Di Sergio Ragaini
Nella Terza Parte di questo lavoro sull’apprendimento naturale entreremo “nel vivo” dell’apprendimento linguistico.
Partiremo, ancora, da un’interpretazione “linguistica” di alcuni principi della meccanica quantistica. Questo potrà dimostrarci che abbiamo una mente quantistica, portata naturalmente a collegare elementi lontani, a “riempire i vuoti” e a cogliere il significato prima delle parole.
Dopo avere capito questo, sarà interessante applicarlo in pratica. Verranno quindi proposti degli esercizi, che serviranno a “toccare con mano” quanto spiegato, e a fare capire che quello posti non sono solo “concetti astratti”, ma elementi che possono essere facilmente sperimentati.
Infine, si farà qualche riflessione, anche relativamente alle difficoltà che si potranno incontrare, quando il significato, proprio, “non emerge”. Sarà interessante notare che, sostanzialmente, è solo questione di tempo, e nemmeno troppo! Abitudini consolidatesi in anni e anni non si cambiano in un istante: un pochino ci vuole! Comunque, come dicevo, vedrete che non ci vorrà molto perché possiate entrare nel nuovo flusso linguistico. E vedrete come i risultati non tarderanno ad arrivare.
Usare la mente per come è programmata a funzionare e ottenere grandissimi risultati
Nella parte precedente di questo lavoro abbiamo visto, spero in maniera esauriente, cosa “non” bisogna fare, cosa bisogna evitare. O, meglio, abbiamo visto come la Scuola e l’Educazione ci portino lontano dall’apprendimento naturale.
Abbiamo anche visto come, a causa di questo, possa derivare frustrazione e rassegnazione. Una rassegnazione che porta le persone ad accettare passivamente che loro non riusciranno mai a parlare correntemente una lingua. Un’amica, addirittura, come dicevo, aveva detto che aveva capito che non sarebbe mai riuscita a comprendere un film in lingua originale inglese, perché parlavano troppo in fretta.
Questa rassegnazione, spesso, dipende solo dall’approccio esattamente antitetico a come, davvero, la mente funziona naturalmente.
Nella Prima Parte abbiamo visto in dettaglio, seppure in maniera non così approfondita, come la mente elabora naturalmente dati e informazioni. E come riuscire a recuperare la memorizzazione implicita e la creatività nella scrittura, letteralmente “lasciandosi andare”, e, più che pensare, “lasciandosi pensare”.
Quello che ora faremo è applicare qualcosa di simile all’apprendimento linguistico. Dopo avere capito come la mente naturale lavora ed elabora le informazioni, scopriremo che, anche nell’apprendimento linguistico, accade qualcosa di molto simile. Che sarà strettamente collegato a come la mente funziona in maniera naturale.
Vedremo che, qui, ancora di più, sarà richiesta una fiducia totale nella mente. E forse anche più di prima.
Fiducia, però, non nel senso di “fede cieca”. Per dirla come la dicono nel Mondo Anglosassone, non una Fiducia nel senso di “Faith”, vale a dire fede incondizionata e cieca, ma una fiducia che è, in inglese, quella “Confidence”, che significa “Confidenza”, “Sicurezza”: quella sicurezza che deriva dall’esperienza. E di esperienza ne abbiamo tantissima: come dico dall’inizio, la mente ci ha portato, da 0 a 3 anni, lasciandola lavorare in autonomia e senza interferenze, lasciando che prendesse naturalmente le sue strade, a risultati incredibili.
Quelle possibilità, come già dicevo, non sono perdute, ma in gran parte sono ancora lì e sono disponibili. Solo, come abbiamo visto, la Scuola ci ha portati dalla parte opposta, verso lidi completamente diversi da quello che è il suo naturale funzionamento.
Ora abbiamo l’occasione di riprendere in mano questo funzionamento. Anche nell’apprendimento linguistico.
Se seguirete quello che vi indicherò, forse molti di voi avranno grandi sorprese. Nel senso che scoreranno di avere delle potenzialità che loro stessi non credevano di avere.
Forse, come già dicevo nella parte precedente, il problema sarà solo derivato dal modo in cui approcciate una Lingua. Vi hanno fatto approcciare il tutto come un insieme di regole, e forse avrete creduto che questo sia il modo di procedere corretto.
Ora andremo a scoprire che, invece, è tutt’altro che così. E che, invece, apprendere una lingua è ben diverso.
Lo vedremo molto da vicino, tra poco.
Prima, però, vediamo brevemente come la mente funziona in questi casi.
Alcune cose saranno già state definite nella prima parte. Qui, però, le rivedremo alla luce dell’apprendimento linguistico. E vedremo che la Fisica stessa ci supporterà, così come le Neuroscienze.
Partiamo, dunque, per questo viaggio. Che, davvero auspico, potrà cambiare molte vostre prospettive. E magari vi riscoprirete “poliglotti naturali” E credevate, magari, di essere negati!
Da un elemento al tutto… o, meglio, un elemento “indica” il tutto. Per riempire vuoti.
Dalla Meccanica Quantistica al Linguaggio. Che vuol dire: il tutto da pochissimo
Qui ci apprestiamo, cari amici, a vedere delle cose che la Mente fa spontaneamente, quando proviamo ad elaborare.
Riprendiamo, qui, un concetto di meccanica Quantistica, già visto nella Prima Parte.
Il Fisico Vittorio Marchi ci ricordava che, in Meccanica Quantistica, non abbiamo un tutto dato dalla somma delle parti, ma ogni parte indica il tutto.
Possiamo pensare, per fare un esempio informatico, ad ogni singola parte come un “puntatore” al tutto. Vale a dire, come qualcosa che “indica” il tutto, che lo esprime.
Quindi, da quel piccolo frammento, possiamo considerare il tutto, perché non abbiamo bisogno di tanti piccoli frammenti per ottenere quel tutto, ma ognuno di questi frammenti è un indicatore del tutto, contiene in sé tutte le indicazioni per giungere alla totalità.
A livello linguistico, questo cosa vuole dire? Significa che ogni elemento del linguaggio non è una parte dell’intero flusso linguistico, ma “punta” all’intero flusso linguistico. In qualche modo, quindi, ognuno degli elementi linguistici “rivela” il tutto. Proprio perché questo elemento lo rivela, lo determina, lo definisce.
Quindi, ognuno di questi elementi non ha bisogno di “sommarsi” agli altri per rivelare tutta la totalità: semplicemente, la contiene in sé.
In più, possiamo aggiungere anche quello che, in meccanica Quantistica, si chiama “Entanglemet”. Questo è quell’insieme di relazioni che possono legare due particelle, rappresentate da quella che in Meccanica Quantistica si chiama “Funzione d’Onda”: che, semplicemente, è qualcosa che ne definisce lo stato. L’Entalgement significa, quindi, dire che, date due particelle, queste sono “Entangled” se lo stato di una influenza lo stato dell’altra (tecnicamente, se la Funzione d’Onda di una influenza la Funzione d’Onda dell’altra). Qui qualche spiegazione in più.
Questa relazione, nel linguaggio, può essere multipla. Questo ci dice che due elementi del linguaggio, anche lontani, possono mantenere un legame tale per cui, noto uno, si rivela anche l’altro. E questo permette, tecnicamente, di “riempire buchi”.
“Riempire buchi”, elementi che definiscono il tutto. Questo cosa ci dice a libello linguistico?
Ci dice una cosa fondamentale: la mente, se lasciata libera, è in grado di ricostruire significati anche partendo da un numero minimo di elementi.
Infatti, come visto, non occorre conoscere la totalità degli elementi per avere la visione d’insieme: proprio perché ogni elemento contiene una sorta di “puntatore” al tutto, vale a dire delle istruzioni interne, implicite, per raggiungere la totalità.
Inoltre, l’entanglement, che, come visto, è la capacità di “riempire i vuoti”, ci permette di considerare, implicitamente, possibili relazioni tra i vari elementi linguistici, e di fare sì che la mente colleghi elementi anche tra di loro lontani come se fossero vicini, il tutto in tempo reale. Riempendo vuoti di comprensione in maniera, spesso facile, a patto di lasciare che la mente lo faccia spontaneamente: questo fattore, vedrete, della spontaneità, sarà fondamentale.
Come visto, questo avviene naturalmente. E ci dice, quindi, che a livello linguistico non è assolutamente necessario conoscere l’intero set di elementi: la mente, anche da altri particolari, è in grado, anche da pochissimi elementi, di ricostruire significati.
E lo fa anche in maniera piuttosto semplice e veloce. Molto più semplice di quanto possiate credere.
E, tra non molto, lo vedremo molto bene.
Per il momento, invece, vediamo un’altra caratteristica della Mente, che mai come ora possiamo chiamare “Quantistica”. Anche questo cambierà la nostra percezione del linguaggio stesso.
Dal significato… alle parole.
Anche questa è “Mente Quantistica”!
Questa proprietà della mente l’abbiamo già vista, in parte, nella Prima Parte di questo lavoro.
Ora ci apprestiamo a esplorare più in profondità questa caratteristica, che può apparire sconvolgente, alla luce della Meccanica Quantistica, e dell’apprendimento linguistico.
Dicevo prima che, in Meccanica Quantistica, non abbiamo un tutto dato da sommatoria di parti, ma abbiamo ogni singola parte che “punta” al tutto, che “indica” il tutto.
Qui, però, possiamo intuire una cosa: questo “tutto” è già presente. Se le singole parti lo definiscono, significa che quel tutto è preesistente alle singole parti, ed esiste a prescindere dalle singole parti.
Il discorso è quasi “Platonico”, e parrebbe dirci, anche se con parole diverse, che le forme imperfette che qui abbiamo sono manifestazioni di forme perfette, presenti nell’Iperuranio. A questo indirizzo potrete trovare qualche spiegazione in merito alla Teoria delle Idee di Platone.
Qui, stiamo, di fatto dicendo la stessa cosa. O quasi. Stiamo affermando che esiste un tutto preesistente alle parti, e che le singole parti non lo definiscono, ma semplicemente lo indicano.
Questo cosa vuol dire a livello di linguaggio? Quel “tutto” è il significato, le parti sono i singoli elementi del linguaggio (possiamo pensarli come le singole parole, anche in senso esteso, considerando in questo settore anche altre strutture, quali, magari, la punteggiatura o altro ancora).
Dire che le parti indicano un tutto, che preesiste alle parti stesse, significa affermare che i singoli elementi linguistici “puntano” al significato, che però esiste anche senza le parole.
Questo può sembrare sconvolgente: eppure, la mente naturale funziona così. La mente naturale, come detto nella prima parte, coglie il significato prima delle singole parole. E solo dopo elabora le parole.
Così come, e l’abbiamo visto nella Prima Parte, il comportamento della mente non è come un esploratore che vaga tra parti, alla ricerca dei singoli elementi di un puzzle, da mettere insieme, ma è come un pilota che plana con un aereo, per cui vede prima l’insieme e poi, via via, le parti più in dettaglio, allo stesso modo la mente coglie il significato prima delle parole. E non solo: il significato esiste prima e, addirittura, a prescindere dalle parole.
Per comprendere tutto questo, diamo un’immagine: quella di un manichino.
Il manichino viene, a seconda dei casi “vestito” con vari vestiti. E può così cambiare fisionomia.
Tuttavia, il manichino continua ad esistere anche senza che venga vestito: i vestiti gli donano qualcosa: tuttavia, il manichino esiste anche in maniera indipendente dai singoli vestiti.
Il manichino, traslando questo esempio nel linguaggio, è il significato. I vestiti sono i singoli elementi del linguaggio. Quindi, gli elementi del linguaggio “vestono” il significato. Tuttavia, il significato esiste anche senza le parole.
Pensiamo anche ad un film muto: lì non ci sono parole: eppure esiste un significato.
La mente capta quindi, intuitivamente, prima il “manichino” e poi i suoi “vestiti”. E capisce che il manichino, per esistere, non ha bisogno dei vestiti. Così come il significato esiste a prescindere dalle singole parole: è semplicemente lì.
Tutto questo ci permetterà di lavorare con facilità sulle varie lingue.
E già ci dice come la Scuola lavori esattamente all’opposti di come la mente naturalmente lavora, facendo invece derivare il significato dalla sommatoria meccanica e sequenziale delle parole. Senza nemmeno tenere presente l’Entanglement, che permette, come visto, diversi “salti”.
Ora, forse, cominciate ad intuire qualcosa.
Presto, vedremo tutto questo in pratica. E, se seguirete quello che vi dico, fidandovi della mente, vedrete che sarà tutto molto più semplice di quanto possiate pensare.
Ora, però, possiamo chiederci: cosa accade quando non c’è nulla? È il caso del trovarsi in una situazione in cui ci immergiamo in una lingua assolutamente sconosciuta.
La mente, come si suol dire, “non sta a guardare”: vediamo come procede.
Se tutto è ignoto: la mente trova i riferimenti
Quello che abbiamo appena detto, vale a dire che la mente coglie il significato da pochissimi elementi, semplicemente perché lo contengono, almeno come “indicazione” (puntatore), si può applicare al caso in cui siamo “immersi” in una lingua per noi completamente sconosciuta?
Certamente! Anche se, apparentemente, non ci sono riferimenti, e non ci sono elementi che vengono riconosciuti spontaneamente, la mente cerca subito riferimenti. Magari anche solo nello sguardo, nel tono della voce, o in altro ancora.
Fatto questo, crea una serie di connessioni logiche, di collegamenti.
Questi ci permetteranno, magari, una percezione davvero particolare, da me sperimentata. Vale a dire che, dopo un po’ di tempo di immersione nella lingua sconosciuta, potrebbe cominciare ad “apparire” una sorta di significato. Un significato che lascia “sullo sfondo” le singole parole e che, tuttavia, è lì, presente.
Anche se le parole saranno sfocate, quindi, il significato sarà lì, sempre più limpido.
Questo è un segno importante della capacità della mente di lavorare in autonomia: anche se a noi sembra tutto oscuro, la mente sa come illuminare il cammino della Conoscenza. Noi navighiamo l’ignoto, ma la mente sa molto bene dove deve andare. E lo fa, con la naturalezza che le compete. Come sempre sa fare.
Questo ci permette di percepire quanto si diceva poco fa: vale a dire che il significato è indipendente dalle parole, ed esiste indipendentemente dalle parole stesse. In questo caso, infatti, in molti casi le parole non ci saranno, e non potrebbero verosimilmente esserci: tuttavia, il significato emergerà sempre di più.
la mia esperienza in merito era stata anche con uno sceneggiato Greco, lingua che non conosco assolutamente. Ebbene: il significato emergeva anche se le parole non c’erano assolutamente. Poi, piano piano, anche alcune parole cominciavano a manifestarsi, in maniera naturale.
E questo ci dice due cose.
La prima cosa che possiamo osservare è, come dicevo, che la mente non sta “con le mani in mano”: lavora, costruisce, associa. E percepisce anche con altri sensi che non sono il semplice udito: percepisce anche con la vista, e, a livello di udito, anche con il tono di voce, e con altre percezioni.
Anche per questo il significato arriva. E, come dicevo, arriva prima delle parole. Questo accade sempre: anche in lingue che parliamo correntemente. La mente naturale “punta” al significato, come dicevo, e solo dopo elabora le parole. Quindi, non è il significato che nasce dall’elaborazione delle parole, ma piuttosto, l’elaborazione delle singole parole è una conseguenza del significato: che, nonostante le parole, esiste.
Sarà molto bello, a breve sperimentare questo, e scoprire che non sono idee, ma il modo naturale con cui la mente funziona. Quella mente che tanto ci ha permesso di fare, nel corso degli anni.
Prima di proporre alcuni esercizi pratici, rispondiamo però alla domanda: “Cos’è una lingua”?
Credo che la risposta sarà importante, perché ci fornirà una “direzione” ben precisa.
Cos’è una lingua? Una serie di regole? Sicuramente no! Una lingua è….
A questo punto proviamo finalmente a rispondere alla domanda “Cos’è una lingua”?
Nella parte precedente abbiamo visto che una lingua non è un insieme di regole. Ma qualcosa di diverso. Ma cos’è, allora, una lingua?
Una lingua è… semplicemente un flusso naturale. Da assimilare.
Pensate al vento: una lingua è come un vento che soffia e pervade le cose. Assorbirlo vuol dire farlo diventare parte di sé. Significa farlo entrare in noi: finché non diventa davvero “nostro”.
Una lingua, quindi, non va “studiata”, nel senso classico del termine: va “assimilata”.
E questa visione cambia molte cose.
Da ora in poi, quindi, penseremo ad una lingua come l’aria: impalpabile se la si prova ad afferrare, ben presente se la si lascia scorrere naturalmente. Quindi, non useremo più la parola “imparare” una lingua, ma “assimilare” una lingua. È come un processo che la fa entrare in noi, che la fa diventare parte di noi. E in modo naturale, senza sforzo.
Se cominciamo a cambiare questa prospettiva, da “imparare” ad “assimilare”, tutto muta. Dire “imparare” una lingua”, infatti, significa, intuitivamente, imparare regole, costrutti, strutture.
Assimilarla, invece, dà proprio l’idea di un vento, di qualcosa che entra in noi, che diventa parte di noi: che diventa qualcosa che, poi sarà dentro di noi.
Vista in questo modo, una lingua assume un significato completamente diverso: non si “impara”, si “assimila”, si “assorbe”.
Con questo spirito, apprestiamoci ad entrare in questa parte più “pratica”, dove sperimenteremo dal vivo tutto quanto detto sinora. E lo applicheremo a casi tangibili. Ricordate: non si sta “imparando”, si sta “assimilando”. E la differenza si vedrà.
“Entriamo” in una Lingua. Esercizi pratici.
Siamo ora arrivati a “sperimentare” dal vivo quello che una lingua può darci, nel senso di come “farla diventare parte di noi”. Nel senso che siamo arrivati a provare, a mettere in pratica, tutto quanto vi dicevo poco fa.
Infatti, tutto quello che vi ho detto sinora non sono una sequenza di discorsi astratti; sono cose che si applicano direttamente alla realtà linguistica che vogliamo approcciare. E che ci appresteremo ad approcciare. Vedrete come tutto sarà facile e immediato. La difficoltà sarà… non fare quello che vi indico di fare. Tutto qui. Se lo farete, tutto verrà perfettamente naturale. E capirete che quanto detto sinora si può, facilmente, “toccare con mano”: sperimentare la mente naturale,mla “mente quantistica”, è molto più facile di quanto possiate pensare. E ora lo vedrete molto bene!
Quello che qui vi chiedo, come ho sottolineato nella Prima Parte, è di lasciare andare del tutto lo sforzo. Vedrete che, più sforzo farete, meno le cose verranno.
Dovrete eliminare lo sforzo e affidarvi completamente alla mente e alle sue capacità di elaborare, come appena visto. Se farete sforzo, tutto quanto vi ho indicato funzionerà molto poco. Dovete “promettermi” che non lo farete. Scoprirete che il vero “sforzo” sarà proprio “evitare lo sforzo”. E scoprirete a breve come la vera “difficoltà” è proprio questa!
Con questo spirito, e confidando che eviterete lo sforzo (per favore, fatelo!), possiamo procedere.
Cominciamo con una meditazione:
Cominciare con una meditazione è, secondo me, piuttosto importante. Infatti, aiuta a “lasciare andare” lo sforzo, e a focalizzarsi su quello che vi chiederò di fare.
La meditazione che vi propongo è una possibilità: potete, in linea di massima, scegliere qualsiasi meditazione vogliate. Vi chiedo solo, come ho già fatto nella Prima Parte, di non scegliere una meditazione che vi faccia dormire: assenza di sforzo non vuol dire sopore, ma “vigilanza senza sforzo”. Tuttavia, vigilanza: e questo è fondamentale: “assenza di sforzo” non significa, come dicevo, “assenza di vigilanza”. Questo ricordatelo molto bene. Come già dicevo allora, scegliete una meditazione che vi faccia rimanere vigili. Se questo non accade, magari perché avete molto stress da scaricare prima di iniziare gli esercizi, fate sì di essere ben presenti mentalmente prima di iniziare, dandovi il tempo di ritornare perfettamente “presenti”.
La meditazione che vi vado a suggerire funziona, secondo me, molto bene, anche perché vi “focalizza” proprio sul tema dell’Apprendimento Linguistico. Se volete utilizzarla, è qui di seguito.
Chiudete gli occhi e visualizzate un tubo di flusso. Vale a dire un tubo fatto da un campo di forze. Un tubo trasparente, che non vi impedisca di vedere cosa c’è all’esterno. Potete anche visualizzare, all’esterno, un paesaggio gradevole, quale alberi, prati, montagne, o quello che più vi piace. Così vi aiuterà a sentirvi in un ambiente che è di vostro gradimento. Anche nel senso “figurato”. dell’”ambiente mentale”. Voi siete all’interno del tubo, e state viaggiando, magari con una navicella, verso una luce in fondo. Quello è il significato. Accanto vi passano oggetti. Potete ignorarli: non vi toccano. Sono le parole. Che fluiscono senza crearvi problemi. Voi continuate a viaggiare verso la luce in fondo, verso il significato.
Lo raggiungete, e questa luce vi “pervade”, Ve ne sentite avvolti. Ed è una sensazione molto gradevole. Restate un po’ in quella sensazione. Ora riaprire gli occhi, con i vostri tempi. Se volete, prima di farlo, fate un paio di respiri. La sensazione che avrete sarà rilassata ma non assopita. Quella che ci vuole per quello che vi chiederò di fare.
Con questa sensazione, che terrete dentro di voi, iniziate l’esercizio.
Parte Propedeutica: leggere nella vostra Madrelingua… senza leggere tutto
Una prte “facoltativa”, ma molto utile anche come metodo di lettura veloce
Questo esercizio potrà esservi molto utile per “entrare nell’atmosfera giusta”, e, nello stesso tempo, per avere un metodo di lettura veloce, che potrebbe aiutarvi in diverse circostanze.
Come abbiamo visto, la mente naturale va dal tutto alle parti, e non dalle parti al tutto.
Inoltre, abbiamo visto che non c’è un tutto fatto da parti, ma ogni singola parte, per così dire, “punta” al tutto. Che esiste indipendentemente dalle partii.
Questo ci suggerisce un esercizio per la lettura veloce, che è anche un metodo per leggere velocemente e senza sforzo. Ve lo vado a proporre di seguito: vedrete che sarà divertente e interessante, e vi permetterà di scoprire delle capacità della vostra mente che non credevate di avere.
Prendete un testo nella vostra Madrelingua: probabilmente, per la maggior parte di voi, sarà l’Italiano. O, in alternativa, in testo in una lingua che maneggiate come la vostra Madrelingua.
Provate a leggere… senza leggere tutte le parole. In un primo tempo, se lo desiderate, “abbracciate” con lo sguardo la totalità del testo: così avrete la visione del “tutto”. Poi leggete… un a parola qua e una là. Quasi casualmente. O scegliendo delle parole, più o meno, “chiave”. Anche se sono casuali, però, vanno bene.
Con vostro stupore, noterete che il significato arriverà in maniera agevole.
Avrete così capito che la mente non necessita dell’intero flusso linguistico, o comunque della totalità degli elementi: può processare solo qualche elemento, e ricostruire, così facendo, il significato.
Nella parte che segue, quando ci occuperemo di lingue diverse dalla vostra Madrelingua, questo sarà ancora più evidente: e la tecnica non sarà poi così diversa: solo, le parole si sceglieranno, in qualche modo “da sole”. Anche ora, tuttavia, avrete capito la grandissima potenza della vostra mente, di ricostruire un significato anche senza avere la totalità delle informazioni.
Questo è un metodo di lettura veloce che, vedrete, sarà molto utile. Se lo applicherete, inoltre, noterete che ricorderete molte più cose che se leggeste tutto. Infatti, qeusto metodo, che sviluppa la mente intuitiva, aumenta anche l’uso della Memoria Implicita, di cui parlavamo nella Prima Parte. E, di conseguenza, vi permetterà di ricordare senza sforzo.
Con questo esercizio, che potrete ripetere ogni volta che dovrete leggere qualcosa, vi sarete intrrodti negli esercizi che sto per andare a proporvi. Che non saranno, poi, cosi diversi, perché riguarderanno sempre la capacità della mente di ricostruire il significato partendo da un numero ridotto di elementi.
Se volete, prima di proseguire, ripetete questo esercizio un po’ di volte, con più testi. Vi aiuterà ad abituare la mente a “riempire i vuoti”. Cosa che sarà fondamentale, in particolare nella Seconda Parte dell’esercizio che vi vado a proporre.
Questo esercizio propedeutico, che è anche, come dicevo, un ottimo metodo di lettura veloce, vi aiuterà molto ad entrare nella giusta modalità dei prossimi esercizi. Che, come vedrete, non sarà così diversa.
Parte 1 – Immersione in una lingua conosciuta:
la mente “riconosce” e “ricostruisce” il significato
L’esercizio propedeutico visto prima vi avrà, probabilmente, aiutato ad abituare la mente a “riempire i vuoti”.
Ora prendete un video in una lingua che conoscete poco. O non così poco. Vedete voi. In generale, scegliete una lingua che, in linea di massima, pensate di non comprendere fluidamente.
Potete anche scegliere un audio. Tuttavia, con un video darete alla mente qualche elemento in più. Infatti, la mente non assorbe solo con l’udito, come già detto in precedenza, ma con tutti i sensi. E, ricordatelo, la vista è il primo senso che giunge. Quindi, un audio da solo toglie alla percezione il senso principale.
Pensatevi, se lo volete, “avanti” rispetto al flusso linguistico. Come se doveste “aspettarlo”. In linea di massima, , basta che non facciate alcuno sforzo.
Lasciate andare il flusso linguistico, e non cercate di “afferrarlo”. Più lo farete, più tutto sarà incomprensibile. Vedrete che, più sforzo farete, meno le cose risulteranno comprensibili.
Potete scegliere la lingua che volete. Una lingua simile all’italiano, come il francese o lo spagnolo. Oppure l’inglese, o altro ancora.
In questa prima fase, non scegliete una lingua che non conoscete affatto: sarà l’argomento della Seconda Parte.
Se il video ha delle immagini, osservatelo. Cercate di “immergervi” nel video.
Fondamentale sarà come ascoltate: ascoltate soffermandovi “unicamente” su quegli elementi che riuscite a riconoscere spontaneamente. Lasciando andare tutto il resto.
Evitate lo sforzo: tutto deve essere senza sforzo. Come ci dicevo, più cercherete di “attaccarvi” al flusso linguistico, più tutto sarà sempre più incomprensibile. L’unica cosa che dovrete fare, quindi, è non cedere alla tentazione di attaccarvi al flusso linguistico, cercando di “afferrarlo”: come vi dicevo, è il modo migliore per non capire.
Un flusso linguistico è come l’aria: inafferrabile. Se cercate di afferrare l’aria, questa vi sfugge. Se invece state fermi, la percepirete sul vostro corpo.
Evitate assolutamente di “cercare di capire”: più cercherete di farlo, meno capirete. Sarà la mente, come vedremo, che “farà emergere” il significato.
Lasciate, quindi, che la mente “ricostruisca” il significato. Non forzatelo, non “cercatelo”, ma “lasciatelo emergere naturalmente”. Anche se inizialmente non ci sarà alcun significato, se non emergerà nulla, continuate a non cercare di afferrare il flusso del linguaggio, e non cercate il significato. Per voi esistono solo gli elementi che riuscirete a riconoscere. Gli altri lasciateli andare.
Qui vi chiedo una totale “fiducia” nella mente e nelle sue capacità. Mai come in questo momento è importante “lasciare che la mente faccia”. In fondo, nei primi anni della vostra vita, ha “fatto” tantissimo, permettendovi cose che nemmeno si potrebbero immaginare. Quindi, è una fiducia già sperimentata e molto ben riposta. Continuate a nutrire questa fiducia: vedrete che i risultati arriveranno.
Nel caso il significato non giunga subito, non aumentate lo sforzo, come potrebbe apparire naturale come tendenza istintiva. Piuttosto, diminuitelo ancora di più. E aumentate la fiducia nella mente, sapendo che questa farà presto emergere il significato: non può essere altrimenti. Non “forzate il processo”, ma lasciate che questo avvenga naturalmente: la mente è programmata proprio per questo.
Come vi ho detto, la mente è in grado di ricostruire il significato partendo da pochissimi, davvero pochissimi elementi. Qui avrete la possibilità di sperimentarlo in modo molto diretto.
Sappiate, anche se all’inizio non emerge nulla, che la mente sta lavorando, anche se vi sembra che non lo faccia. È tutta orientata a “darvi” il significato, appena lo potrà fare. E lo farà presto. Non forzate nulla: se lo farete, impedirete alla mente di lavorare a modo suo, quindi come sa fare al meglio.
Vedrete che, in breve tempo, comincerà ad emergere qualcosa. E quello che emergerà sarà sempre di più. E gli elementi che riuscirete a riconoscere cresceranno spontaneamente, dando alla mente sempre più materiale per ricostruire il significato.
Se state ascoltando una lingua simile all’italiano, come il Francese o lo Spagnolo, dopo un po’ non percepirete molta differenza rispetto all’ascolto dell’italiano. Sarà sostanzialmente solo “una sfumatura dell’italiano”.
E vedrete che diverrà chiara, sempre più chiara, anche una lingua non simile all’italiano, come l’inglese. Finché anche quella non sarà una sfumatura dell’italiano.
Considerazioni: partire dal “noto” per ricavare l’”ignoto”:
abbiamo “ribaltato” la logica scolastica
Questo esercizio merita qualche considerazione. Infatti, la richiesta era quella di mettere l’attenzione solo sugli elementi che, spontaneamente, si potevano riconoscere.
Questo è esattamente il contrario di quello che la Scuola richiede di fare: infatti, la Scuola, sovente, richiede proprio il contrario: vale a dire soffermarsi su quello che non si comprende.
E questa tendenza, purtroppo, rimane ben radicata nella persona. Che, appena ascolterà una lingua diversa dalla sua madrelingua, comincerà ad “annaspare” tra parole veloci e incomprensibili.
Invece, occorre fare esattamente il contrario: lasciare andare tutto e soffermarsi “solo” sugli elementi che “spontaneamente” si riconoscono. Lasciando che la mente faccia il resto.
Questo modo di procedere sfrutta appieno le potenzialità della mente già viste, compresa quella di ricavare il significato da pochissimi elementi, “riempiendo spontaneamente i vuoti”.
Questo è il modo naturale di lavorare della mente. E auspico che, dopo avere eseguito questo esercizio un po’ di volte,. Avrete capito che comprendere una nuova lingua è, in effetti, piuttosto semplice. Soltanto, la Scuola non vi diceva “come fare”: era troppo concentrata ad insegnarvi cose che non vi servivano e ostacolavano la fluidità linguistica.
Ora avete una modalità che, credo, funziona molto bene, perché rispetta il naturale funzionamento della mente. Usatela, e vedrete come cambierà la vostra percezione di una nuova lingua!
Ora prepariamoci ad immergerci nell’ignoto. Ci immergeremo, infatti, in una lingua completamente sconosciuta. Nell’esercizio che segue, potreste trovarvi nella condizione in cui gli elementi riconosciuti… non ci siano del tutto. Ebbene: anche in quel caso la mente sta lavorando, come già visto. E vi darà presto il significato che, comunque, non dovete assolutamente “cercare”, ma “lasciare emergere”. Vedrete che tutto sarà molto divertente. E sarà una bellissima scoperta delle vostre potenzialità.
Parte 2 – Immersione in una lingua sconosciuta:
bypassiamo le parole, “navigando l’ignoto”
Questa seconda parte sarà particolare e, secondo me, divertente.
Sarà bello scoprire come la mente lavora anche in questo caso, e come vi “guiderà”, magari a vostra insaputa. Ma lo farà.
Come dicevo, anche quando pare non faccia nulla, la mente cerca riferimenti, unisce strutture, elementi, e altro ancora.
Sappiate che lo sta facendo sempre, anche se vi sembra di “navigare l’ignoto”, La mente sa bene cosa fare e la direzione da prendere. Abbiate totale fiducia nelle sue capacità di lavorare in autonomia. E vedrete i risultati molto presto.
Scegliete quindi una lingua che non conoscete affatto.
Se accettate il mio suggerimento, potete utilizzare dei video didattici in polacco, che potrete trovare su Youtube a questo indirizzo. Quelli vanno molto bene, perché credo che il Polacco non lo conosciate. E quei video sono perfetti per lo scopo, perché sono didattici.
Se conoscete qualche lingua slava, o anche il Russo, sarete favoriti, perché alcune parole saranno simili, e quindi le riconoscerete. In quel caso, se volete, potete cambiare lingua. Oppure rimanere su questa: vedete voi. Se, però, volete il “totale ignoto”, nel caso conosciate già qualche lingua del ceppo slavo, o il Russo, potete cambiare lingua, e scegliere altri video. In caso contrario, il Polacco va benissimo.
I video che vi ho suggerito sono carini”: anche perché sono “didattici “, quindi fatti apposta per imparare. Inoltre, come vedrete, se ili utilizzerete, sono divertenti, e le situazioni si comprendono piuttosto bene, anche senza ilo linguaggio. E questo vi aiuterà di sicuro.
In generale potete scegliere quello che volete, e la lingua che volete. In linea di massima, deve essere una lingua che non conoscete affatto: altrimenti, l’esercizio diventa quello precedente, e qui si vuole proprio “navigare l’ignoto”.
In questa seconda parte potrete direttamente sperimentare come le parole e il significato siano due cose diverse.
L’esempio del manichino, che vi avevo fatto prima, rende molto bene l’idea: le parole giungono dopo il significato, che continua ad esistere. E qui state per sperimentarlo.
Voi dovete, qui, cercare di “bypassare” le parole, andando al significato. Esattamente come avete fatto nella meditazione che vi ho proposto all’inizio, se avrete deciso di utilizzarla.
Questo esercizio è un vero “navigare l’ignoto”. Sapendo, però, che la mente sa molto bene dove andare. E lo scoprirete anche voi.
Come dicevo, scegliete una lingua che non conoscete. Io vi ho suggerito, come vi dicevo, dei video in polacco.
Qui credo sia importante che siano dei video. Se non lo saranno, avrete pochi elementi per permettere alla mente di “orientarsi”. Lo farà ugualmente: ha la capacità di farlo. Tuttavia, se le darete un po’ di aiuto sarà meglio! Se scegliete video dove vi sia anche dell’ “azione” sarà più facile per la mente operare perché avrà più elementi su cui lavorare.
Vi sconsiglio, soprattutto se nel video ci saranno scritte, di scegliere lingue il cui alfabeto sia diverso da quello latino, a meno che non ne conosciate altri. In generale, non scegliete lingue di cui non conosciate gli alfabeti. Aggiungereste un livello di difficoltà in più. E personalmente non ve lo consiglio, soprattutto all’inizio.
Quindi, non scegliete, ad esempio , il russo, l’arabo, il cinese, il coreano, il bulgaro, il serbo, e in generale le lingue che hanno un alfabeto diverso da quello latino, a meno che lo conosciate. Introdurreste, come dicevo, un livello si complessità in più.
In generale, se il video non ha testi scritti, potete anche scegliere una lingua che abbia un alfabeto diverso da quello latino. In generale, però, almeno all’inizio, ve lo sconsiglio: vedere qualche eventuale scritta in un altro alfabeto a voi incomprensibile potrebbe crearvi delle difficoltà, e farvi perdere di vista l’obiettivo, o farvi inconsciamente percepire il tutto più difficile di quello che in realtà è.
Vanno bene, ad esempio, oltre al polacco, il ceco, lo svedese, il finlandese, il turco, il danese. In generale, qualsiasi lingua abbia un alfabeto latino.
La playlist in Polacco che vi ho suggerito ha il vantaggio di essere “didattica”: vale a dire, sono video fatti apposta per imparare, che vi faranno immergere in situazioni di vita reale, tra l’altro, come vi dicevo, piuttosto “divertenti” e comprensibili. Quindi, se sceglierete questi video, sarete sicuramene agevolati. Non sentitevi però obbligati a sceglierli: se qualche altro video vi ispira maggiormente, scegliete quello. Solo, come vi dicevo, vi sconsiglio lingue che abbiano alfabeti che non conoscete. Anche questo, però, è un consiglio e non un’imposizione: se vi piace particolarmente, ad esempio, il Russo piuttosto che l’Arabo, scegliete pure video di queste lingue. In caso compaiano scritte, avrete solo qualche difficoltà in più, perché di fatto non potrete “leggere”. Comunque, come vi ho detto, scegliete quello che più sentite di scegliere. È importante nomn fissare, qui, nuovi “dogmi”: la Scuola ne ha già fissati troppi. Le mie sono solo proposte. Se poi, nell’uso, vorrete “adattarle” a voi, questa vostra iniziativa sarà la benvenuta!
Anche qui, iniziate con una meditazione. Se farete questo esercizio di seguito al precedente, potete anche non farla, perché l’avrete già fatta prima. Comunque, se volete rifarla, va sempre bene per “focalizzarvi” in questo esercizio, dove “percepire” il significato che precede le parole, e che si può ottenere anche “bypassando” le parole, può funzionare molto bene.
In questo caso, la meditazione per iniziare sarà ancora più importante che nell’esercizio precedente: infatti, vi apprestate, come dicevo, a “navigare l’ignoto”: di conseguenza, “focalizzarvi” al meglio vi potrà aiutare molto.
Come vi ho detto prima, potete utilizzare quella che vi avevo descritto prima, che è anche una meditazione “linguistica”, o sceglierne una voi. La raccomandazione che non vi faccia dormire vale, ovviamente, anche ora: e forse ancora di più.
Ora avviate pure il video.
L’ascolto è sempre come vi ho detto nell’esercizio precedente: ponetevi, se volete, mentalmente “davanti” al flusso linguistico e non cercate di afferrarlo. E, comunque, evitate ogni tipo di sforzo: questa è la cosa fondamentale da farsi.
Soffermatevi solo sugli elementi linguistici che riuscite a riconoscere. Vedrete che ci saranno: non fosse altro che per i nomi delle persone o delle località. Quelli ci saranno. E forse anche altro. Non sottovalutate la mente: se lasciata libera di lavorare in autonomia, ha capacità ingenti. E nella più tenera fanciullezza l’abbiano sperimentato tutti.
Cercate di osservare, percependo anche con la vista, oltre che con l’udito. Immergetevi nella scena, seguite quello che accade. Bypassate le parole, e andate a quello che sta succedendo.
Se state utilizzando i video che vi ho suggerito, vedrete che, sin dall’inizio, tutto questo sarà molto facile da comprendere. Le situazioni appaiono piuttosto evidenti: sono, come vi dicevo, video “didattici” e, come vi ho detto, anche divertenti.
Usate gli strumenti dell’immaginazione e dell’intuizione: sono molto potenti. Se nulla è chiaro, immaginate cosa sta, o potrebbe stare accadendo, immaginate cosa si stanno dicendo i personaggi del vostro video. Cercate di intuire, come se foste bambini. L’immaginazione potrebbe essere davvero la chiave di comprensione.
Ricordate che la mente, in quel momento, come vi ho già detto, non sta ferma. Anche in una situazione di “navigazione dell’ignoto”, come quella in cui si trova , la mente cerca punti di riferimento. Magari nel tono di voce, nelle espressioni, nella scena in generale, ma li cerca. E costruisce, a vostra insaputa, degli schemi mentali, della strutture, associando quello che ha percepito. Questo tenetelo sempre presente.
Vedrete che, se avrete fatto quello che vi sto dicendo, dopo un po’ potreste avere una sensazione: quella di comprendere anche senza sapere “veramente” cosa si sono detti i personaggi.
Avrete attuato quella che si può definire “comprensione inconscia”: questo vuol dire che, anche se le parole sono solo sullo sfondo, sfocate, il significato è stato percepito. In tal modo, avrete anche capito che le parole e il significato sono due cose diverse. E che, realmente, il significato esiste a prescindere dalle parole. Prima era solo un’idea, ma ora lo avrete “toccato con mano”.
Vedrete che, se continuerete a fare questo esercizio, anche le parole riconosciute saranno sempre di più. E il significato, anche non più solo “inconscio”, sarà sempre più chiaro.
Fino a permettervi, addirittura, di pronunciare delle frasi. Che, anche queste, saranno sempre di più.
Avrete sperimentato il potere della mente: quello di elaborare e collegare in maniera “quantistica”.
E avrete anche fatto in bel “reset” delle vostre credenze. Mostrando che, forse, quello che credevate impossibile non lo è. Anzi: è lì, a portata di mano. Dovevate solo scoprirlo.
Nota: se avete utilizzato la Playlist che vi ho suggerito
Se avrete utilizzato la Playlist in Polacco che vi ho suggerito, vedrete, ogni tanto, dei segnali di “stop”, seguiti, dopo un pochino, da una freccia bianca su sfondo azzurro, che fa segno di proseguire.
La parte tra questi due “segnali” sarà una sorta di “riepilogo” delle cose appena viste. Qui, le frasi principali appariranno in evidenza. Se volete, ripetetele ad alta voce.
Alla fine, vedrete un segnale su sfondo giallo, che indicherà “attenzione”: sarà il riepilogo finale.
Se decidete di vedere questi video “a pezzi”, non vi suggerisco di fermarvi tra lo “stop” e il segnale di proseguire, e tra quello di “attenzione” e la fine del video. Quando vedete uno “stop”, proseguite almeno fino al che non vedete il segnale di proseguire, e se vedete il segnale di “attenzione”, proseguite fino alla fine del video. Questo perché è, secondo me, importante, una volta che avrete terminato una sezione, vedere il “riepilogo”, compreso quello generale.
A questo punto potrebbe sorgere una domanda? È lecito, quando vedrete le frasi visualizzate, cercare le parole che n on conoscete?
In linea di massima questo contrasterebbe con il metodo che vi ho proposto. Tuttavia… potrebbero esserci delle eccezioni.
E poi, come vi ho detto… non ci sono dogmi! Non ricadiamo in quello che vuole insegnarci la Scuola! Fate, quindi, come volete: purché questo non vi ostacoli la fluidità. Ricordate che, all’inizio, la vostra mente è ancora legata agli schemi scolastici. Cercare le parole potrebbe riportarli in auge, ora che state liberandovene.
Tuttavia, potrebbe avere un senso. Ne parliamo tra un po’, affrontando il discorso in maniera pioù generale.
Potete ripetere gli esercizi…. con un testo scritto. Vedrete che sarà, forse, più facile
Gli esercizi che vi ho proposto possono essere effettuati anche con la lettura. Sia di un testo di una lingua nota, sia con uno di una lingua ignota.
Dovrete procedere allo stesso modo: niente sforzo, e soffermarsi solo sulle parole che riuscirete a riconoscere spontaneamente.
La tecnica non è coisì diversa da quella dell’esercizio propedeutico che vi avevo suggerito prima. Solo, stavolta non ci sarà molta “scelta”: le parole che riconoscerete si presenteranno da sole. Se queste sono tante, potete fare quello che avete fatto nell’Esercizio Propedeutico: sceglierne qualcuna, anche a caso. O “fatevi guidare dall’intuizione”, che funziona sempre.
Vedrete che, in linea di massima, lavorare con testi scritti può essere più facile, proprio perché il testo, a differenza della parola, permette di riconoscere più elementi.
Contrariamente a quello che fanno alcuni, che, per contro, fanno cercare ed analizzare le parole che non si conoscono, vi devono interessare solo quegli elementi che riuscite a riconoscere. Gli altri non considerateli. Vedrete che la mente farà molta meno fatica a ricostruire il significato, dato il maggior numero di elementi riconosciuti.
Potete anche combinare linguaggio e scrittura, per aumentare la vostra esperienza linguistica.
Proprio per questo, vi ho sconsigliato di utilizzare lingue di cui non conoscete gli alfabeti: vi privereste dell’esperienza della lettura: che, vi assicuro, è molto arricchente. E voi stessi lo potrete sperimentare.
E se… non emerge nulla? Alla mente occorre esercizio!
Un’amica ha provato a lavorare sul primo dei video della Playlist in Polacco che ho indicato in precedenza. E ha detto di avere avuto il “vuoto assoluto”.
Questo può accadere. Il motivo è che la mente ha bisogno di esercizio per abituarsi a riempire i vuoti. Lo può fare, ma ormai è disabituata a farlo, perché ci è stato detto troppe volte che non è possibile, che tutto quello che può accadere immergendosi in una lingua del tutto ignota è “non capire nulla”. Questo ci blocca già in partenza.
Quindi, dobbiamo esercitarci: la mente non è abituata a lavorare in questo modo, e occorre dargli il tempo di abituarsi a farlo.
Riprendiamo l’esempio, fatto nella parte precedente, sullo scrivere con i piedi. Supponiamo che una persona sia stata abituata, sin da fanciullo, a scrivere con i piedi e a camminare con le mani. Quella persona penserà che quello sia il modo naturale di camminare e di scrivere. Invece, il modo naturale di camminare è con i piedi, e il modo naturale di scrivere è con le mani.
A quel punto, quando qualcuno farà notare a questa persona che si scrive con le mani, all’inizio questa persona avrà dei problemi a farlo. Non si è abituata a scrivere con le mani, e lo fa con i piedi. Quindi, inizialmente, sarà “spaesato”. Poi, tutto diverrà facile e immediato: inizialmente, però, questo non potrà accadere, almeno in linea di massima.
Lo stesso accade per l’apprendimento linguistico: la mente può naturalmente “riempire i vuoti”, e ricostruire il significato anche da pochissimi elementi. Tuttavia, non è abituata a farlo.
Mai come in questo caso, l’unico “sforzo” richiesto è… insistere.
Se si insiste, prima o poi, e molto “prima” che “poi”, qualcosa emergerà. E non vi preoccupate che sarà facile e divertente.
Se, quindi, state lavorando su una lingua ignota, o forse anche su una più nota, e appare il vuoto assoluto, potete provare con questi esercizi:
- Guardate un video senza cercare di capire tutto: solo lasciando scorrere le immagini e i suoni.
- Dopo qualche visione, notate cosa si riconosce spontaneamente, senza cercare di tradurre mentalmente.
- Scrivete le parole che emergono naturalmente, anche se sono poche.
- Riprovate dopo qualche giorno, per vedere se qualcosa inizia ad avere più senso.
Questo può aiutare a dimostrare concretamente che la mente è capace di apprendere in modo implicito, senza studiare ossessivamente le regole grammaticali.
Se, quindi, state lavorando su una lingua ignota, o forse anche su una più nota, e appare il vuoto assoluto, potete provare con questi esercizi.
Tuttavia, e di questo è facile rendersi conto, ormai i condizionamenti sono davvero molto radicati.
Quindi, non vi preoccupate se occorrerà tempo per poter applicare queste modalità.
Posso però assicurarvi che, se insisterete, naturalmente senza sforzo, questo modo di lavorare emergerà naturalmente. E sarà del tutto parte di voi.
In linea di massima, se lavorare su una lingua ignora, inizialmente, può disorientarvi, lavorate un po’ su una lingua più nota, in modo che la mente si abitui a “riempire i vuoti” dove gli elemento riconosciuti sono di più. Quando avrete “padroneggiato” questa modalità, immergetevi nelll’ignoto, e vedrete che tutto funzionerà anche lì.
Una precisazione: non dite “abbiamo capito”, ma “la mente ha fatto emergere il significato”
Quello che sto per dirvi potrebbe stupirvi. Tuttavia, mi sembra il modo migliore di concludere questa parte. Quando si ascolta una lingua, qualcuno dice “ho capito”, in effetti, abbiamo visto che, quello che occorre fare, è “lasciare emergere il significato”. Di conseguenza, la nomenclatura che, credo, sia quella corretta, non è “ho capito”, ma “la mente ha fatto emergere il significato”. O, al limite “è pervenuto il significato”.
Infatti, come abbiamo visto, non dobbiamo “cercare” il significato, ma “lasciare che emerga”. Di conseguenza, dire “ho capito” potrebbe fare pensare che abbiamo “cercato” il significato. Credo che dire “la (mia) mente ha fatto emergere il significato” sia più in linea con tutto quello che abbiamo detto sinora.
Quindi, così come vi ho suggerito di sostituire “imparare” una lingua con “assorbire” una lingua, sia corretta sostituire “ho capito” con “la (mia) mente ha fato emergere il significato”, oppure “è pervenuto il significato”. Credo sia molto più in linea con questo modo di vedere. Vi suggerisco quindi di dire così.
Cercare le parole che non conoscete? In linea di massima no, però…
Riprendiamo ora il tema proposto poco fa, relativamente al “cercare” le parole che non si conoscono. Come vi ho detto, quando leggete, dovreste soffermarvi solo sulle parole che riuscite naturalmente a riconoscere. Lasciando andare tutte le altre. E lasciando che la mente ricostruisca il significato.
La mente, come detto, lo fa naturalmente. Tuttavia, ovviamente, ha i suoi tempi, soprattutto se non è abituata, come dicevo, a “riempire i vuoti”.
Questo vuol dire che, qualche volta, se volete… potete fare un’eccezione. Se vedete che una parola compare spesso, e potrebbe esservi d’aiuto… cercatene pure il significato!
Io ammetto che, nei video didattici in Polacco che vi ho suggerito, nei momenti degli “stop”, quando vengono riepilogate, anche mostrandole scritte, le principali espressioni dei dialoghi, talvolta ho “fermato l’immagine”, e sono andato a cercare le parole che non conoscevo.
Questo pare in contraddizione con quanto dicevo prima: tuttavia, come dicevo un istante fa, più elementi date alla mente, più questa ricostruirà facilmente il significato, e più facilmente “riempirà i vuoti”. Ovviamente, meno vuoti ci sono, più facilmente la mente li potrà riempire. E, se avrete cercato delle parole di cui non conoscete il significato, soprattutto quando queste si presentano diverse volte, quelle parole verranno riconosciute anche in seguito, offrendo maggiori possibilità alla vostra mente.
Quindi, se volete cercare delle parole che non conoscete… fatelo pure: saranno solo più parole che avrete per ricostruire il significato.
L’unica cosa che vi chiedo è di non fare sforzo per ricordare quelle parole: la mente, anche se non vi sembrerà, le avrà memorizzate in maniera implicita (vedi la Prima Parte). E, al momento buono, le farà emergere.
Se volete, potete anche alternare ascolto soffermandovi solo su elementi che riconoscete spontaneamente con ricerca delle parole che non conoscete. Questi due momenti devono essere considerati come separati, anche se, magari, li eseguirete assieme, come nel caso dei video.
Abbinando queste due modalità, avrete secondo me la condizione migliore: da una parte abituerete la mente a “riempire i vuoti”, mentre dall’altra darete sempre più elementi alla mente per riempirli.
Non credo, quindi, che il fatto di cercare qualche parola “mini” la naturalezza: piuttosto, appare come un “velocizzarla”. Quindi, per quanto mi riguarda, fatelo pure.
Non fatelo sempre, però. E soprattutto non fatelo quando ascoltate o leggete in maniera naturale: lì, si lavora solo sulle parole che si riescono spontaneamente a riconoscere. Il lavoro di ricerca delle parole serve per aumentare il numero di parole che riconoscerete spontaneamente. E velocizzare così il processo. Però, non deve diventare parte del processo stesso: altrimenti, questo potrebbe minare la naturalezza, e forzare il processo stesso. Bloccandone così la fluidità.
Una descrizione “a voce” degli esercizi che ho descritto in questa parte può essere trovata sul mio video, che potrete trovare a questo indirizzo.
Noi siamo fatti per assorbire naturalmente una lingua
(quasi un’appendice a questa Terza Parte)
Quello che sto per dirvi, in questa conclusione della Terza Parte, potrebbe stupirvi. Infatti, la nostra mente è naturalmente fatta per assorbire una lingua. Questo vale a dire che, se la mente naturale funzionasse al meglio, basterebbe “esporsi” a una nuova Lingua, perché questa penetri naturalmente in noi, come un vento che ci attraversa.
Però, questo non accade: noi ascoltiamo una lingua e non riusciamo ad assorbirla così, naturalmente.
Addirittura, ci sono persone che vanno a vivere in una Nazione, sono totalmente immersi in un nuovo flusso linguistico… e pensano che quella lingua la debbano studiare.
Questo accade perché, ormai, nella mente ci sono dei blocchi ben precisi, dati dalla Scuola e dall’Educazione. Ormai, l’idea che per conoscere una lingua occorra conoscerne regole, costrutti, forme, se ci sono anche declinazioni, si è così radicata che le persone non pensano che sia possibile assimilare una lingua semplicemente così, ascoltandola.
Eppure, da bambini abbiamo fatto proprio così, per apprendere la nostra Madrelingua. E, almeno pare, la cosa ha funzionato benissimo.
La mente, in effetti, è in grado di assorbire una lingua in modo del tutto automatico. Solo, la Scuola ci ha talmente convinto del contrario, che non lo sappiamo più fare.
Ricordate, però, che la capacità di farlo è ancora in noi. E, liberandoci dai condizionamenti che abbiamo ricevuto, lo possiamo fare. Considerate questa capacità esistente: solo, in qualche modo ci è stata “sabotata”. Possiamo, però, rientrarne in possesso. Questo va ricordato. E, in qualche modo, il percorso che vi ho proposto, e che si concluderà con la prossima Parte, mira anche a ripristinare questa capacità. Spero che sarà così anche per voi.
Qualcuno, comunque, sembra che già lo faccia. Se volete saperne qualcosa di più, guardate, sull’argomento, il mio video a questo indirizzo.
Abbiamo così concluso questa parte, relativa all’ascolto delle nuove lingue. In qualche modo, abbiamo toccato il “cuore” dell’apprendimento linguistico, facendo capire come apprendere una lingua sia, nonostante quello che molti pensano, una cosa veloce e da affrontarsi con immediatezza. Gli esercizi che vi ho dato potete ripeterli tutte le volte che volete, e vedrete che ogni volta la mente farà emergere sempre maggiori significati.
Credo che, a proposito di “apprendere” una nuova lingua, sia importante sostituire la parola “apprendere” con “assorbire”. Ve ne ho mostrati i motivi, e spero che, da ora in poi, lo farete anche voi.
Nella prossima parte ci preoccuperemo da vicino di quella che è la “produzione” di una nuova lingua. Vale a dire, come parlare una nuova lingua. Vedremo che, in questo caso, il metodo sarà lo stesso, anche se “ribaltato”: nel senso che si partirà dal significato, ricostruendo automaticamente le parole.
Infine, ci occuperemo di qualche riflessione più “ad ampio respiro”, che permetterà di mettere l’accento su tematiche legate all’apprendimento linguistico, e sulle resistenze che, spesso, ne conseguono.
Restate in contatto, per quella che sarà, sicuramente, una grande conclusione.
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