Di Claudio Rao
Oggi, 7 ottobre, è il triste anniversario di una tragedia dimenticata. Il pogrom dei terroristi di Hamās in territorio israeliano. Un dramma durato un paio di giorni che ha provocato la morte di circa 1.400 persone.
Il conteggio non è preciso e il “circa” è d’obbligo, perché in alcuni casi è stato comunicato ufficialmente che i morti sono stati 1200.
1200 o 1400, in ogni caso si tratta di un numero spaventoso, che rappresenta più dell’intera popolazione di comuni come Riomaggiore o Monterosso, nelle Cinque Terre.
Durante l’attacco dei terroristi, con il sostegno di altre milizie palestinesi, vengono rapite 254 persone compreso un bambino di pochi mesi. Alcuni di loro vengono uccisi immediatamente e i loro corpi portati nella Striscia di Gaza per un futuro scambio con terroristi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Certi ostaggi permangono ancora attualmente nelle mani dei rapitori.
All’indomani dell’attacco, i soldati israeliani troveranno i corpi di 40 bambini uccisi da Hamās.
L’incursione in territorio israeliano, denominata “Operazione Diluvio al-Aqsā” ha preso d’assalto il Festival Supernova dove centinaia di ragazzi si erano ritrovati a ballare.
I miliziani filmano tutto: gli stupri di donne e adolescenti, gli abusi, le torture (che vanno fino a squartare le donne incinte per estrarre e massacrare i corpicini ancora allo stato embrionale).
Come ogni tragedia di questa portata, questo triste anniversario non può e non deve essere dimenticato da noi Giornalisti. Così come ricordiamo drammi come quello dell’11 settembre 2001.
Sono episodi obbrobriosi che suonano come un monito all’intera umanità; che impongono vigilanza a chi – e sono ancora in troppi – è incapace di ricordare le lezioni della Storia.
Come Pedagogista Clinico, auspico che i nostri sistemi educativi si facciano carico di promuovere conoscenza e tolleranza, senza se e senza ma. Uscendo da colpevoli torpori o moralismi a geometria variabile.
«Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre». (Oriana Fallaci).
Ultim’ora
Hamas ha da poco accettato il piano del presidente americano. In questi giorni dovrebbe restituire in unica soluzione gli ostaggi ancora detenuti (persone e cadaveri). Di concerto con i Paesi Arabi e di cultura islamica come il Pakistan, Donald Trump sembra essere riuscito in un’impresa non facile che pareva mission impossible fino a ieri. Nonostante il suo discutibile savoir faire e le sue dichiarazioni poco diplomatiche, il presidente USA è riuscito là dove l’ONU si è rivelata palesemente inefficace.

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