Le promesse non mantenute

Le promesse non mantenute

Di Sergio Ragaini

Tutto questo periodo è stato caratterizzato da un elemento, che da sempre è stato predominante: le promesse che non venivano mantenute. Ogni volta che si doveva fare accettare ai cittadini misure deliranti, veniva sempre detto che erano per evitare qualcosa di peggiore, che poi puntualmente avveniva. In questo articolo cercheremo di analizzare i meccanismi mentali che sottendono a tutto ciò. Così facendo, sarà facile, per il divenire, capire cosa accade, e porvi rimedio, almeno rifiutando misure liberticide.

“Istituiamo il coprifuoco per evitare il lockdown”. Questa frase la si sentiva verso la fine di ottobre 2020. Era l’ultima trovata dell’attuale Regime (chiamarlo Governo non ha più alcun senso) per giustificare un provvedimento bellico (i coprifuochi esistono in tempo di guerra!) spacciandolo per misura sanitaria. In fondo, in questi mesi (ormai quasi 11) ci siamo abituati a vedere provvedimenti repressivi, violanti ogni possibile diritto umano, spacciati per misure di sicurezza sanitaria. Per questo fatto possiamo davvero parlare di “Dittatura Sanitaria”: quando provvedimenti inaccettabili divengono inevitabili (per dirla alla Diego Fusaro) allora si cade proprio in una dittatura, velata da sicurezza.

L’avvocato Mori lo ripete sempre: si muore per la libertà, e non si reprime la libertà in nome della sicurezza sanitaria, come è stato fatto in questi mesi.

Verso la fine di settembre, quando ero al cinema con un un’amica, e si notava lo “stridere” del fatto di tenere la mascherina tutto il tempo di uno spettacolo cinematografico (pratica alla quale mi sono sempre sottratto), si commentava: “peggio di così non può essere”.

Tuttavia, quando un piano è studiato e programmato per anni e anni, come in questo caso (difficilmente si potrebbe dire altrimenti), il peggio non ha mai limite: menti diaboliche concepiscono sempre piani diabolici. Ed è stato così anche in questo caso.

Ed ecco, verso la fine di ottobre, i ristoranti che chiudono alle 24. Poteva ancora starci… forse(ma solo forse!), o almeno essere più accettabile! Poi il tutto è stato anticipato alle 23. Cosa che, per i ristoratori e gli esercenti che “vivono di notte”, poteva essere un problema non indifferente. Un ristoratore, titolare di un noto ristorante a Milano in zona Navigli, ha dichiarato di avere perso, con questa chiusura, il 44% del fatturato. Poi, con la chiusura alle 18, iniziava davvero, per i più, il dramma. E non uso un eufemismo!

Tuttavia, la “chicca” era il divieto di spostamento dopo le 23. il Governo sapeva di non poterlo fare, e che, come lo stesso Avvocato Mori faceva notare, nessun Governo può imporre i domiciliari ai cittadini. Tuttavia, eccolo a fare questo. Addirittura, lo facevano i Presidenti di regione. In questo caso, partiva la Regione Lombardia, non di certo di estrazione “rossa”, visto che il Presidente è leghista, e ha firmato questa ordinanza dopo il benestare del leader della Lega Nord. E questo dice chiaramente che governo e opposizione sono due facce della stessa medaglia. Poi, altre regioni si sono subito accodate, e poi il tutto è divenuto “nazionale”.

Ci si chiede come sia possibile che persone di buonsenso possano accettare una misura bellica in tempo di pace. Eppure, il governo ha trovato il modo per fare accettare tutto: basta fare leva sulla paura e tutto si risolve.  Parlavo già del connettivo logico “se.. allora” in questo articolo. Parlandone, mostravo come questo sia equivalente a “facciamo questo per evitare quello”. Il trucco è sempre lo stesso: far sì che la mente immagini una situazione catastrofica (facevo presente che l’uomo è l’unica specie animale che reagisce anche per cose che sono solo nella sua mente); poi, dopo che la mente l’ha prefigurata, proporre una soluzione meno catastrofica (una sorta di “minore dei mali”): in tal modo, la mente la accetterà.  In questo caso, è stato facile agire: le persone ricordavano già l’”incubo” del lockdown durato dall’11 marzo al 3 maggio 2020, e non volevano riviverlo. In quel caso, il “coprifuoco bellico” pareva  il minore dei mali. E così la gente l’ha accettato: non di buon grado, ma l’ha accettato. I giornali del periodo scrivevano anche articoli su come cambiare la propria vita in funzione di questo coprifuoco. 

E la gente, bofonchiando e mugugnando, si adattava. In fondo, gli italiani è la cosa che riescono a fare meglio: si lamentano ma poi, come tante brave pecore, eseguono. E così è stato: le strade deserte, che accadeva di incontrare a chi, come me, ha sempre ignorato questo insulsa regola (come dicevo, non siamo in guerra), erano il segno dell’obbedienza del popolo italico.

Tuttavia, poi il lockdown è arrivato. Lo hanno chiamato “zone rosse”, ma il concetto era quello. Poi c’erano le “zone arancioni”, che di fatto corrispondevano a quello che è accaduto dal 4 al 18 maggio, vale a dire spostamenti liberi nei Comuni. E quelle gialle, che comunque conservavano la chiusura dei locali alle 18 e il “coprifuoco”, che ora era anticipato alle 22. La demolizione della vita proseguiva.

Ancora una volta, Conte appariva davanti ai teleschermi parlando di “misure inevitabili”. Ovviamente, gli italiani, di memoria corta, si erano già dimenticati delle promesse del passato: la televisione accorcia la memoria e cancella selettivamente quello che non si vuole la gente ricordi. La prova era già stata fatta con il Cinema: chi guarda molta televisione va meno indietro con lo “sguardo mentale”. Insomma: l’informazione distorta e deviata faceva sì che le persone non ricordassero oltre il loro naso. E che dimenticassero anche le promesse fatte solo pochi giorni prima.

Stavolta era arrivata un’altra promessa: “Facciamo ora il lockdown per salvare il Natale”.

Ancora la mente che lavora, e pensa a come sarebbe brutto un Natale senza i propri cari vicino.

Questa immagine mentale desolante, che priva le persone della loro festa più bella della famiglia, è riecheggiata nella mente degli italiani, andando a reperire immagini di affetti e simili. La paura della loro negazione natalizia ha fatto sì che gli italiani, ancora una volta, abbassassero la testa, accettando questa follia già sperimentata, per la quale Conte è già, di fatto, sotto processo con oltre 3000 denunce. E che, nonostante questo, reiterava, tanto per cambiare come “inevitabile”.

Subito, ovviamente, il Presidente del Consiglia ha “tuonato” la sua invettiva: “Se non rispettate le tre zone, sarà lockdown totale”.

Diego Fusaro, allora, faceva notare che, in un primo tempo, le zone gialle avrebbero dovuto essere verdi. Tuttavia, il giallo mantiene comunque in allarme, e questo è lo scopo, ormai palese, di questo colore. In fondo, tutto si basa solo sullo spaventare. E alcuni, tra cui il sottoscritto, l’hanno capito.

Il lockdown, diventato poi, almeno in Lombardia, la citata “zona arancione”, è passato. Ma il Natale non è stato salvato. In un primo tempo doveva essere una sorta di “zona arancione” proprio a Natale e Santo Stefano. Già a questo alcune regioni si erano opposte. Come tutta risposta il Governo ha deciso di “stringere” ancora di più, con una “zona rossa” dal 24 al 27 dicembre, e il 5-6 gennaio.

Insomma: la demolizione del Natale e dei rapporti e relazioni era compiuta. Nonostante le promesse.

Tuttavia, il Governo anche stavolta aveva trovato l’”escamotage” per fare accattare tutto agli italiani: “Facciamo questo sacrificio per evitare la terza ondata del virus”.

Questa “scusa” (ormai credo che molti abbiano capito che è così!) è portata avanti ancora oggi, 18 gennaio 2021. Ormai il nuovo anno è iniziato, e ancora l’Italia è divisa in colori. La Lombardia è da ieri entrata in zona rossa. E ci starà sino almeno al 31 gennaio. Ora, “grazie” al Decreto Legge 158/2020, i DPCM di Conte possono durare sino a 50 giorni. E infatti, quest’ultimo, che genera un’ulteriore recrudescenza delle norme, ponendo quasi tutte le Regioni Italiane in zona arancione, è programmato sino al 5 marzo 2021. sino ad allora, anche l’asporto nei ristoranti e simili sarà vietato  oltre le 18: ammessa solo consegna a domicilio. Insomma: a discapito delle promesse, le norme si sono irrigidite.

Insomma: chi si è sottomesso in toto a queste regole deliranti, facendo i conti, su 74 giorni, dal 6 novembre al 18 gennaio (data odierna), ne ha trascorsi 63 senza uscire dal proprio Comune di residenza. E, di fatto, ne ha già trascorsi 31 in lockdown. Per il 31 gennaio, ne avrà trascorsi 76 senza uscire dal proprio Comune di residenza, e 44 in lockdown.

Ricordiamo che, nel lockdown dall’11 marzo al 3 maggio, questi sono stati 54. In totale, sono stati 71 con divieto di spostamento fuori dal proprio Comune di Residenza, tenuto conto che il divieto di spostamento tra Comuni era iniziato il 9 marzo.

Si vede quindi che si verifica una situazione consimile a quella del passato, con regole di fatto simmetriche, solo chiamate in altro modo, come “zone rosse” e “zone arancioni”. Tuttavia, la sostanza è la stessa.

Soltanto, il trucco di cui parlavo ha fatto sì che tutto venisse accettato, se non proprio “di buon grado”, come il citato “minore dei mali”. La “tecnica della rana bollita”, a quanto pare, è sempre vincente!  Tuttavia, puntualmente, il “maggiore dei mali”, tra le due opzioni richieste, si è sempre puntualmente verificato. E non c’erano dubbi in proposito: era ovvio accadesse così! Era solo un modo per fare accettare il tutto alle persone. Che, purtroppo, l’hanno accettato.

Anche perché, concludendo il discorso, questo Governo ha utilizzato uno stratagemma molto noto: vale a dire proiettare l’aggressività all’esterno.

È un meccanismo molto conosciuto per fare gruppo, ben descritto da Charcot: quando si vuole creare coesione in un gruppo, si porta l’aggressività all’esterno. Esempi sono le tifoserie calcistiche, e anche le dittature, che fanno sempre leva sul sentimento nazionale. Anche Hitler, quando ha visto che stava perdendo la guerra, ha scaricato l’aggressività sugli Ebrei, popolo da sempre non amato in Germania (non solo in Germania, ma lì in particolare, sotto certi aspetti), usandolo come capro espiatorio.

Qui il meccanismo è stato questo, sin dall’inizio di questa situazione: per fare digerire alle persone le “mancate promesse”, e far loro accettare il proseguo di assurde restrizioni, sono state convinte che… i responsabili delle loro restrizioni erano coloro che non seguivano le regole.

Ricordo ancora, durante il lockdown di marzo-aprile, una ragazza che aveva detto: “a causa di voi che uscite non ci faranno uscire più”.  Così facendo, il Regime è riuscito a “fare gruppo” attorno a sé, dividendo le persone tra di loro, e facendo apparire coloro che, giustamente, vogliono vivere, come i responsabili della situazione di chi viveva le restrizioni e le accettava.

Un meccanismo perverso, ma che purtroppo ha funzionato, e sta funzionando, molto bene.

Il resto è storia recente: purtroppo, le basi appaiono gettate per continuare a distruggere la vita delle persone. Facendo credere che tutto sia per il loro bene e per la loro sicurezza.

E le persone, vittime degli inghippi della mente, accuratamente studiati da chi dirige il gioco, accettano tutto, sperando in un futuro migliore, e che tutto questo, un giorno, finirà.

Certo: tutto è impermanente, e tutto prima o poi finisce. Tuttavia, posso anticiparlo, non finirà per mano di chi ha fatto iniziare tutto questo. Finirà, di sicuro, come tutte le cose del mondo: sono finiti imperi, finirà anche questo. L’epilogo, però, potrebbe non essere così luminoso, e prevedere prima la distruzione di tutto ciò che rende davvero bello e significativo l’essere uomini, e della stessa umanità, che potrebbe essere davvero ridotta alle sue sole funzioni fisiologiche.

Sta a noi impedirlo: la consapevolezza è il primo passo. Quando si è capito che tutto questo è assurdo, possono partire i passi successivi. In fondo, per fare finire tutto, basterebbe che alle 23 le persone si riversassero in strada, che tutti aprissero in massa i loro locali sino a tarda sera, che la gente vivesse come se nulla fosse. Tutto finirebbe all’istante.

Come vedete, basta poco. In mezzo però c’è un abisso: la coscienza di Popolo, che gli italiani in particolare non hanno nemmeno lontanamente. E questo “abisso” rende tutto più difficile.

Auspichiamo che giunga sempre più consapevolezza nelle persone. Come avete visto, basta davvero poco… o tantissimo. In fondo, tutto è sempre e solo questione di punti di vista!

Riferimenti:

Sull’argomento spesso “profetico” è stato Diego Fusaro. Sul suo Canale si trovano diversi video interessanti.

L’indirizzo del suo canale è: https://www.youtube.com/user/debolpensiero

Dal suo Canale si può vedere il video, dove Fusaro dialoga con Alessandro Meluzzi:
https://www.youtube.com/watch?v=E1smUaXYx2A

Sul citato principio della “rana bollita” si può vedere il video all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=f5zvo-wQZPQ

Si può anche leggere un testo che lo spiega molto bene. Lo si trova all’indirizzo:
https://www.tragicomico.it/il-principio-della-rana-bollita-noam-chomsky/

Più legato alla situazione attuale è il testo all’indirizzo:

https://www.fronteampio.it/conte-e-la-rana-bollita-di-noam-chomsky/

Qui il riferimento alla situazione attuale è ben presente.

Il libro dove Noam Chomsky pone questa metafora è “Media e Potere”. Lo si trova su diversi store online o nelle librerie.

Riguardo alla manipolazione mediatica nelle teorie di Chomsky si può leggere la breve dispensa in formato Pdf all’indirizzo:

Ancora, sulla psicologia delle masse si può vedere la dispensa in formato Pdf all’indirizzo:
https://www.dsu.univr.it/documenti/OccorrenzaIns/matdid/matdid053718.pdf

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