(Ri)scoprire la spiritualità

(Ri)scoprire la spiritualità

Rubrica del Lunedì a cura del dottor Claudio Rao

« La caratteristica dell’uomo è la trascendenza di sè: devi andare al di là di qualsiasi cosa pensi di essere » (Osho)

La strada della felicità non è sempre e soltanto lastricata di attimi fuggenti o di scopi da perseguire. È anche importante realizzare la bellezza che ci circonda e di cui siamo parte, in quel breve lasso di tempo che va dall’enigma della culla al mistero della bara.

Incontrai Claude, mio omonimo in francese, nel corso di una presentazione della mia attività al Centro Essentielles di Uccle (Bruxelles) in una giornata porte aperte.

Tra di noi si creò una certa confidenza che ci permise di conoscerci meglio. Ed è con una sua condivisione (sulle quali dopo circa 18 anni vi è prescrizione) che vorrei proseguire la riflessione sulla ricerca di come “vivere intensamente il presente” che stiamo perseguendo in questa rubrica.

« Da qualche anno ho superato i cinquanta. Sono passato sull’altro versante della vita. Al posto di approfittare dell’esperienza maturata, sentivo spegnersi la fiammella interiore. Ogni giorno pensavo a compiere un’ultima missione. Ma questo, in luogo di motivarmi, mi deprimeva. Giravo in tondo, in una sorta di circolo vizioso. Fino a quando venni folgorato da un’idea: tornare nella terra dei miei avi, nell’Europa dell’Est. Mentre maturavo quest’intenzione, percorso da un brivido – e completamente per caso – riscoprii il paesino dove vissero i miei nonni. Man mano che mi avvicinavo al villaggio, mi sentivo come guidato da una forza… difficile da definire. Così errante, finii per approdare esattamente alla casa dove vissero. Posai la mano sulle vecchie pietre e sùbito percepii una luminosità delicata e biancastra. Sentii un alito di vento sul viso e il suono delle campane della vicina chiesa. Era come se riscoprissi un cammino percorso da tante altre anime prima di me. Ero fuori dal tempo. Abitato da un silenzio interiore che mi ha profondamente commosso. Ho versato lacrime di gioia e di intensa commozione. Da allora non ho più avuto esitazioni sulla direzione della mia vita!»

Quando non sai più dove stai andando, ricordati da dove vieni. Questo almeno fu l’insegnamento che ne trassi allora.

Riflettendoci ora, più ad ampio spettro e nel contesto della propria presenza intensa e lucida al momento presente, potremmo dedurne che il piacere da solo non produce felicità. Godere dell’istante è per molti di noi anche scoprire, ri-scoprire o sviluppare una certa forma di spiritualità. Il fatto di sentirsi in intimità con una dimensione altra che in qualche modo trascende la materia può riempire alcune persone di un sentimento di benessere e di armonia.

Non intendiamo semplicemente il sentimento religioso riservato ai credenti, ma anche ciò che alcuni filosofi definiscono “spiritualità laica”. Essa sarebbe sollecitata dalla bellezza di un luogo, da un’opera d’arte, da un paesaggio, da uno slancio affettivo.

Chi la sperimenta parla di “esperienza fuori dal comune”, “non facile da descrivere”, “una forza difficile da definire” come Claude. Un istante di eternità che trascende il nostro io, un’emozione estremamente intensa.

Questi momenti di meraviglia davanti alla bellezza del mondo o al mistero della vita sarebbero assai rari ma molto intensi. E darebbero a chi li sperimenta l’impressione di far parte di un tutto, percependo una sorta di armonia universale.  

La ricerca spirituale è una sorta di viaggio interiore che induce ed incoraggia a connettersi alla dimensione spirituale del proprio essere. Cosa che potrà svelare delle risorse interiori ancora inesplorate. Offrendo sensazioni ineffabili e vertiginose. Per questa sorta di percorso iniziatico, occorre armarsi di “santa pazienza” perchè il cammino si presenta lungo, inframezzato da periodi di deserto e di noia, di tensioni, nervosismo e scoramento.

Al termine di questo iter interiore, afferma chi ci è giunto, si percepisce l’essenziale, si scopre – in una sorta di sconvolgimento positivo – una verità interiore, la propria “parte divina”, la propria “anima”, la propria “vera natura”. Un incontro intimo con se stessi che può avvenire in un luogo di meditazione e di preghiera, in una passeggiata solitaria o immersi nella maestosa semplicità della natura.

Per questo è importante ritirarsi in se stessi, facendo tacere il perenne monologo interiore che ci anima; rinunciare – almeno momentaneamente – a voler controllare e analizzare riflessioni e sentimenti passandoli al vaglio di una ragione fredda e difensiva. E sapere, al contrario, abbandonarsi all’evoluzione dei proprî pensieri e dei proprî stati d’animo.

Le persone in cerca di spiritualità sono spesso animate da un desiderio di assoluto e di verità. Si interrogano sul senso della vita e su quale direzione dare alla propria esistenza. Sul come trovare la saggezza interiore. Sul valore dell’essere al mondo. Il loro vivere intensamente il presente è profondamente ancoràto a questa ricerca interiore.

Questa può essere un’altra strada, un percorso che alcuni di noi intraprendono per qualificare e valorizzare la propria presenza al mondo, alla vita, al “qui ed ora”.

Sarebbe un errore pensare che esista una sola strada da percorrere. Ciascuno con la propria sensibilità e la propria storia, le proprie aspirazioni e la propria interiorità ha vocazione a scoprire, a coltivare e a seguire il percorso che gli è proprio. Con un unico denominatore comune, per tutti: la convinzione che la vita valga la pena di essere vissuta soprattutto se ci conduce a qualcosa che ci supera e ci trascende.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

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