno la sede legale all’estero. Le sedi legali all’estero consentono a queste grandi aziende di eludere il fisco, certo legittimamente, ma in maniera artata dal punto di vista della moralità della politica.

Soffermiamoci sul termine Moralità: la storica questione morale col passare del tempo è stata dimenticata o quasi…

Enrico Berlinguer la intitolò così, “Questione morale”. Tempo fa ho letto un testo di Giorgio Almirante dove diceva “Chi nel nostro paese accetta un dazio da un paese straniero va arrestato. E se è uno dei miei va condannato all’ergastolo”. Se mettiamo insieme Almirante con Berlinguer, che peraltro si è poi è saputo si vedevano anche per evitare ulteriori danni a livello socio politico, troviamo una realtà diversa da quella attuale. Negli anni ‘70 noi giovani rossi ci siamo vicendevolmente ammazzati coi neri, coi giovani neri, mentre i veri poteri ridevano di tutto questo, anzi spingevano affinché gli scontri accadessero. È per questo che anche oggi questa diatriba destra/sinistra, fascismo/antifascismo mi sembra non solo datata ma strumentale per scopi elettorali. Tirano fuori fascismo e antifascismo come passerella elettorale, specialmente da parte di una certa sinistra. Ma alla fine, forse conviene anche alla destra che ci sia questo tipo di scontro dialettico. D’altronde, oggi destra e sinistra non si differenziano più di tanto sui temi centrali di politica estera, economica e sociale.

Marco Rizzo con Francesco Toscano

Riarmo, PNRR, Ponte sullo Stretto: l’Italia è coinvolta, a livello europeo, in una serie di importanti processi strutturali, militari e di spesa che ci legano a doppio filo con le richieste della Commissione Europea: cosa ne pensa?

Stiamo parlando di un indirizzo di politica economica del paese, su cui ci sarebbe molto da discutere. Del PNRR al primo posto c’è la transizione digitale e su questo possiamo ancora in qualche modo discutere, ma al secondo posto c’è la il Green che è un qualcosa che a noi serve poco rispetto ad altre priorità. Se poi vai a vedere, seguendo la classifica trovi all’ultimo posto la sanità pubblica; mi sembra un non senso averla all’ultimo posto per poi trovarci sopra, al penultimo posto, la differenza di genere. Mettiamo poi sul piatto della bilancia 800 miliardi per RearmEurope, altri 100 miliardi per sostenere l’Ucraina… per non parlare del 5% del Pil alla Nato. Praticamente aumentiamo la spesa militare, ma se corri al pronto soccorso rischi di non ottenere le cure, ma praticamente in coda troverai un bel carrarmato di produzione tedesca…

Una pessima immagine anche se devo ammettere, realistica. L’industria bellica, di cui l’Italia è leader a livello mondiale, è prioritaria rispetto al SSN ormai in dismissione, è questo ciò che sta accadendo?

Sono andato a verificare le azioni delle grandi delle grandi aziende di armi in Europa. Dopo l’incontro tra Trump e Putin, la Rheinmetall, che è la più grande industria tedesca di armamenti, ha subito un calo significativo nei giorni successivi all’incontro. Cioè, se c’è la pace queste aziende crollano. 

Passiamo a un altro caso: Ilaria Salis e il suo avvento all’Europarlamento grazie alla sinistra italiana. Come vive questa vicenda?

Sarò sintetico: in galera vanno solo i poveracci, adesso la Salis è un personaggio che oltretutto guadagna un bel po’ di denaro ogni mese per il ruolo di europarlamentare. In un certo senso, dovrebbe persino ringraziare Orban, si fosse trovata in Francia in Germania in un altro paese europeo non sarebbe certo diventata europarlamentare. Le hanno dato questa notorietà non per il diritto, non per la democrazia, né tantomeno per le sue capacità, ma solo per colpire indirettamente il presidente ungherese.

La popolazione italiana è un po’ colpevole di quanto accade? A volte si dice che gli italiani sono lassisti, genericamente parlando.

Ha più colpe la politica del popolo. Poi certo, ogni paese ha il governo che si merita. Però noi non possiamo attribuire all’ultimo gradino, il popolo, la responsabilità morale della politica. No, la politica ha fatto da sola, non si è imposta rispetto all’economia e di conseguenza, l’economia ha preso direttamente il posto della politica. Questo vale anche per l’elemento giuridico: la magistratura ha colto un vuoto della politica e lo ha ricoperto.

Il popolo può diventare o tornare a essere sovrano e come?

Sono moderatamente ottimista, perché cominciano ad esserci delle défaillance. Una volta si diceva “è “E’vero perché l’ho sentito dire in televisione”. Adesso questa frase circola meno, quasi non esiste più nel lessico familiare, perché si comincia a mettere in dubbio quello che dicono in TV. Faccio degli esempi concreti: se tu chiedi a un cittadino che è mediamente informato, se la vicenda del super yacht affondato a Palermo è collegato al maltempo o se invece, molto probabilmente è una vendetta incrociata tra servizi segreti, affari tra grandi banche etc, il 99,9% risponde “E’ successo perché hanno ammazzato quello lì, poi hanno ammazzato il suo vice e via di questo passo. Insomma, c’è un elemento di consapevolezza della realtà”. Molta gente mi dice “Sai, io non guardo più la TV, non compro giornali, non leggo”. Io sono contrario a questo tipo di comportamento e rispondo: “Sbagliate, dovete guardare le televisioni, le ammiraglie, il TG uno, il TG due, il TG tre, la Stampa, la Repubblica, il Corriere della Sera. E dovete prendere la linea da loro. Ma solo capovolgendo il significato delle notizie. Se loro ti dicono che quelli sono i buoni saranno sicuramente i cattivi. E se ti dicono che quello è nero è sicuramente bianco e a quel punto ti avvicini alla verità”.

Torniamo a parlare di politica: lo scontro dialettico si attenuerà, sarà possibile tornare a toni distesi?

No, credo che non si sia ancora toccato il fondo. Se consideriamo che la Meloni, che è una brava politica (più tattica che strategica), e che viene dopo Marco Rizzo chiaramente (ride), e lei si trova a confrontarsi con la Schlein, una che quando legge la relazione alla direzione del suo partito non si rende conto che gli hanno intervallato una scritta “pausa teatrale” e legge pure quella, in questo modo la Meloni governerà per i prossimi 150 anni.

Che Marco Rizzo sia il più bravo era una battuta o una convinzione?

Ho fatto la battuta ma per un motivo: sono il più bravo perché gli altri sono molto scarsi. So chi sono, cosa ho letto, cosa ho fatto, ma gli altri sono talmente scarsi che è facile diventare intellettuali in questo paese…

Infine, chi è Marco Rizzo quando toglie gli abiti di personaggio pubblico?

Marco Rizzo è un uomo di periferia, come è descritto nella biografia dal titolo “Marco Rizzo: una biografia di periferia”. Svelo una cosa, conosco tutti gli editori, ho pubblicato qualche libro con Baldini Castoldi Dalai, questo qua l’ho sottoposto ai grandi editori. Sa cosa mi hanno detto? Marco, queste tue nuove idee sono peggio di quelle di prima. Cioè, il sovranismo è peggio dell’essere comunista. Capisci perché il comunismo era una sorta di nicchia che non dava fastidio? Mentre invece il sovranismo evidentemente incide. E quindi mi sono trovato obbligato all’autopubblicazione.

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