Pesticidi: oltre un terzo della frutta prodotta in Europa è contaminata

Pesticidi: oltre un terzo della frutta prodotta in Europa è contaminata

Di Stéphane Mandard

È il tempo effimero delle ciliegie, di nuovo sugli scaffali per qualche giorno. Ma, per quanto appetitose, il loro rosso scarlatto può nascondere prodotti tossici. Una ciliegia su due è contaminata da residui di pesticidi classificati tra i più pericolosi per la salute, avverte uno studio inedito pubblicato martedì 24 maggio dalla Ong Pesticide Action Network Europe (PAN EU). E la ciliegia non è l’unico frutto in questione; questo vale anche per quasi la metà delle pesche e pere o per un terzo delle mele.

In totale, quasi un terzo (29%) della frutta prodotta in Europa è contaminato. Tassi esplosi nell’ultimo decennio: +53% in media tra il 2011 e il 2019, fino a +152% per le ciliegie e addirittura +397% per i kiwi, che detengono il record. Risultati che contraddicono le dichiarazioni ufficiali della Commissione Europea e degli Stati: in calo l’uso dei pesticidi, e in particolare dei più tossici.

Il rapporto PAN Europe si basa sull’analisi dei dati del programma europeo per il monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti. Queste migliaia di campioni – prelevati in ciascuno Stato membro dalle specifiche autorità sanitarie – fungono da base per le relazioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Per l’EFSA, sono “statisticamente sufficientemente rappresentativi per stimare l’esposizione dei consumatori europei a questi residui”. Lo studio si sofferma sui pesticidi considerati dal legislatore “i più pericolosi”. Si tratta di sostanze sospettate di essere cancerogene per l’umano, tossiche per la riproduzione, interferenti endocrini o di soddisfare due dei tre criteri di sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche.

Effetti anche a piccole dosi

La direttiva del 2009 (attualmente in fase di revisione) sull’uso dei pesticidi li raggruppa nella categoria denominata “candidati alla sostituzione”. Dal 2011, gli Stati dovrebbero sostituirli con prodotti alternativi meno dannosi per la salute e l’ambiente. L’analisi del PAN va dal 2011 al 2019, ultimo anno per il quale i dati sono disponibili. Comprende quasi 100.000 campioni (97.170 prelevati dalla polpa) di frutta fresca coltivata in Europa. Sono esclusi i prodotti importati. In totale sono stati rilevati 28 pesticidi tra i 55 più pericolosi.

Lo studio non specifica se, e in quale proporzione, le concentrazioni di pesticidi riscontrate superino i limiti massimi di residui fissati dalle autorità sanitarie. Una scelta voluta da PAN Europe, in particolare perché alcune sostanze, sospettate di essere cancerogene o interferenti endocrini, hanno effetti non soglia, cioè anche a dosi molto basse.

Esplorare i risultati permette sia di identificare i frutti più contaminati, sia le origini da evitare. Torniamo alle nostre ciliegie. Nel 2011, il 22% dei campioni mostrava residui di alcuni dei pesticidi più pericolosi. Una percentuale che è balzata al 50% nel 2019, con un aumento del 152%. Per quest’ultimo anno di riferimento, le ciliegie prodotte in Spagna sono le più contaminate (74%), davanti a Grecia (64%) e Francia (63%). Nei test sono stati trovati dieci diversi pesticidi e fino a cinque nelle ciliegie spagnole. La molecola più rinvenuta è il tebuconazolo, fungicida sospettato in particolare di essere tossico per la riproduzione, con effetti deleteri sullo sviluppo del feto.

Tra i primi 5 frutti il ??cui tasso di contaminazione è aumentato di più tra il 2011 e il 2019, le ciliegie sono superate solo dai kiwi (+ 397%, per raggiungere il 30%). Seguono le mele, il frutto più prodotto in Europa (+117%, al 34%), le pere (+103%, al 47%) e le pesche (+52%, al 46%).

Il “Made in …” non è una garanzia

Se prendiamo in considerazione questa volta i risultati dei nove anni studiati, i frutti più contaminati sono le more (51% dei campioni), le pesche (45%), le fragole (38%), le ciliegie (35%) e le albicocche (35 %). L’analisi dei dati consente inoltre di stabilire una classifica dei paesi che producono i frutti più contaminati. È dominato dal Belgio con il 56% di campioni contaminati nel periodo 2011-2019 e l’87% di pere nel 2019. Nella top 10 troviamo anche Paesi Bassi (49%), Germania (39%) e Francia (34% ). Un’altra lezione dal rapporto: “Made in France”, per esempio, non garantisce sempre prodotti senza residui. pesche francesi sono quindi quelli che più frequentemente contengono tracce di pesticidi pericolosi: il 58% dei campioni nel 2019 contro il 46% della media europea.

Se ci interessa questa volta le molecole più trovate, sale al primo posto il fludioxonil, un fungicida sospettato in particolare di avere effetti dirompenti sul sistema endocrino. Il principio attivo è commercializzato da Syngenta sotto forma di tre preparati (Celest, Dividend e Maxim) e da Bayer con il suo Bariton Super. Segue il ciprodinil, un fungicida anch’esso sospettato di avere effetti dirompenti, in particolare sulla funzione tiroidea, e i cui metaboliti sono particolarmente persistenti nell’ambiente. Il tebuconazolo, rilevato in metà delle ciliegie, è terzo.

Altro sviluppo evidenziato dal rapporto, è aumentata non solo la probabilità di acquistare frutta contaminata, ma anche quella di essere esposti a più pesticidi contemporaneamente. Così, nel 2019, poco più del 10% dei campioni risulta contaminato da almeno due sostanze tossiche, rispetto al 6% del 2011. Un potenziale “effetto cocktail” che, secondo gli scienziati, aumenta l’impatto sulla salute e rende obsolete le soglie normative attualmente fissata sostanza per sostanza.

I risultati dello studio PAN Europe si scontrano con la comunicazione della Commissione Europea. Il 31 maggio 2021 Bruxelles ha pubblicato una prima valutazione per accogliere i primi effetti della sua nuova strategia denominata “Dalla fattoria alla tavola” che mira a ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030. I grafici pubblicati dalla Commissione evidenziano “una Riduzione del 12% dell’uso dei pesticidi più pericolosi nell’Unione Europea nel 2019 rispetto al periodo 2015-2017”. Queste cifre si basano sulle vendite di pesticidi. Per PAN Europe, le vendite sono un indicatore meno rilevante della presenza di residui di pesticidi negli ortofrutticoli per misurare l’esposizione della popolazione. Questo parametro mostra un aumento di quasi il 9% nel 2019 rispetto al 2015-2017. La Commissione europea non ha risposto alle richieste di Le Monde.

Il “fallimento totale” dell’Europa

“I consumatori europei sono sempre più esposti ai pesticidi che avrebbero dovuto essere ritirati dal mercato dal 2011 a causa della loro pericolosità”, commenta Salomé Roynel, di PAN Europa. Per l’Ong, il “drammatico aumento” delle quantità di frutta contaminata rivelate dallo studio segna “il totale fallimento” dell’Europa nell‘”applicare le proprie normative e tutelare i consumatori”. In un rapporto pubblicato nel 2019, la stessa Commissione ha riconosciuto che la direttiva sui pesticidi non è stata applicata dagli Stati. Così, a livello europeo, tra il 2015 e il 2018, su 530 domande nazionali di autorizzazione o ri-autorizzazione, nessun pesticida “candidato alla sostituzione” è stato sostituito da un prodotto meno nocivo. E da allora la situazione non è cambiata molto…..

In gran parte insufficiente per PAN Europe, che chiede alla Commissione “l’immediato bando dei dodici pesticidi più tossici” e gli altri entro il 2030. Dopo diversi rinvii, il 22 giugno deve essere diffusa la pubblicazione della nuova direttiva sull’uso dei pesticidi. Emmanuel Macron, che presiede l’Ue fino a luglio, ha già avvertito che gli obiettivi del Green Deal dovrebbero essere rivisti (ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030) alla luce della crisi agricola causata dalla guerra in Ucraina.

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