Un Covid val bene due regioni

Un Covid val bene due regioni

Di Anna Izzo

Le elezioni amministrative si sono chiuse a tempo di record, per Veneto e Campania: gli aventi diritto si sono espressi in maniera pressoché massiva a favore di Zaia e di De Luca, i due governatori uscenti (e prontamente rientranti) che più di tutti hanno fatto della battaglia contro la Sars CoV 2 e il contenimento alla sua diffusione una vera e propria missione, portata avanti con modalità diverse, ma non così dissimili, in sostanza.

Se Luca Zaia ha fatto della mascherina col Leone di San Marco e dei tamponi a spron battuto armi atte a legare il “no Covid” al “qui ghe lavoro da far”, il suo parigrado campano (sebbene nato in provincia di Potenza) ha impostato la sua lotta sulla salute pubblica, accantonando business e turismo: se sei positivo, asintomatico o coi polmoni che cantano “Ciao amore ciao” con la partecipazione emotiva di Dalida e l’inquietudine esistenziale di Luigi Tenco, e nonostante tutto organizzi feste di laurea, rischi di creare focolai nella Regione italiana a più alta densità abitativa, sei “nu uaio”, uagliù: io sono qui per ricordatelo, e non solo a te, anche alla casalinga che passeggia sul lungomare assieme a una comare senza mascherina (sono valide tutte, anche quelle quadrate coi tagli ai lati per le orecchie: per essere riciclate a carnevale come costume di Bugs Bunny…).

Pur non potendo vantare una campagna elettorale a regola d’arte, a De Luca (si firma così: senza nome di battesimo e senza titolo alcuno) ha senz’altro giovato la simpatia ispirata negli imitatori, nei giovani youtuber di TU MI TUBI (ne consiglio la visione: esilaranti) e nei giornalisti, Marco Travaglio a parte a causa di una vecchia storia di pipini di risibili dimensioni e di auspicati agguati col favore delle tenebre.

È amato De Luca in Campania? No, assolutamente.

Da buon Salernitano (sebbene di adozione) risente della supponenza e della superiorità nei confronti delle altre città campane, Napoli in primis, retaggio di Federico II e della sua Corte, che vollero le prime “scholae” d’eccellenza italiane nei pressi della foce del Sele (nonché dal fatto che Salerno, seppure per poco tempo, è stata Capitale d’Italia, ma questo lo sanno solo i poveri e anacronistici studenti pedanti, spesso reperibili al bancone di qualche fast food). 

Si sono sentiti protetti, i Campani, durante il lockdown, dalle misure di De Luca? Ma quando mai!

A proteggere la Campania bastano e avanzano i Santi e le Madonne, che in loco abbondano, oltre a un buon numero di ospedali assolutamente validi.

De Luca porta soldi? No: lui non sa regalare, lui non fa dono di orologi d’oro alla vedovella con figli disoccupati a carico.

De Luca è un filosofo, e in Campania non è esattamente un complimento: alterna linguaggio forbito a immagini apocalittiche, cavalli di Frisia a Carabinieri coi lanciafiamme spianati e, come unico trait d’union coi politici locali, ha i consueti scheletri nell’armadio e la tendenza a mettere a posto i figli (forse perché “so piezz’e core”, più probabilmente perché Donat Cattin e, prima ancora, Piero Piccioni docent, e avere buona memoria è ciò che distingue uno che fa “o filosofo” da chi, la filosofia, l’ha studiata e insegnata). È del PD, De Luca? Sì e no. Si è sempre proclamato democratico di sinistra e pragmatico progressista, pestando i piedi e togliendo voti a Bassolino & Co., più tradizionalisti (e napoletani…).

Insomma: l’unica certezza è che, se in Veneto ha vinto lo Zaia “uomo”, in Campania esiste il rischio che i voti siano andati al De Luca “personaggio”: da buon esperto di fratacchioni, il nuovo governatore saprà senz’altro convivere con questo suo aspetto bicorde.Buon lavoro a entrambi, quindi. E, dopo un Silvio Berlusconi degno candidato al Quirinale, il Covid ha regalato alla politica italiana altre due figure granitiche: due reucci, due “Gattopardi”, oserei dire, protetti rispettivamente da San Marco e San Matteo. Entrambi evangelisti, quindi nel contempo lavoratori “di fino” e esperti di filosofia per forza di cose.

**immagine di copertina tratta da: regioni.it

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici e non ha mai ricevuto finanziamenti privati fino al Marzo del 2023.

Lascia un commento

Your email address will not be published.